Franco Passuello
Franco Passuello

Trent'anni di Libera, "frutto di un biennio di forte impegno civile"

"Era un periodo di grande attivismo. La nascita di Libera è stata una parte essenziale e creativa", ricorda Franco Passuello, ex presidente delle Acli

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

1 marzo 2025

Ricorda ancora il giorno, alla fine dell’estate del 1994. "Don Luigi mi chiama e mi invita a una riunione nell’ufficio parlamentare di Luciano Violante, che era vicepresidente della Camera". Franco Passuello, 86 anni, era all’epoca il presidente delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli), organizzazione che dal 1944 coniuga l’impegno sindacale e sociale. "Ci fu illustrato il progetto di Libera, annunciato poi in una conferenza stampa a fine dicembre", prosegue Passuello, che inquadra quell’iniziativa all’interno di un biennio di grande fermento: "Il periodo tra 1993 e 1994 era stato molto particolare. Nel 1993 era nata la Costituente della strada (che metteva insieme sindacati, associazioni laiche e cattoliche, politici, ndr) e nel 1994 l’iniziativa “La solidarietà non è un lusso”, da cui poi ha avuto origine il Forum nazionale del Terzo settore. Era un periodo di grande attivismo. La nascita di Libera è stata una parte essenziale e creativa".

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La partecipazione delle Acli alla creazione della nuova realtà è la tappa di un percorso naturale. Già altre volte la sua strada e quella di Passuello si erano incrociate con quella del fondatore del Gruppo Abele: "Tra il 1988 e il 1989 avevamo lavorato insieme per l’iniziativa chiamata “Droga: educare non punire”, organizzata da un cartello di associazioni contro l’impostazione repressiva della legge Jervolino-Vassallo. Avevamo girato l’Italia e ci era già molto chiaro all’epoca il rapporto tra tossicodipendenza e mafie".

Non era la prima iniziativa antimafia per le Acli. "Dopo l’omicidio di Pio La Torre, le Acli siciliane e nazionali si sono mobilitate. Poi ricordo ancora la marcia Reggio Calabria-Archi, con quasi 30mila persone". In una Calabria segnata dalla seconda guerra di ’ndrangheta, che fece quasi mille morti, il 6 ottobre 1991 la città è attraversata da una marcia voluta dal mondo cattolico "per rispondere a un fiume di mafia con un mare di pace". Tante realtà presero parte a quella manifestazione pacifica: Acli, Arci, scout, partiti e sindacati. E da Torino era anche arrivato il Gruppo Abele.

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Dopo le stragi emerse l’esigenza di rendere il movimento antimafia più solido e continuativo. Era il 1994 e le Acli erano presenti. Una presenza costante. Nei loro uffici Libera ha avuto ospitalità dal 1997 al 2002 e poi ancora negli ultimi anni, prima del trasferimento in via Stamira a Roma. "Abbiamo vissuto insieme la quotidianità – aggiunge Emiliano Manfredonia, attuale presidente delle Acli –. Libera è diventato un “luogo” in cui facciamo associazione: insieme riusciamo a fare cose che da soli non possiamo fare, come raggiungere meglio e di più i giovani. Ci tiene svegli. È un punto di riferimento del nostro agire"

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