Illustrazione dalla copertina del libro "Il giardino contro il tempo"
Illustrazione dalla copertina del libro "Il giardino contro il tempo"

"Il giardino contro il tempo", un libro per coltivare il paradiso comune

Intrecciando racconto autobiografico e saggio, Olivia Laing esplora il significato politico del giardino dell'Eden ai giorni nostri, spazio di esclusione e di resistenza

Silvia Ranzetti

Silvia RanzettiLibraria della Nuova Libreria Rinascita di Brescia

2 settembre 2024

Una tregua dal mondo iperattivo, un luogo in cui sentirsi al sicuro: così Olivia Laing ha immaginato il giardino protagonista del suo ultimo libro, pubblicato in Italia da Il Saggiatore a maggio nella traduzione di Katia Bagnoli. Come la maggior parte degli scritti dell’autrice britannica classe 1977, Il giardino contro il tempo è il fortunatissimo risultato della commistione tra saggio e memoir, che parte da momenti personali e privati per aprirsi a riflessioni che ci parlano del mondo (in uno scaffale ideale, Laing sarebbe posizionata tra Rachel Cusk e Annie Ernaux).

Il volume mescola due racconti. Il primo è quello dei lavori di restauro del suo giardino domestico nella contea del Suffolk, acquistato insieme al marito Ian nell'estate pandemica del 2020. Questa sorta di diario ci offre un'esplosione di dettagli sensoriali e parole incredibili, messe una accanto all'altra come in una formula magica: "Alcanna, stellaria, ranuncolo strisciante, la Circaea o erba maga, le foglie color ruggine dell'alchemilla". 

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Il paradiso perduto

Su questa prima tipologia di racconto si innesta la seconda, ricca di digressioni storiche e di affondi biografici con i quali Laing esplora la storia e l'idea stessa del giardino nella cultura occidentale. Si parte dalla cacciata dall'Eden: se per tutti è metafora della fine dell’infanzia, ciò vale particolarmente nel suo caso. Uno dei primi giardini su cui si sofferma è infatti quello del convento in cui andava a scuola: fu costretta ad abbandonarlo quando la madre, lesbica, fece coming out e dovette trasferirsi assieme alla famiglia. 

L'autrice passa poi in rassegna esempi storici di giardini che da oasi di forzata perfezione estetica diventano laboratori di politica radicale e resistenza sociale. Leggeremo dunque di Benton End, il giardino dell'artista Cedric Morris, che fu come un santuario per la comunità queer in un'epoca in cui l'omosessualità era illegale; oppure del giardino La Foce, in val d'Orcia, che durante la Seconda Guerra Mondiale fu utilizzato come centro di accoglienza per bambini sfollati, prigionieri in fuga e partigiani.

Se da una parte il giardino è stato nel corso del tempo anche e soprattutto la storia di chi ne viene escluso (pensiamo ad esempio al film La Zona di interesse e al rigoglioso giardino di Rudolf Höss e moglie, e a cosa c'è subito oltre la recinzione), è necessario fare in modo che questi luoghi privati si aprano alla collettività che li circonda: l’accesso alla terra, la differenza tra chi può stare in un giardino e chi no, è una questione essenziale per la sopravvivenza di tutti.

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La Nuova Libreria Rinascita, a Brescia
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