Roma, 10 ottobre 2023. La presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo (Foto Umberto Battaglia/Camera dei deputati)
Roma, 10 ottobre 2023. La presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo (Foto Umberto Battaglia/Camera dei deputati)

"Commissione antimafia sotto sequestro", M5s contro Colosimo per la gestione dell'inchiesta su via D'Amelio

I parlamentari Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato contestano la ricostruzione degli ex ufficiali dei carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donno nelle audizioni sulla strage di via D'Amelio. In commissione "vi è un metodo autoritario"

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

15 maggio 2025

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È un duro atto di accusa alla commissione parlamentare antimafia presieduta da Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia), dove “vi è un metodo autoritario” e dove “vengono compresse o addirittura censurate” le domande. A denunciarlo sono i parlamentari del Movimento 5 Stelle che ieri, mercoledì 14 maggio, hanno convocato una conferenza stampa denunciando il “sequestro” della commissione. A loro, poi si aggiungono i parlamentari del Partito democratico, secondo cui la presidente “ha perso l’occasione di svolgere quel ruolo di garanzia”. La deputata FdI non intende “replicare ad accuse false dall'inizio alla fine per dare ulteriore visibilità a chi nei suoi anni da magistrato ha indagato su questi argomenti formulando tesi accusatorie risultate poi infondate e ora vorrebbe dettare legge al di fuori dei regolamenti parlamentari”, ha risposto riferendosi al senatore M5s Roberto Scarpinato.

Lo scontro è avvenuto in seguito a un’audizione dell’indagine della commissione parlamentare sulla strage di via D’Amelio, in cui il 19 luglio 1992 furono uccisi il procuratore Paolo Borsellino e la sua scorta. Sin dall’inizio la maggioranza dell’Antimafia ha voluto prendere in considerazione e analizzare una pista, già nota, quella secondo cui Borsellino sarebbe stato ucciso perché aveva deciso di portare avanti l’inchiesta chiamata “Mafia e appalti”, condotta dai carabinieri guidati da Mario Mori e Giuseppe De Donno, sugli intrecci tra Cosa nostra, imprenditoria e politica. I due ufficiali dell’Arma, processati e assolti nel processo sulla presunta trattativa tra mafia e Stato, hanno più volte rilanciato e lo hanno fatto anche il 16 aprile scorso e martedì 13 maggio, quando sono stati ascoltati a Palazzo San Macuto, sede della commissione.

La commissione antimafia tenta di far luce sulla strage di via D'Amelio e rilancia la pista "Mafia-appalti"

Colosimo censura le domande di Provenzano

“È stato concentrato tutto l’interesse sulla strage di via D’Amelio. E ciò determina il sovvertimento di quel che anche la corte d'assise nel Borsellino Quater aveva detto”, cioè che bisogna leggere le stragi “in un'unica direzione” perché “sorrette tutte da una medesima causale”Federico Cafiero De Raho - Vicepresidente della commissione antimafia

Proprio martedì Giuseppe Provenzano, deputato Pd, aveva tentato a chiedere a Mori quale fosse la sua idea complessiva su quanto avvenuto e su quale fosse il ruolo della politica, su come la teoria legata all’indagine “Mafia-Appalti” fosse legata alle stragi continentali (quella a Roma, Firenze e Milano nel 1993), ma è stato fermato da Colosimo: per lei le domande erano fuori tema. “Non sono mai poste questioni ostruzionistiche: assistiamo a reiterati atteggiamenti arroganti e prepotenti che escludono ogni contributo”, ha spiegato nel corso della conferenza il deputato Federico Cafiero De Raho, vicepresidente della commissione ed ex procuratore nazionale antimafia. Sono sorti così alcuni problemi legati alla conduzione della commissione: “Pensate che sono stati istituiti 15 comitati e non un coordinamento è stato dato al M5s”, che ha proposto 7 comitati e non ne guida nessuno. Inoltre, “c’è una grande difficoltà di condividere i contenuti, i contributi, la programmazione per raggiungere un percorso coerente con le finalità della commissione, di correttezza e rispetto di tutto”.

