Washington, 2017. La "March fof Science", una manifestazione a sostegno della scienza e della ricerca, organizzata da ricercatori critici nei confronti di Donald Trump (Foto di <a href="https://unsplash.com/it/@tchompalov?utm_content=creditCopyText&utm_medium=referral&utm_source=unsplash">Vlad Tchompalov</a> su <a href="https://unsplash.com/it/foto/gruppo-di-persone-con-insegne-nKNrOZ5MXZY?utm_content=creditCopyText&utm_medium=referral&utm_source=unsplash">Unsplash</a>)
Washington, 2017. La "March fof Science", una manifestazione a sostegno della scienza e della ricerca, organizzata da ricercatori critici nei confronti di Donald Trump (Foto di Vlad Tchompalov su Unsplash)

Chi ha paura della scienza?

Nel mondo attuale il valore della scienza è permetterci di avere una percezione corretta della realtà. Negli Usa il presidente Trump taglia i fondi alle agenzie federali che si occupano di salute pubblica e studio del clima. In Italia il governo spende poco in ricerca, costringendo i giovani a emigrare. Ne va della libertà di pensiero critico

Antonello Pasini

Antonello PasiniFisico climatologo del Cnr

1 luglio 2025

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Nel mondo attuale il valore della scienza è permetterci di avere una percezione corretta della realtà. Perché oggi prendere abbagli è molto pericoloso. Ricordate i primi tempi del covid, quando numeri esigui di malati e morti erano confinati a una lontana città della Cina e tutti pensavano che l’epidemia sarebbe stata facilmente controllabile? Solo gli scienziati, in questo caso gli epidemiologi, avevano avvertito del rischio che senza azioni concrete i contagi sarebbero stati esponenziali. E che quindi era necessario tagliare i contatti. Per fortuna siamo andati in quella direzione, riuscendo a contenere i danni.

Saccheggiare la Groenlandia è un pericolo globale

Lo stesso vale per altri problemi globali, ad esempio i cambiamenti climatici. Non possiamo guardare solo al locale e all’immediato, ma dobbiamo approcciare la questione pensando che anche la soluzione delle emergenze temporanee va pensata nell’ottica della crisi climatica di lungo periodo. Il rischio, altrimenti, è aggravare irrimediabilmente la situazione e avere conseguenze molto gravi. La ricerca scientifica è l’unico faro che ci può guidare per affrontare questo problema.

Trump vuole zittire la conoscenza degli scienziati

Iniziano a essere oscurati i siti che si occupano della crisi climatica e intere serie storiche di misurazioni rischiano di essere interrotte

Oggi, però, la scienza è sotto attacco. Negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump sta tagliando i fondi alle agenzie federali che si occupano di salute pubblica e studio del clima. Le stime, per l’anno fiscale 2026, parlano di una riduzione di 163 miliardi di dollari ai finanziamenti federali per la ricerca e lo sviluppo, con una diminuzione del 23 per cento rispetto ai numeri dell’amministrazione guidata da Joe Biden.

Leggi la rubrica del climatologo Antonello Pasini

Addirittura, iniziano a essere oscurati i siti che si occupano della crisi climatica e intere serie storiche di misurazioni rischiano di essere interrotte. Ma la scienza dà forse fastidio? Certamente, la ricerca scientifica e la conoscenza possono smentire alcune narrazioni e far comprendere alle persone come determinate percezioni della realtà siano sbagliate e pericolose. Il pensiero critico fondato su dati quantitativi e il più possibile oggettivi non consente più di raccontare la realtà a proprio piacimento. E così si sceglie di oscurare, di non far guardare. Don’t look up!

Scarsa considerazione per la ricerca

Spendiamo l’1,3 per cento del Pil per la ricerca, contro il 2,2 per cento della media europea

Per fortuna in Italia la situazione non è ancora quella d’oltreoceano, seppure la scienza continui a essere sottovalutata e finanziata con poche risorse: spendiamo l’1,3 per cento del Pil per la ricerca, contro il 2,2 per cento della media europea. Inoltre, i nostri ricercatori non sono valorizzati né economicamente, né come status sociale e ai giovani migliori non resta che fuggire all’estero.

Dobbiamo assolutamente ribaltare questa situazione: ne va del benessere del nostro Paese e dei suoi abitanti, oltre che della nostra libertà di pensiero critico.

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