2 settembre 2024
A cavalcioni sulla balaustra. Le braccia tatuate, la maglietta nera con la scritta “Speziale libero”, dedicata all’ultras catanese condannato per l’omicidio di un ispettore di polizia, Filippo Raciti. Così la sera del 3 maggio 2014, all’Olimpico di Roma, si presenta Gennaro De Tommaso, capo dei Mastiffs, ultras del Napoli. Il tifoso azzurro Ciro Esposito era finito all’ospedale per un colpo sparato da un tifoso della Roma, Daniele De Santis (Esposito morirà alcuni giorni dopo). I tifosi protestano, non vogliono si giochi la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. A mediare con polizia, prefettura e club c’è Genny A’ Carogna. Di lui si apprende presto che ha precedenti per droga e qualche Daspo, ed è figlio di un affiliato al clan Misso del quartiere Forcella.
Il tornello d'ingresso del crimine
Pochi anni prima, un pentito aveva raccontato delle presenze di camorristi tra i capi delle curve dello stadio San Paolo, emerse con maggiore chiarezza quando Massimiliano Amato, capo dei Fedayn, fu arrestato per un traffico di cocaina dalla Spagna.
"I vari gruppi ultras sono espressione dei clan, non fosse altro che per la loro origine territoriale (...). Tuttavia, nel momento in cui si recano allo stadio, ci vanno per tifare"Luigi Bonagura - Dirigente della Digos di Napoli nel 2014
Sorse un sospetto: la camorra controlla le curve? Il 20 ottobre 2014 la Commissione antimafia lo chiese al dirigente della Digos di Napoli, Luigi Bonagura: "I vari gruppi ultras sono espressione dei clan, non fosse altro che per la loro origine territoriale. Il gruppo ultras Rione Sanità ha le sue radici all’interno del Rione Sanità. I componenti del gruppo Rione Sanità hanno sicuramente, se andiamo a verificare e a fare dei controlli, contatti con gli esponenti della criminalità che operano all’interno del quartiere. Tuttavia, nel momento in cui si recano allo stadio, ci vanno per tifare". L’11 aprile 2017 il sostituto procuratore della Dda, Enrica Parascandolo, precisò: "È un dato notorio che all’interno dello stadio San Paolo esista una suddivisione tra la curva A e la curva B, che in qualche modo rispecchia anche una provenienza territoriale della tifoseria, dove per provenienza territoriale mi riferisco, non solo ma anche, purtroppo, ai gruppi camorristici. (...) Lungi da me affermare che tutte le persone che vanno allo stadio, in curva A o in curva B, appartengano a gruppi camorristici di riferimento".
Qui Palermo. Quei legami tra ultras e Cosa nostra
La situazione non è cambiata, come spiega a lavialibera l’attuale dirigente della Digos di Napoli, Francesco D’Avino: "Ci sono molti ultras con precedenti per reati da stadio, alcuni con reati di spaccio o contro il patrimonio. C’è anche una componente con precedenti di criminalità organizzata, ma non esiste un’evidenza del trasferimento del ruolo nelle organizzazioni criminali all’interno dello stadio". Come a significare che lo stadio, ora intitolato a Diego Armando Maradona, è una zona franca dove le rivalità tra i clan non entrano.
Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Ma per continuare a offrire un'informazione di qualità abbiamo bisogno di te. Sostienici!
Se sei già abbonato o hai acquistato il numero in cui è presente l'articolo clicca qui per accedere e continuare a leggere.
Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti