28 ottobre 2024
“Prima di reprimere i movimenti, bisogna renderli qualcosa di scomodo, che non piace alle persone. In questo modo, se verranno attaccati non ci sarà nessuno a difenderli”. Ester Barel, attivista di Fridays for Future, ha riassunto così il clima di repressione e criminalizzazione che stanno vivendo i gruppi ambientalisti in Italia e più in generale, i target del ddl Sicurezza, dai migranti a chi occupa le case, fino a chi si batte per denunciare la crisi climatica o è contrario ad alcune grandi opere, definite strategiche dalla maggioranza. Insieme alle testimonianze di altri attivisti e attiviste di Extinction rebellion, Ultima generazione e Greenpeace, Barel è stata ascoltata in un incontro al Senato organizzato dalla Rete in Difesa Di e promosso dalla senatrice Ilaria Cucchi dal titolo “Per il diritto a manifestare e a difendere la Madre Terra”. Insieme a loro, i giuristi internazionali dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), che hanno redatto un report proprio sul decreto.
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“Il governo Meloni ha trovato la strada già spianata”, ha sottolineato l’avvocata Federica Borlizzi, riferendosi ad altri testi normativi che hanno preso forma negli ultimi 15 anni. Spesso, la gogna mediatica e gli attacchi di alcuni politici vengono smentiti dalle corti: il 21 ottobre il tribunale di Roma ha rigettato la richiesta di sorveglianza speciale per Giacomo Baggio di Ultima generazione, mentre il 25 ottobre la procura di Torino ha chiesto l'archiviazione delle denunce contro 67 attivisti di Extinction rebellion, che avevano compiuto un’azione di disobbedienza civile nonviolenta nella hall di Intesa Sanpaolo nel capoluogo piemontese a fine aprile. “Le accuse – si legge nel documento – sono in contrasto con il diritto costituzionale al pacifico dissenso”.
“Le pene detentive non sono mai la risposta alle proteste ambientali pacifiche nonostante i disturbi che possono creare”Michel Forst
“Le pene detentive non sono mai la risposta alle proteste ambientali pacifiche nonostante i disturbi che possono creare”. È la considerazione iniziale di Michel Forst, primo relatore speciale delle Nazioni unite sui difensori dell’ambiente nell’ambito della Convenzione di Aahrus, che si occupa della partecipazione, l’informazione e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. Lo scorso febbraio aveva pubblicato un report, constatando come la criminalizzazione delle proteste nonviolente sia “una delle minacce più grandi per la democrazia e i diritti umani”.
La preoccupazione per ciò che sta accadendo a chi si mobilita per denunciare la crisi climatica si inserisce però in una cornice sempre più repressiva rivolta a diverse categorie di persone, come dimostrano le disposizioni del ddl Sicurezza, ora al vaglio del Senato e che già hanno sollevato diversi dubbi da parte di esperti e di parti sociali. “Si va a discutere il ruolo della riunione pacifica – commentato Jeremy McBride, rappresentante del tavolo di esperti sulla libertà di associazione e assemblea – perché queste azioni vengono inquadrate in un contesto più generale di sanzioni che hanno a che fare con il mantenimento dell’ordine pubblico, con la lotta al crimine organizzato e con la lotta al terrorismo”.
Questo tipo di azioni “non rispettano il principio di proporzionalità delle sanzioni penali e questa mancanza rischia di creare un effetto repressivo sull’esercizio delle libertà fondamentali da parte dei cittadini e della società civile”, ha aggiunto Thibaut Noel, funzionario legale dell’ufficio Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani, che si occupa di rilasciare pareri su testi normativi su richiesta di istituzioni o parlamentari. In questo caso, proprio la senatrice Cucchi aveva chiesto di ispezionare la bozza del ddl Sicurezza per sottolinearne eventuali passaggi incostituzionali o lesioni dei diritti.
“Finché eravamo i bambini carini che protestavano per gli orsi polari non davamo fastidio a nessuno. Poi siamo finiti anche noi nel mirino"Ester Barel - FFF
I passaggi problematici sul testo hanno poi ricadute pesanti sulle vite delle persone, che si aggiunge già prendono di mira gli attivisti nel cosiddetto “decreto Ecovandali” dello scorso gennaio. Le testimonianze di attivisti e attiviste raccontano di come le denunce, i fogli di via, i daspo, le richieste di sorveglianza speciale li facciano passare per “persone socialmente pericolose”. Barel di Fridays for future ha ripercorso tre fasi di demonizzazione delle proteste. La prima è quella di disincentivare chi vuole scendere in piazza, la seconda è la pressione che subisce chi ha manifestato, da parte di forze dell’ordine, politica e media mainstream; la terza è la criminalizzazione, che porta cittadini e cittadine nelle aule di tribunale. “Finché eravamo i bambini carini che protestavano per gli orsi polari non davamo fastidio a nessuno. Poi siamo finiti anche noi nel mirino: se la nostra faccia viene ripresa in un reel di un ministro come facciamo a non subire la gogna mediatica?”.
