Pechino, 27 luglio. 2024. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni al suo arrivo all'aeroporto di Pechino (Foto governo.it)
Pechino, 27 luglio. 2024. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni al suo arrivo all'aeroporto di Pechino (Foto governo.it)

Rosy Bindi: "Quello di Giorgia Meloni è revisionismo storico"

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non si è mai dichiarata antifascista e anche in occasione dell'anniversario della Strage di Bologna ha omesso di riconoscere le responsabilità dell'estrema destra. Nell'anniversario di Piazza Fontana non ha ancora fatto dichiarazioni

Rosy Bindi

Rosy BindiEx ministra della Salute, presidente Commissione antimafia nella XVII legislatura

12 dicembre 2024

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe dovuto fin dall’inizio del suo governo sottrarsi alle accuse di nostalgie del ventennio fascista. Purtroppo non l’ha fatto, se non in modo episodico e selettivo: le leggi razziali o la deportazione degli ebrei italiani. Gli anniversari della strage di Bologna e dell’Italicus hanno reso evidente che l’impossibilità di dichiararsi antifascista sta nel legame, culturale e sentimentale, della destra al governo con il neofascismo degli anni Settanta e Ottanta.

Il governo Meloni mostra il volto autentico della destra

Mancato riconoscimento

È bastato che il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto ricordasse quel rapporto, per provocare una reazione indispettita della premier. Meloni ha unito il suo tipico vittimismo al revisionismo storico che da tempo impegna gli eredi della fiamma missina. Nella sua dichiarazione non ha riconosciuto la matrice neofascista della strage, come ha invece fatto con parole nette il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, anche per l’attentato del 1974 al treno Italicus.  

Meloni non ha riconosciuto la matrice neofascista della strage, come ha invece fatto con parole nette il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Affermando che "le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni di destra" la strage di Bologna, Meloni ha messo in contrapposizione verità storica a verità giudiziaria. Leggere l’intervista del presidente della commissione Cultura della Camera, il deputato di FdI Federico Mollicone, ne ha dato ulteriore conferma. Esplicito nel mettere in discussione la sentenza definitiva, Mollicone ha chiesto che il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenga per accertare la correttezza dei processi, sostenendo che alcuni magistrati hanno costruito teoremi per colpire la destra e nascondere la contiguità tra il Pci e il terrorismo brigatista.

"Il revisionismo del governo Meloni non stravolga la memoria delle Fosse Ardeatine"

Anche questa è una operazione di revisionismo storico con cui si vorrebbe equiparare il rapporto tra le forze politiche di sinistra e il terrorismo rosso da una parte, e le forze politiche di destra con il terrorismo neofascista dall’altra. Invece non si tratta della stessa cosa, anzi ci sono differenze profonde. Non solo il Partito comunista italiano ha contribuito a scrivere la Costituzione, ma in quegli anni prese posizioni nettissime contro il terrorismo rosso. Ricordiamo che l’operaio e sindacalista Fiom-Cgil Guido Rossa fu ucciso dalle Brigate rosse per averne denunciato, da solo, la presenza in fabbrica.

Non solo il Partito comunista italiano ha contribuito a scrivere la Costituzione, ma in quegli anni prese posizioni nettissime contro il terrorismo rosso

Durante il sequestro di Aldo Moro, la Dc e il Pci, mantenendo una posizione di rigorosa fedeltà ai principi dello Stato, per non avallare alcun tipo di cedimento al terrorismo, ne sacrificarono la vita.  Quegli anni sono stati terribili. Abbiamo vinto il terrorismo grazie all’amore degli italiani per la democrazia e al rispetto delle garanzie costituzionali, che non furono mai sospese.

Derive autoritarie

Questa destra è convinta che aver vinto le elezioni l’autorizza a riscrivere la storia, cambiare la Costituzione e stravolgere un pilastro della nostra democrazia, come la separazione dei poteri. Anche l’entrata a gamba tesa del governo sull’incontro di boxe alle Olimpiadi di Parigi tra l’atleta algerina Imane Khelif e l’italiana Angela Carini è stata l’ennesima prova del fatto che la presidente del Consiglio e questa destra ai vertici dello Stato non riconoscono l’autonomia dei diversi ordinamenti.  

I politici di FdI sono convinti che aver vinto le elezioni li autorizzi a riscrivere la storia, cambiare la Costituzione e stravolgere la separazione dei poteri

Non si accetta l’autonomia della magistratura, l’autonomia della stampa, l’autonomia dello sport, l’autonomia delle forze di opposizione. Aver vinto le elezioni significa dettare legge su tutti, senza rispettare i singoli ordinamenti. Davvero pare non conoscano l’abc della democrazia, che si basa sull’autonomia delle istituzioni e sul rispetto dei diritti fondamentali delle persone.

Non mi meraviglia che nel centenario della nascita dello psichiatra Franco Basaglia, FdI abbia presentato un disegno di legge che di fatto vuole riaprire i manicomi e trattare la salute mentale con la reclusione. È l’ultimo attacco a grandi riforme di civiltà, come la legge 180 del 1978 che impose la chiusura dei manicomi e la legge 833 che ha istituito il Servizio sanitario nazionale.

Rosy Bindi: "Don Milani insegna come imparare la democrazia"

Norme che riconoscono il diritto alla salute per chiunque e la dignità delle persone più fragili. Nel centenario di don Lorenzo Milani, che voleva una scuola inclusiva che accogliesse tutti, hanno inventato l’ideologia del merito, attraverso una scuola che torna a selezionare e a discriminare. Nel centenario di Basaglia, che riconosceva la libertà terapeutica, si torna a segregare i presunti matti. Più revisionismo storico di questo non c’è.

Da lavialibera n° 28

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