Sovranismi, al plurale, e non sovranismo. Perché le posizioni di coloro che si aggrappano alla bandiera dell’identità e della sovranità nazionale, facendone tema di consenso e azione politica, sono varie e articolate. Ma è possibile indicare una matrice unitaria dei più recenti sovranismi, rintracciabile nelle teorizzazioni del politico russo Vladislav Surkov sul concetto di “democrazia sovrana”. Un’idea di democrazia in cui l’esercizio delle libertà riconosciute ai cittadini viene piegato a favore delle necessità di controllo e gestione riconosciute allo Stato. C’è Surkov, ad esempio, dietro il sovranismo di Vladimir Putin. E dalla Russia, l’ispirazione sovranista si è poi diffusa a macchia d’olio in Europa e negli Stati Uniti. Numerosi premier del vecchio continente si definiscono oggi espressamente sovranisti, da Orban (Ungheria) a Morawiecki (Polonia), da Lukashenko (Bielorussia) a Meloni (Italia). Nelle sue varie facce, il sovranismo si contrappone alle politiche che cedono parte dell’autorità nazionale a favore delle organizzazioni sovranazionali e internazionali, come ad esempio l’Unione europea, l’Onu, ma anche organizzazioni non governativa (ong) e filantropiche, come quelle del finanziere George Soros. Si nutre spesso di nazionalismo, di militarismo, di protezionismo economico, di tradizionalismo religioso, di populismo.
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