
Autonomia differenziata, referendum bocciato. Avanti su cittadinanza

27 marzo 2025
“È il momento di fare qualcosa di più incisivo”. Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, rilancia l’attenzione sul caso di Alberto Trentini, cooperante dell’ong Humanity & Inclusion arrestato in Venezuela il 15 novembre scorso. Ciotti aderisce al digiuno a staffetta organizzato “per sensibilizzare l’opinione pubblica e il governo, e tenere acceso un faro su questa storia”: “Il digiuno come astensione dal cibo, nel nome di una fame più profonda: la fame di verità e giustizia. La bocca che simbolicamente si libera dall’obbligo di masticare, per scandire il nome di Alberto Trentini con maggiore forza e fiducia”.
Il nome del cooperante veneziano “dovrebbe essere sulla bocca di tutti, perché il primo diritto di ogni persona è quello di essere chiamata per nome. Soprattutto quando subisce un’ingiustizia o vive una difficoltà – afferma Ciotti –. Dobbiamo pronunciarlo ogni giorno, il suo nome, con un’intonazione di speranza, perché per Alberto non è troppo tardi. È il nome di un ragazzo vivo, che la sua famiglia aspetta a casa sano e salvo. Una famiglia che oggi si allarga e ci comprende tutti, come è accaduto in passato per altri connazionali arrestati o per meglio dire rapiti, senza precise accuse, in un Paese straniero”.
Alberto Trentini, la famiglia e la società civile si mobilitano
" Alberto non ha potuto comunicare con l’esterno, telefonare a casa, ricevere una visita consolare e diplomatica perché di fatto non sappiamo dove sta"Alessandra Ballerini - Avvocata della famiglia Trentini
Trentini era arrivato in Venezuela il 17 ottobre scorso. Al momento dell’arresto, era diretto in un’area rurale per portare aiuti alle persone disabili. Su di lui non ci sono molte notizie. “Non sappiamo più niente di lui. Alberto non ha potuto comunicare con l’esterno, telefonare a casa, ricevere una visita consolare e diplomatica perché di fatto non sappiamo dove sta”, ha affermato l’avvocato Alessandra Ballerini, che assiste la famiglia.
Trentini – sostiene l'Ansa – si trova nel carcere El Rodeo I a 30 chilometri da Caracas, la capitale, con l’accusa di aver cospirato contro il regime di Nicolas Maduro, il cui governo non è ritenuto legittimo dall’Italia. Secondo l’ong venezuelana Foro Penal, che si occupa di diritti umani e offre assistenza a chi viene arrestato in maniera arbitraria, 66 stranieri (di cui 41 con doppia nazionalità) sono rinchiusi nelle carceri per reati di opinione. Tra di loro figurano anche otto italo-venezuelani, tra cui ex deputati e dirigenti politici, e Trentini.
Mario Paciolla, sulla sua morte in Colombia restano ancora molti dubbi
"È una situazione complessa e di difficile soluzione, abbiamo attivato tutti i canali"Alfredo Mantovano - Sottosegratario al governo
“Sappiamo che in tanti, a livello istituzionale e non solo, si stanno mettendo in gioco per il suo rilascio, ma è il momento di fare qualcosa di più incisivo, perché è passato davvero troppo tempo senza che nessuno potesse vederlo o parlargli”, ha dichiarato don Luigi Ciotti.
"È una situazione complessa e di difficile soluzione, abbiamo attivato tutti i canali e confermo ai genitori che stiamo investendo ogni sforzo per rendere possibile il rientro”, ha affermato il 4 marzo Alfredo Mantovano, sottosegretario di governo con delega ai servizi segreti. “Stiamo continuando a lavorare per cercare di riportare in Italia” il cooperante, “non stiamo rinunciando a nessuna iniziativa, però devo dire che non è facilissimo”, ha aggiunto il 5 marzo scorso il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Il 7 marzo alla Camera dei deputati il sottosegretario del ministero degli Esteri, Giorgio Silli, ha risposto a un'interrogazione spiegando che "l'azione di sensibilizzazione e pressione diplomatica nei confronti delle autorità venezuelane" è costante e il governo "a più riprese e a vari livelli, ha sollecitato con fermezza l'autorizzazione a effettuare una visita consolare, chiare indicazioni sui motivi della detenzione, una adeguata tutela delle sue condizioni di salute, il dovuto rispetto delle garanzie processuali, la possibilità per Alberto Trentini di comunicare con la famiglia".
Alcuni funzionari diplomatici sono anche andati più volte nella struttura in cui sarebbe detenuto Trentini chiedendo di poter visitare il connazionale. A Roma il ministro ha anche convocato l'incaricata d'affari (una diplomatica) venezuelana per chiedere la liberazione. Altre iniziative sono state prese tramite le delegazioni dell'Unione europea e dell'Onu in Venezuela.
Sempre il 5 marzo, a quasi cento giorni dall'arresto, dalla pagina Facebook "Alberto Trentini Libero" è stata lanciata l'iniziativa di un digiuno a staffetta. "Vi chiediamo di unirvi a noi per far sapere a tutti che Alberto non è solo. Digiuneremo a turno per 24 ore fin quando Alberto non potrà tornare a casa. Vi chiediamo un piccolo sacrificio che è, però, un grande ed importante gesto di solidarietà". Per aderire, bisogna compilare il formulario a questo sito.
Crediamo in un giornalismo di servizio di cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
NUMERO SPECIALE: Libera compie trent'anni e guarda avanti: l'impegno per l'affermazione della libertà contro ogni forma di potere mafioso è più che mai attuale
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti