

Chi fornisce le armi a Israele? L'Italia prende tempo, ma intanto acquista da Tel Aviv

4 giugno 2025
Con la fiducia posta dal governo e votata stamattina dal senato, il decreto legge sicurezza è stato convertito in legge. La norma, fra le altre cose, introduce nuovi reati, aggravanti di pena, peggiora le condizioni di chi è detenuto e prevede più tutele per forze di polizia e militari, puntando senza mezzi termini sulla repressione del dissenso. Senza esitazioni e ignorando le proposte di modifica – 131 emendamenti presentatati dall’opposizione – l’esecutivo ha quindi raggiunto l’obiettivo prefissato, chiudendo la questione nel minor tempo possibile.
Il decreto è stato convertito in legge dalle due camere. Ignorati 131 emendamenti proposti dai partiti di opposizione
Che Meloni e la sua squadra avessero fretta si era capito lo scorso 4 aprile, quando il Consiglio dei ministri aveva approvato il decreto legge e “fatto fuori” il precedente disegno di legge. Una mossa, solitamente motivata dal carattere d’urgenza, che è servita per tagliare fuori le discussioni parlamentari su una norma controversa e arrivare nel termine dei 60 giorni alla conversione in legge. A nulla è valsa la protesta organizzata dai rappresentanti dei partiti di minoranza – Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra – che si sono seduti per terra incrociando le gambe ed esibendo fogli con su scritto “Vergogna”, “Arrestateci tutti”. Dopo una breve sospensione decisa dal presidente Ignazio La Russa, la seduta e ripresa e intorno alle 13.40 è arrivata l’approvazione definitiva con 109 voti a favore e 69 contrari.
Inascoltata l’opposizione parlamentare, ma soprattutto la voce di chi, a migliaia, ha affollato le piazze chiedendo invano al governo un passo indietro. L’ultima manifestazione in ordine di tempo si è tenuta a Roma il 31 maggio e vi hanno preso parte 150mila persone che hanno sfilato per le strade della Capitale esibendo lo striscione con la scritta “Alziamo la testa contro lo Stato di paura”. A nulla sono serviti gli appelli degli organismi internazionali e dell’associazionismo nazionale.
Le Nazioni Unite, in particolare, avevano invitato il governo italiano ad abrogare il decreto “che include disposizioni non in linea con il diritto internazionale in materia di diritti umani”, mentre per Amnesty International, che ha aderito alle manifestazioni di protesta, il decreto governativo “pone limitazioni senza precedenti al diritto alla protesta pacifica”. Forti critiche alla norma sono giunte da Libera, secondo cui il dl sicurezza “rischia di alimentare discriminazioni e di compromettere i diritti fondamentali”, e Avviso Pubblico, che in linea con l’appello lanciato da oltre 200 costituzionalisti, Consiglio superiore della magistratura, Associazione nazionale magistrati e Unione delle camere penali, ha avvertito sul pericolo “di una eccessiva compressione di diritti e libertà fondamentali”.
Secondo l'Onu i provvedimenti contenuti nella norma non sono in linea con il diritto internazionale in materia di diritti umani
Dissenso è stato espresso anche da 80 ong italiane ed europee, che nei giorni scorsi avevano inviato una lettera al commissario europeo per la Democrazia e lo Stato di diritto Michael McGrath, chiedendo l’abrogazione della legge in quanto rappresenta “una seria minaccia per la democrazia”.
Il decreto convertito in legge limita a più livelli la libertà reprimendo chi la pensa diversamente. Ma non solo. Ecco un elenco dei provvedimenti più importanti:
Bloccare con il proprio corpo le strade o le ferrovie diventa un illecito penale e non più amministrativo, con pene che da 6 mesi possono arrivare a 2 anni, oltre al pagamento di una sanzione fino a 300 euro. La norma punisce soprattutto le azioni di gruppo. Condanne più pesanti anche per coloro che, durante le manifestazioni in luoghi pubblici o aperti al pubblico, si rendono colpevoli del reato di danneggiamento.
Bloccare con il proprio corpo le strade o le ferrovie diventa un illecito penale e non più amministrativo, con pene che da 6 mesi possono arrivare a 2 anni, oltre al pagamento di una sanzione fino a 300 euro
È introdotta una circostanza aggravante dei delitti di violenza o minaccia e di resistenza a pubblico ufficiale se il fatto è commesso nei confronti di un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza. Un'ulteriore aggravante è prevista se il fatto è commesso per impedire la realizzazione di infrastrutture "destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici”. Pene più severe per chi deturpa e imbratta beni mobili e immobili adibiti all’esercizio di funzioni pubbliche.
Qualora il fatto abbia la finalità di “ledere l’onore, il prestigio o il decoro” dell’istituzione, il colpevole rischia la reclusione da 6 mesi a 1 anno e 6 mesi e la multa da 1.000 a 3.000 euro. Stretta anche sulle occupazioni abusive, con il nuovo reato idi occupazione arbitraria di immobile che prevede fino a sette anni di carcere e la procedibilità d'ufficio.
Viene ampliato il cosiddetto daspo urbano a chi è stato denunciato o condannato, anche in via non definitiva nei cinque anni precedenti, per delitti contro la persona o contro il patrimonio realizzati nelle aree interne e presso infrastrutture ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano.
Decreto Caivano e daspo, la repressione si impara a dodici anni
Al fine di garantire "maggiore sicurezza" nelle carceri, è introdotta l’aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi (se commesso all’interno di un istituto penitenziario o a mezzo di scritti o comunicazioni diretti a persone detenute) e, soprattutto, l'introduzione nel codice penale del delitto di rivolta all’interno del carcere. E così, i detenuti che compiono “resistenza, anche passiva, all’esecuzione degli ordini impartiti per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza”, anziché ricevere provvedimenti disciplinari saranno punibili sul piano penale. Perché scatti il reato, basta che lo stesso coinvolga almeno tre detenuti.
La pena "base" è la reclusione da 2 a 8 anni, che in determinate circostanze aggravanti può aumentare. E così, l’aver commesso il fatto con uso di armi è punito con la reclusione da 3 a 10 anni; l’aver causato una lesione personale implica l’aumento della pena fino ad un terzo; l’aver causato la morte è punito con la reclusione da 10 a 20 anni. È inoltre specificato che le stesse pene si applicano anche se la lesione personale o la morte avvengono immediatamente dopo la rivolta e in conseguenza di quest'ultima.
Ddl sicurezza, la repressione del dissenso nonviolento
La sola partecipazione alla rivolta è invece punita con la reclusione da 1 a 5 anni. Nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) è punito con la reclusione da 1 a 6 anni chi promuove, organizza e dirige una rivolta, mentre la sola partecipazione prevede una pena da 1 a 4 anni. Nel caso in cui vi sia un utilizzo di armi, si rischiano da 2 agli 8 anni, mentre se nel corso della rivolta qualcuno rimane ucciso o riporta lesioni gravi o gravissime (anche nel caso in cui l’uccisione o la lesione personale sia avvenuta immediatamente dopo la rivolta e in conseguenza di quest'ultima) la reclusione prevista va dai 10 ai 20 anni.
Nessun dietrofront sulla detenzione obbligatoria per le donne incinte o madri di figli che hanno meno di un anno, con le pene che andranno comunque scontate in istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Nessuna possibilità di evitare il carcere, invece, se per la giustizia esiste il grave rischio che la donna commetta altri reati. In questi casi i neonati resteranno in carcere con le loro madri.
Il decreto punta a introdurre il nuovo reato di lesioni personali a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza che svolge le sue funzioni, con pene da 2 a 5 anni nel caso di lesioni semplici; da 4 a 10 anni nel caso di lesioni gravi; da 8 a 16 anni nel caso di lesioni gravissime. Una differenza sostanziale rispetto a oggi, con il reato circoscritto alle sole lesioni personali subite da agenti di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive. Inoltre, viene introdotta una specifica sanzione (da 2 a 5 anni) per le lesioni semplici.
Il governo punta a stanziare oltre 23 milioni di euro nel triennio 2024-2026 per dotare le forze di polizia (polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria) di dispositivi di videosorveglianza indossabili – le cosiddette bodycam – per registrare l’attività operativa e il suo svolgimento durante i servizi di mantenimento dell’ordine pubblico, di controllo del territorio, di vigilanza di siti sensibili, nonché in ambito ferroviario e a bordo treno.
Il governo punta a stanziare oltre 23 milioni di euro nel triennio 2024-2026 per dotare polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria di bodycam
Confermato il beneficio economico per le spese legali sostenute da ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria, nonché dai vigili del fuoco, indagati o imputati nei procedimenti riguardanti fatti accaduti in servizio. Il beneficio ha un importo massimo di 10mila euro per ciascuna fase del procedimento e in caso di condanna, chi ne usufruisce può essere costretto a restituire il denaro ricevuto. La norma specifica poi che possono accedere al beneficio anche il coniuge, il convivente di fatto e i figli del dipendente deceduto.
Per la copertura legale, lo Stato ha previsto di stanziare 860mila euro all’anno.Gli agenti di pubblica sicurezza (carabinieri, poliziotti, finanzieri e agenti penitenziari) sono legittimati a possedere armi senza licenza quando non sono in servizio. Fra le altre figure che possono detenere armi senza alcuna licenza per la difesa personale vi sono il capo della polizia, i prefetti, i viceprefetti, gli ispettori provinciali amministrativi, gli ufficiali di pubblica sicurezza, i pretori e i magistrati addetti al pubblico ministero o all'ufficio di istruzione.
Il decreto prevede la revoca della cittadinanza italiana in caso di condanna definitiva per i reati di terrorismo, eversione e altri gravi reati. La norma stabilisce che non si può procedere alla revoca nel caso in cui l’interessato non possieda un’altra cittadinanza. Inoltre, si estende da 3 a 10 anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna il termine per poter adottare il provvedimento di revoca.
Ddl sicurezza, ora l'Italia somiglia di più all'Ungheria
In tema di diritti, la norma dispone la chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni per i negozianti che vendono schede sim senza procedere all'identificazione dei clienti. Rispetto al ddl, per il migrante che intende acquistare una sim telefonica, decade l’obbligo di presentare il permesso di soggiorno, ma è sostituito con l'obbligo di possedere un documento d’identità.
Nonostante le numerose proteste del settore (e non solo), il governo conferma di volere eliminare il commercio della canapa legale – con thc al di sotto dello 0,2 per cento – e mette al bando i cannabis shop attraverso il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti le infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii derivati.
Ddl Sicurezza: per il governo il carcere è la panacea
Rispetto al ddl, il divieto non si applica alla produzione agricola di semi destinati agli usi consentiti dalla legge entro i limiti di contaminazione stabiliti dal decreto del Ministro della salute. Per i trasgressori si applicano le pesanti sanzioni previste dal Titolo VIII del dpr n. 309/1990 (che, ad esempio, punisce con la reclusione da 8 a 20 anni chi coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, sostanze stupefacenti o psicotrope). Secondo il governo “l’assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa possa favorire, mediante alterazioni dello stato psicofisico, l’insorgere di comportamenti che possono porre a rischio la sicurezza o l'incolumità pubblica o la sicurezza stradale”.
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