2 settembre 2024
In alcune zone del Sud Italia il problema siccità sta diventando cronico. Il caso più emblematico è quello della Sicilia, dove le notizie raccontano di laghi prosciugati e animali costretti a bere fango, dell’abbassamento generalizzato delle falde acquifere e di razionamenti di acqua potabile.
I media insistono sulle situazioni più tragiche, quando invece bisognerebbe soffermarsi sulle cause che determinano tali criticità. E allora rimaniamo impotenti a osservare la situazione, cercando di porvi rimedio nel momento dell’estrema emergenza, con soluzioni tampone che spesso risultano poco efficaci.
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La situazione delle risorse idriche negli ultimi 12 mesi è peggiorata. Tra fine giugno e inizio luglio negli invasi di Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna i valori di riempimento erano tutti a meno del 57 per cento del volume utile di regolazione e in Sicilia addirittura si assestavano al 10 per cento di questo volume (vedi grafico sotto).
Non si tratta solo di un momento particolarmente sfortunato, di una fluttuazione naturale del clima. Se guardiamo a una tendenza di più lungo periodo del clima mediterraneo e la colleghiamo con quanto sappiamo della dinamica del cambiamento climatico, si vede subito che il riscaldamento globale recente di origine antropica rende più intense e persistenti le ondate di calore e siccità sul meridione, specie a causa del cambiamento di circolazione atmosferica, con gli anticicloni africani che sostituiscono sempre più spesso l’anticiclone delle Azzorre, che fino a qualche decennio fa caratterizzava le nostre estati. Ora gli anticicloni africani, almeno al sud, la fanno da padrone per molti mesi dell’anno, tanto da rendere alcuni terreni quasi desertificati. E quando arrivano le tanto sospirate piogge spesso risultano violente, con effetti negativi su terreni secchi che non riescono ad assorbirle.
Capire che il fenomeno della siccità in Sicilia è legato al cambiamento climatico recente significa che a esso dobbiamo adattarci, perché la dinamica climatica che abbiamo innescato ha una grande inerzia e non è semplice tornare indietro. Nel contempo, però, dobbiamo evitare scenari peggiori. Penso all’eventuale aumento di tre gradi di temperatura media globale, che in Italia comporterebbe, ogni estate, circa 20 giorni in più con temperature superiori ai 35 gradi.
L’imperativo, quindi, è adattarsi con misure strutturali e non emergenziali, mitigare con una drastica diminuzione delle emissioni da combustibili fossili. Per il bene della Sicilia e di gran parte dell’Italia.
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