Anche il Pd, intervenuto dopo la conferenza del M5s per commentare, sottolinea: “Le domande dei commissari del Pd, poste come sempre con serietà e correttezza, nella convinzione che la commissione antimafia non sia il luogo per ripetere i processi o sostituirsi a quelli in corso, puntavano a verificare la tenuta di questa tesi, avallata dai contenuti dell'audizione e dai silenzi sulle questioni poste, rispetto alla sequenza delle stragi del '92-'93, delle connessioni tra esse, indagando in particolare l'intricato nodo dei rapporti tra mafia e politica che non si può certo ridurre, come un uomo dell’esperienza del generale Mori avrebbe potuto confermare o eventualmente anche smentire, alla questione pur presente degli appalti in Sicilia”.

“In materia di stragi – ha detto De Raho – si chiedeva l’audizione di numerosi testimoni e soprattutto che questo sviluppo non andasse specificamente solo su una delle stragi. È stato fatto invece l’opposto”. E cioè? “È stato concentrato tutto l’interesse su un’unica strage, la strage di Via D’Amelio. E ciò determina il sovvertimento di quel che anche la corte d'assise nel Borsellino Quater aveva detto”, cioè che bisogna leggere la strage di Capaci, quella di via D’Amelio e quelle continentali “in un'unica direzione” perché “sorrette tutte da una medesima causale”. E quindi la teoria legata all’inchiesta “Mafia-appalti” non reggerebbe, secondo quanto spiegato da De Raho.

Per il deputato M5s, l’intenzione della destra è “restituire piena dignità di testimoni a coloro che in qualche modo sono stati coinvolti nelle ricostruzioni”, che sono stati assolti, ma propongono “fatti smentiti specificamente da documenti e altri sviluppi”. Gli applausi della maggioranza a Mori e De Donno dimostrano che “si aspettano quella verità e non ha importanza se è stata smentita, o non lo si vuole sapere”. “Comportamenti da stadio”, li hanno definiti i dem.

“Ho detto in passato e lo ripeto oggi che le stragi sono ancora tra noi. È una storia che ha una grande attualità politica. Non furono solo di mafia, ma coinvolsero a livello di complici e mandanti pezzi del sistema di potere”, ha affermato il senatore Roberto Scarpinato, ex procuratore generale a Palermo. Torna sul tema dell’agenda rossa di Borsellino, quella sparita dal luogo dell’attentato, “uno dei buchi neri” di questa storia. “Certo è che o servizi segreti, o carabinieri hanno preso l’agenda rossa”. E poi: “Chi è che ha cancellato i file dell'agenda elettronica di Falcone?”. E poi ancora, tante altre domande rimaste irrisolte, ma che sollevano dubbi sui depistaggi e sul ruolo di alcuni uomini dello Stato.

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In Antimafia "un'arma di distrazione di massa" e un "depistaggio istituzionale"

Per Scarpinato la destra vuole "un regolamento dei conti con il passato" e "costruire sulle stragi una contro-narrazione che porti sul banco degli accusati quella magistratura che in questi 30 anni ha osato l'inosabile"

