Condotte posate sulle sponde del lago Leone, bacino artificiale tra Santo Stefano Quisquina (Agrigento) e Prizzi (Palermo). Foto di P. Valenti
Condotte posate sulle sponde del lago Leone, bacino artificiale tra Santo Stefano Quisquina (Agrigento) e Prizzi (Palermo). Foto di P. Valenti

Crisi idrica in Sicilia, i ribelli delle sorgenti

Santo Stefano Quisquina è tra i comuni agrigentini che non hanno ceduto le reti al gestore provinciale. Ora lotta contro l'apertura di un nuovo pozzo

Paolo Valenti

Paolo ValentiRedattore lavialibera

1 maggio 2025

Secondo la tradizione, Santa Rosalia, in fuga dal matrimonio forzato, lo scelse come rifugio e luogo di eremitaggio. Man mano che ci si avvicina, salendo di quota, il paesaggio si fa via via più verde e il finocchietto selvatico e i fiori di sulla ai bordi delle strade cedono il passo a lecci e querce. Santo Stefano Quisquina, comune di 4mila abitanti all’estremo nord della provincia di Agrigento, deve il nome proprio a queste caratteristiche: stéphanos significa in greco corona, quella formata dai monti Sicani che circondano il paese, mentre il termine coschin, dall’origine dibattuta, berbera o araba, rimanderebbe all’ombra dei boschi.

La Sicilia ha sete di buona politica

Qui l’acqua non manca, almeno per ora: il sottosuolo custodisce un bacino idrico che si estende per 48 chilometri quadrati e le sette sorgenti censite come attive nel comune dall’Assemblea territoriale idrica (Ati) assicurano sei dei dieci milioni di metri cubi annui di acqua sorgiva di tutta la provincia. Una ricchezza che ha attirato le brame di molti: all’inizio del Novecento, Ferrovie dello Stato avanzò la richiesta di sfruttare le sorgenti per rifornire le stazioni della zona, scontrandosi con il no del Comune.

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2025 - numero 32

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Crisi idrica, incendi, mafie e povertà: chi guadagna e chi si ribella nella Sicilia delle emergenze

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