Da sinistra, Andrea Beretta e Antonio Bellocco, nel corso di una partitella tra ultras di Inter e Milan
Da sinistra, Andrea Beretta e Antonio Bellocco, nel corso di una partitella tra ultras di Inter e Milan

Omicidio Antonio Bellocco: Beretta, capo ultras dell'Inter che risolve i problemi in modo "estremamente brutale"

Andrea Beretta, uno dei capi della Curva Nord 1969 dell'Inter, prima di uccidere Antonio Bellocco era stato sorvegliato speciale e sottoposto a molti Daspo, mai rispettati, per le risse con altri tifosi e le aggressioni

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

4 settembre 2024

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La sera prima, la partitella con altri ultras. La mattina del 4 settembre, a Cernusco sul Naviglio (Milano), un appuntamento fatale, dopo una discussione. Antonio Bellocco, 36 anni, condannato per associazione mafiosa e componente di una famiglia della ‘ndrangheta di Rosarno, spara e ferisce Andrea Beretta, 49 anni, volto noto tra i capi ultras dell’Inter, che reagisce e accoltella a morte l’uomo più giovane, entrato da pochi anni nel direttivo del gruppo Curva Nord 1969. Questa è la prima ricostruzione diffusa dai media. Sul caso indagano i carabinieri, coordinati dalla procura di Milano. In serata, Beretta è stato sottoposto a fermo nell'ospedale San Raffaele, in cui è ricoverato.

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Chi è Andrea Beretta?

Sul suo profilo Instagram, chiuso dopo l'arresto, Beretta pubblicava foto di palestre e allenamenti di pugilato, tatuaggi e post in memoria di Fabrizio Piscitelli, il capo ultras della Lazio (con cui la curva dell’Inter è gemellata e unita anche dalle simpatie politiche di estrema destra), ucciso nel 2019.

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Qualche elemento per capire qualcosa su di lui: Beretta è stato sottoposto alla sorveglianza speciale per un anno e mezzo, a partire dal novembre 2022, su richiesta della Questura di Milano. “Ha manifestato una grave pericolosità sociale”, sosteneva la polizia ricordano una serie di precedenti per furto, rapina, spaccio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e altro ancora. Inutili i divieti di accesso alle manifestazioni sportive (Daspo), violati con una certa puntualità, e le condanne definitive perché – si legge nel decreto – “ha proseguito a commettere reati anche nell’ambito di eventi sportivi”, in scontri con le tifoserie di Napoli e Roma, ma anche nelle aggressioni alle forze di polizia in occasione di partite delle serie minori (come Brusaporto-Dro Alto Garda o Sondrio-Seregno).

Le cronache registrano, il 16 febbraio 2022, l’aggressione a un bagarino napoletano, preso a calci e pugni fuori dallo stadio Giuseppe Meazza a San Siro, poco prima di Inter-Liverpool. Per questo episodio, il questore di Milano Giuseppe Petronzi aveva firmato un Daspo di dieci anni, la durata massima possibile.

Gli "sbagli" per gestire la curva nord

Nell’udienza davanti al Tribunale di Milano, il 25 ottobre 2022, “Beretta ha reso dichiarazioni spontanee riconoscendo di aver fatto degli sbagli, legati alle problematiche di gestione dei gruppi organizzati della curva nord, che annovera circà 7mila persone, tra cui vari pregiudicati, per cui le violazioni del Daspo sono state dovute alla necessità di tenere sotto controllo alcune situazioni”. L’aggressione al bagarino napoletano non aveva – secondo lui – nessun intento discriminatorio, ma era intervenuto a difendere un ragazzo che sarebbe stato preso di mira da alcuni napoletani impegnati a vendere gadget vicino allo stadio.

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Sui gadget, Beretta aveva il suo interesse. Dopo aver gestito un bar in un centro sportivo a Cambiago (Milano), concessione revocata dall’amministrazione comunale nel 2021, aveva aperto il negozio “Milano Siamo Noi” a Pioltello, dove vende abbigliamento ufficiale dell’Inter e merchandising con i loghi della Curva Nord 1969. D’altronde, diceva nel corso di una conversazione intercettata dalla Digos nel 2020, riportata da Il Fatto Quotidiano, diceva: “Parliamoci chiaramente: a me non è che mi piace star a buttar qua (…) se io lo faccio ci deve essere un rientro economico (…) a me tutte ste cose qua: la mentalità non mene frega un cazzo, la mia vita gira intorno al guadagno”. E poi ancora: “Lo sai benissimo io non faccio le cose per lo striscione a me non me ne frega un emerito cazzo! Volete andare in curva a cantare Bella ciao? A me non interessa”.

Facilità nell’usare modi brutali per risolvere i problemi

Il tribunale, nella decisione diventata irrevocabile il 17 novembre 2022, notava che tutte le vicende di cui Beretta è stato protagonista “sono comunque accomunate da una sostanziale indifferenza (...) alle prescrizioni dell’autorità e dalla tendenza a passare con estrema facilità alle vie di fatto, anche per risolvere, in modo estremamente brutale, questioni o divergenze insorte nel quotidiano”. L’omicidio di Antonio Bellocco del 4 settembre potrebbe essere soltanto l’ultimo esempio. 

Certo, Beretta era anche finito nel mirino di Nazzareno Calajò, il ras della Barona, uno degli uomini più influenti nella malavita milanese che, intercettato nel corso di un'indagine dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros), esternava la sua voglia di vendetta contro Vittorio Boiocchi (ucciso nell'ottobre 2022 da persone ancora ignote) e lo stesso Beretta: "Se non mi capita vado a San Siro e gli taglio la testa davanti a tutti, senza problemi, e paga pure il Beretta e chi c’è vicino a lui. Anzi il Beretta rimane vivo, gli dico: 'Portami due milioni domani, sennò fai la stessa fine tu, fai! Infame, perché sei un infame tu e tutti quelli del curva siete degli infami. Alla fine siete una massa di carabinieri voi dell’Inter'".

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