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Elena CiccarelloDirettrice responsabile lavialibera

4 agosto 2025
Fretta, tanta fretta: è questa l’impressione che si prova leggendo i comunicati stampa dei Consigli dei Ministri presieduti da Giorgia Meloni pubblicati tra giugno e i primi giorni di luglio 2025. Una lista di urgenze indifferibili, da affrontare nel minor tempo possibile. Così l’esecutivo propone decreti per le questioni più varie, dall’economia allo sport, passando per l’educazione: tutte materie che si è scelto di non affrontate attraverso disegni di legge, esautorando di fatto il parlamento. Dall’inizio della legislatura sono più di 100, con un’ulteriore accelerazione negli ultimi mesi.
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La motivazione è semplice: i decreti devono essere approvati entro 60 giorni, altrimenti scadono. Il numero delle misure emergenziali dell’esecutivo Meloni ha eguagliato quello del governo Draghi, che ne aveva approvati 65 in 616 giorni (uno ogni 9,5 giorni), mentre durante il governo Conte II erano stati proposti 54 decreti in 527 giorni (uno ogni 9,8 giorni). Pagella politica ha ricostruito che per riuscire a superare la soglia dei 10 giorni tra un decreto e l’altro bisogna tornare al 2019, in un’Italia pre-pandemia. L’allora governo Conte I ne aveva fatti approvare uno ogni 17,7 giorni, mentre durante governo Gentiloni ne erano stati approvati appena 20 in 536 giorni, (uno ogni 26,8 giorni).
Il numero delle misure emergenziali dell’esecutivo Meloni ha eguagliato quello del governo Draghi, che ne aveva approvati 65 in 616 giorni
Che le questioni siano gestite secondo una logica emergenziale è evidente anche guardando alle nomine dei commissari straordinari. Nell’estate 2023 erano 40, ora sul sito ce ne sono 65, e due sono inseriti nei decreti estivi. Proprio in queste ore si sta discutendo la creazione della figura del commissario straordinario alle Paralimpiadi per i Giochi di Milano Cortina del prossimo anno.
Basta andare sul sito della presidenza del Consiglio e sfogliare i comunicati stampa degli ultimi due mesi. Lavialibera l’ha fatto per voi, trovando molti decreti, sulle questioni più diverse. Tutti a firma della premier e poi dei vari ministri competenti.
Otto giorni dopo, il 20 giugno, un altro consiglio dei Ministri: stavolta sul tavolo ci sono il decreto Sport, per l’organizzazione e lo svolgimento di grandi eventi sportivi, a firma Andrea Abodi, a capo del dicastero di competenza per queste materie, e un altro decreto, proposto da Giorgetti, per finanziare attività economiche e interventi a carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali.
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Lo stesso giorno, sullo stesso tavolo, arrivano altre disposizioni urgenti in materia di università e ricerca, istruzione e salute, a firma della ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini, dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e dal ministro della Salute Orazio Schillaci.
Tutti questi decreti, pubblicati entro fine giugno, devono diventare legge entro fine agosto. Questa settimana si andrà quindi verso l’approvazione, se serve anche chiedendo alle Camere la fiducia, per essere certi di chiudere tutte le partite
Nel consiglio dei ministri del 30 luglio, altri due decreti introducono norme urgenti per il “contrasto alle attività illecite in materie di rifiuti e per la bonifica dell’area denominata Terra dei Fuochi” - proposto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gliberto Pichetto Fratin e dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi - per il commissariamento dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, su proposta del ministro Schillaci.
Sessanta giorni e 7 decreti, una media di un provvedimento emergenziale ogni 8,6 giorni. Dall’inizio del governo Meloni, uno ogni 9,5 giorni. Questo dato smentisce le promesse della presidente del Consiglio, che si era indignata nel 2021, quando dall'opposizione aveva attaccato l’esecutivo di Mario Draghi accusandolo di “procede[re] solo per decreti legge e fiducia”.
Tutti questi decreti, pubblicati entro fine giugno, devono diventare legge entro fine agosto. Questa settimana si andrà quindi verso l’approvazione, se serve anche chiedendo alle Camere la fiducia, per essere certi di chiudere tutte le partite.
E dato che in Italia pare si faccia fatica a fare qualunque cosa muovendosi nell’ordinario, un riferimento a parte merita poi la questione dei commissari straordinari, figure nominate per far fronte a incarichi “urgenti e straordinari tramite un accentramento o un aumento dei poteri e un’azione in deroga, per un tempo determinato”. Incarichi quindi a tempo, per gestire incarichi complessi o risorse ingenti, come nel caso di alcuni obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
A giugno 2023, come riporta un articolo di Skytg24, i ommissari straordinari erano 40. In due anni, le questioni urgenti sono aumentate del 59 per cento e date in mano a figure con “poteri aumentati”. Un accentramento cercato anche dall’attuale governo, nonostante Meloni si definisca “una del popolo”, togliendo potere e valore alla discussione in parlamento
A oggi, ci sono 65 commissari straordinari, che si occupano di crisi industriali, aree geografiche, opere e infrastrutture. Negli ultimi decreti di giugno e luglio ne spuntano altri due: nel dl Sport, il governo prevede di istituire un Commissario straordinario per le paralimpiadi, sulla cui dubbia utilità abbiamo già scritto altrove.
Nel Dl sul commissariamento dell’agenzia nazionale per i servizi regionali (Agenas), invece, è previsto un nuovo Commissario straordinario per “assicurare la continuità operativa di Agenas [...] anche alla luce degli interventi legati al Pnrr e alla digitalizzazione dei servizi”. Fine mandato: 31 dicembre 2025.
Se passassero questi due decreti, la conta arriverebbe quindi a 67 commissari straordinari. A giugno 2023, come riporta un articolo di Skytg24, erano 40. In due anni, le questioni urgenti sono aumentate del 59 per cento e date in mano a figure con “poteri aumentati”. Un accentramento cercato anche dall’attuale governo, nonostante Meloni si definisca “una del popolo”, togliendo potere e valore alla discussione in parlamento. Anche questa estate si corre verso l’approvazione di fondi e incarichi su questioni delicate, prima delle vacanze.
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