"Le denunce, i fogli di via, gli avvisi orali e le richieste di sorveglianza speciale sono comminati con l’intento di cambiare la vita delle persone, scoraggiare, causare un enorme dispendio di denaro per la copertura delle spese di difesa legale allo scopo di allontanare la società civile dalla politica attiva"Valentina Corona - Extinction Rebellion
Un abuso di potere che nelle parole di Valentina Corona, attivista di Extinction rebellion, si collegano a una storia personale e a una denuncia, sporta dopo l’azione nonviolenta del 9 luglio scorso a Bologna. “In 21 di noi siamo stati trattenuti otto ore in questura e ci sono stati tolti gli effetti personali, impedito di contattare un legale; poi fotosegnalati e ci hanno preso le impronte digitali. Sono stata condotta nei bagni adiacenti alle camere di sicurezza della questura e costretta a denudarmi integralmente all’interno di un luogo in condizioni igieniche precarie e maleodorante. Mi è stato chiesto di voltare le spalle all’agente che mi stava perquisendo e di effettuare un piegamento. Mi è stato detto che si trattava di una normale prassi”, cosa che poi non è stata riportata nel verbale, che Corona si è rifiutata di firmare.
Da quando il movimento ha cominciato a fare azioni nel nostro paese, è stato oggetto di oltre 40 procedimenti di rilievo penale, spesso archiviati, ma che sono utilizzati come presupposto per la dichiarazione della pericolosità sociale. “Si crea così un circolo vizioso – ha concluso –. Le denunce, i fogli di via, gli avvisi orali e le richieste di sorveglianza speciale sono comminati con l’intento di cambiare la vita delle persone, scoraggiare, causare un enorme dispendio di denaro per la copertura delle spese di difesa legale allo scopo di allontanare la società civile dalla politica attiva e dall’espressione del dissenso. Questa libertà non può diventare il privilegio di chi ha gli strumenti economici e quelli emotivi”.
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Secondo Giacomo Baggio di UG, “quello a cui siamo sottoposti è un passo successivo rispetto alla repressione, è accanimento”. Il riferimento è ai 120 fogli di via, ai 70 processi in corso, al processo per associazione a delinquere e alle tre richieste di sorveglianza speciale, una delle quali proprio contro Baggio. Il ragazzo avrebbe dovuto rimanere nel suo domicilio dalle 20 alle 7 della mattina per due anni, non avrebbe potuto partecipare a qualsiasi tipo di manifestazione pubblica, con l’obbligo di firma nel comune di residenza. A lavialibera ha detto: “Si spera sempre che poi una volta che arrivano al vaglio dei tribunali riconoscono che siano delle accuse sproporzionate. Ma è pesante a livello psicologico andare avanti così. A diciotto, vent’anni, non dovresti essere imputato per azioni di disobbedienza civile nonviolenta e nemmeno essere considerato un soggetto sgradito e pericoloso”.
Molto spesso è la magistratura a fermare la repressione verso gli attivisti climatici. Gli ultimi esempi riguardano ilrigetto della sorveglianza speciale a Baggio e l’archiviazione di 65 denunce contro Extinction rebellion.
Il tribunale di Roma ha rigettato l’ipotesi di sorveglianza speciale perché “Pare evidente che le condotte di Baggio sono espressione di appartenenza ad un movimento che persegue l’ideale di contrastare il disastro ambientale cercando di indurre il governo ad adottare provvedimenti utili a tal fine”. Una risposta simile è arrivata da Torino dal pm Valentina Sellaroli e il gip Accurso Pagano, secondo cui “nell'ottica della Costituzione, la libera e pacifica manifestazione delle proprie idee e la tutela dell'ordine pubblico anche ai fini della tutela della proprietà privata, va riconosciuto che non è stata infranta alcuna norma penale”.
Così mentre le accuse si fermano, il ddl Sicurezza va avanti. Il 7 novembre scadrà in Senato la possibilità di presentare emendamenti. Il decreto potrebbe andare a votazione prima di Natale, con il voto di fiducia. A rimetterci sarebbero migranti, minoranze, persone che occupano e attivisti nonviolenti.
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