Per Scarpinato, l’obiettivo della commissione è “fare sparire tutti questi temi scottanti dal dibattito pubblico e creare un’arma di distrazione di massa”. C’è un “metodo”: “Non si devono affrontare questi temi, non si devono fare domande”, certi argomenti “scottanti” diventano tabù. Secondo lui la maggioranza di destra vuole “approfittare del rapporto di forza politica attuali per un regolamento dei conti con il passato e costruire sulle stragi una contro-narrazione che porti sul banco degli accusati quella magistratura che in questi 30 anni ha osato l'inosabile, ha osato procedere e processare contro una schiera di intoccabili che non ha precedente nella storia del paese”, presidenti del Consiglio come Silvio Berlusconi, ministri e parlamentari come Antonio D’Alì (leggi la storia della sua condanna) e Marcello Dell’Utri (assolto al termine del processo sulla Trattativa, ma condannato per concorso esterno in associazione mafiosa), presidenti della Regione Sicilia come Salvatore Cuffaro, vertici di polizia, carabinieri e servizi segreti, imprenditori. In un documento redatto a partire dalle audizioni e dalla relazione di Mori e De Donno, il M5s accusa i due ufficiali di aver “compiuto una totale riscrittura non solo della storia processuale delle stragi, ma anche della storia del paese, tentando di carpire la buona fede di chi non conosce le complesse vicende in questione”, attraverso una ricostruzione sbagliata, di cui sottolineano gli errori.

Il presidente del M5s, Giuseppe Conte, parla di “bullismo istituzionale che ha il fine di impedire a Scarpinato e De Raho di dare il loro contributo" e di “depistaggio istituzionale”: “Tutti gli interventi fatti oggi dovevano essere fatti in commissione, dove ci sono rappresentati dei cittadini di tutte le forze politiche, il partito di maggioranza invece ha acquisito il monopolio di quella commissione e ci sta portando verso una loro verità. Questo bullismo sta sfregiando i familiari delle vittime che non a caso lo scorso ottobre erano con noi”. E quale è il ruolo della presidente Colosimo in tutto questo? “Ha dimostrato di essere abile nell'adempiere alla missione politica che gli è stata affidata" di portare avanti il “depistaggio istituzionale”.

“Circoscrivere le stragi di Capaci e Via D'Amelio al dossier mafia-appalti (...) difficilmente può spiegare da solo una strategia di attacco mafioso allo Stato italiano – affermano i dem Walter Verini, Giuseppe Provenzano, Enza Rando e Debora Serracchiani –. In questo quadro la presidente Colosimo ha perso l’occasione di svolgere quel ruolo di garanzia che, se non altro durante le sedute, le sarebbe imposto, giungendo perfino a sindacare il contenuto delle domande dei commissari Pd. Autorizzando quindi a pensare che, invece della verità su quella stagione di intrecci tra mafie, affari, eversione nera, poteri occulti, settori della politica, si voglia perseguire un disegno precostituito e perciò inaccettabile di riscrittura della storia”. Conte, nel suo intervento, aveva ricordato i legami tra alcuni politici di FdI e alcuni esponenti del terrorismo nero, citando la foto di Chiara Colosimo a braccetto con Luigi Ciavardini, ex componente dei Nuclei armati rivoluzioni (leggi qui).

Familiari delle vittime contro la nomina di Colosimo alla guida dell'Antimafia

La resa dei conti tra destra e magistrati antimafia

La destra, che martedì incensava gli interventi di Mori e De Donno, ha presto replicato alle accuse del M5s. In testa, Maurizio Gasparri, strenuo sostenitore dei due ufficiali: “Scarpinato, non avendo avuto il coraggio di venire in commissione antimafia per un evidente conflitto di interesse, ha tenuto, insieme ad altri suoi amici, una conferenza stampa in cui ha sciorinato, ancora una volta, notizie non vere. I grillini si prestano a fare da portavoce di una magistratura sconfitta in sede giudiziaria. Mori e De Donno sono stati assolti dopo dieci anni di ingiusta persecuzione, che ha visto protagonisti molti esponenti passati e presenti della magistratura siciliana. Tra loro, Scarpinato”.

L’inchiesta della commissione parlamentare ha portato all’avvio di nuovi accertamenti della procura di Caltanissetta nel corso del quale Scarpinato è stato intercettato indirettamente, mentre parlava al telefono con l’ex collega Gioacchino Natoli. Le conversazioni, trascritte, sono state consegnate alla commissione che le ha messe a disposizione dei suoi componenti, in modo irrituale.

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