Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Foto di Gage Skidmore /Wikipedia
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Foto di Gage Skidmore /Wikipedia

Negli Usa il governo Trump vuole vietare l'università agli studenti cinesi. "Questione di sicurezza nazionale"

L'ultima pedina giocata nella guerra economica tra Usa e Cina: gli Stati Uniti minacciano di revocare i visti agli studenti cinesi. Harvard e la Columbia University nel mirino del presidente. La replica di Pechino: "Gli Usa danneggiano la propria immagine e credibilità internazionale"

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

6 giugno 2025

  • Condividi

A fine maggio il segretario di Stato Usa Marco Rubio, attraverso un post pubblicato sul social X, ha annunciato l’intenzione degli Stati Uniti di revocare i visti degli studenti cinesi. "Sotto la guida del presidente Trump – ha scritto Rubio – il dipartimento di Stato collaborerà con il dipartimento della sicurezza nazionale per revocare in modo deciso i visti degli studenti cinesi, compresi quelli con legami con il Partito comunista cinese o che studiano in settoricritici. Rivedremo i criteri per i visti per migliorare il controllo di tutte le future domande di visti provenienti dalla Repubblica popolare cinese e da Hong Kong". La decisione fa seguito ai continui botta e risposta in tema di commercio e dazi che le due superpotenze si scambiano ormai da mesi e che hanno contribuito a destabilizzare i mercati globali.

Montanari: "Se non è libera, non chiamatela università"

L’affondo di Trump

Il presidente Donald Trump ha poi rincarato la dose, dichiarando di voler vietare il visto agli studenti stranieri che frequentano l'università di Harvard. "Ho concluso che è necessario limitare l'ingresso ai cittadini stranieri che desiderano venire negli Stati Uniti per partecipare, esclusivamente o sostanzialmente, a un programma di studio presso l'Università di Harvard", ha scritto il tycoon in una nota, immediatamente contestata dall’ateneo fondato nel 1636 a Cambridge, nel Massachusetts.

Trump ha lanciato l’ennesima invettiva stavolta contro la Columbia University, minacciando la revoca dell'accreditamento all'ateneo per questioni di antisemitismo verificatesi all’interno nel campus

"Si tratta dell'ennesima ritorsione illegale intrapresa dall'Amministrazione – ha dichiarato un portavoce dell’Università, che nel frattempo si è rivolta alla giustizia per contestare il provvedimento governativo – in violazione dei diritti di Harvard sanciti dal Primo emendamento. Harvard continuerà a proteggere i suoi studenti internazionali". Il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, in particolare, afferma che “Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o della stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti”.

Trump non sembra però intenzionato ad ascoltare ragioni e ha lanciato l’ennesima invettiva stavolta contro la Columbia University, minacciando la revoca dell'accreditamento all'ateneo per presunte questioni di antisemitismo verificatesi all’interno nel campus. Una presa di posizione che fa seguito al blocco di 400 milioni di dollari in finanziamenti federali, che non sono mai ripristinati nonostante l'Università abbia accettato le richieste avanzate dalla Casa Bianca di prevedere punizioni severe nei confronti degli studenti che manifestano a favore della Palestina.

 

Nelle scorse ore, sulla questione è intervenuto il portavoce del ministero degli Esteri cinesi Lin Jian: “Pechino tutelerà con fermezza i diritti e gli interessi legittimi di studenti e studiosi cinesi all'estero. La cooperazione nella formazione tra Cina e Usa è reciprocamente vantaggiosa e la Cina si è sempre opposta alla politicizzazione dell'istruzione". Secondo Pechino, con la revoca dei visti agli studenti cinesi "gli Usa danneggiano la propria immagine e credibilità internazionale".

Studenti cinesi negli Usa: incertezza e preoccupazione

Per capire in che modo gli studenti cinesi che si trovano negli Usa stanno vivendo questa situazione, lavialibera ha contattato Dalong Xu, studente della Columbia University. “La notizia sulla revoca dei visti è stata accolta con grande preoccupazione e delusione e l'incertezza sulla portata e le tempistiche di questa politica ha causato notevole ansia, soprattutto tra gli studenti che si trovano attualmente negli Stati Uniti o che sono pronti a trasferirsi”.

Riguardo alla motivazione del provvedimento fornita dall’amministrazione Trump, ossia la tutela della sicurezza nazionale, Dalong Xu aggiunge: “Comprendiamo che ogni paese abbia il diritto di salvaguardare i propri interessi nazionali, ma etichettare tutti gli studenti cinesi come potenziali minacce alla sicurezza è ingiusto. La stragrande maggioranza di noi si trova negli Stati Uniti, o sta pianificando di andarci, esclusivamente per proseguire gli studi, la ricerca e lo scambio interculturale. Questa generalizzazione rischia di alimentare incomprensioni e xenofobia, anziché affrontare le legittime preoccupazioni attraverso politiche mirate e trasparenti”.

“Etichettare tutti gli studenti cinesi come potenziali minacce alla sicurezza è ingiusto"

Il rischio concreto per molti studenti è essere costretti a lasciare gli studi prima di averli completati. “Alcune università hanno rassicurato gli studenti, ma non sappiamo bene quanti visti potrebbero essere revocati o in base a quali criteri. Se le revoche fossero estese, molti potrebbero essere costretti a lasciare gli Stati Uniti senza completare gli studi, il che rappresenterebbe una significativa perdita, sotto il profilo personale e accademico”.

Studenti cinesi negli Usa: solidarietà negli atenei

Il provvedimento del governo ha scatenato forti proteste, con gli atenei che promettono battaglia. Intanto, non sono mancate le manifestazioni di solidarietà. “Alcune organizzazioni studentesche, comprese quelle di altre nazionalità, hanno espresso il loro sostegno. Alla Columbia, professori e compagni di corso ci hanno contattato per esprimere preoccupazione e schierarsi al nostro fianco. Sebbene non ci siano ancora manifestazioni su larga scala, i rappresentanti studenteschi di diverse istituzioni, comprese le università della Ivy League ( conferenza sportiva costituita da otto università private degli Stati Uniti nordorientali ndr) stanno coordinando attività di advocacy, lettere ai dirigenti universitari e campagne pubbliche di sensibilizzazione”.

In Ungheria il partito di Orbán vuole silenziare giornalisti e ong indipendenti

Visto il clima di incertezza, c’è però chi comincia a valutare una meta alternativa. “Alcuni studenti stanno pensando di trasferirsi in Canada, Regno Unito e nei paesi europei. Il Canada, in particolare, è stato considerato un paese accogliente e stabile, il che lo rende un'alternativa interessante per coloro che speravano di studiare negli Stati Uniti. La situazione è molto complessa, ma spero che l'istruzione internazionale possa continuare a essere un ponte piuttosto che una barriera politica”.

Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
  • Condividi

La rivista

2025 - numero 32

Terra bruciata

Crisi idrica, incendi, mafie e povertà: chi guadagna e chi si ribella nella Sicilia delle emergenze

Terra bruciata
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar

Ogni terza domenica del mese, CapoMondi, la rassegna stampa estera a cura di Libera Internazionale