5 maggio 2024
Con il premierato e l’autonomia regionale differenziata, il governo delle destre punta a cambiare volto alla Costituzione italiana nata dalla Resistenza. Il premierato mira a rovesciare la forma di governo: oggi dal voto per il parlamento dipende la formazione del governo; domani dal voto per il (capo del) governo dipenderà la formazione del parlamento. L’autonomia regionale differenziata mira a rovesciare la forma di Stato: oggi il principio fondamentale è l’uguaglianza nei diritti; domani il principio fondamentale sarà la differenziazione nei diritti (e senza previa perequazione). Se la prima è una revisione più agevolmente comprensibile, la seconda ha molti risvolti tecnici la cui complessità la rende più ostica da decifrare. Può essere d’aiuto il libro di Francesco Pallante, Spezzare l’Italia. Le regioni come minaccia all’unità del Paese, Einaudi, Torino 2024, di cui pubblichiamo qui di seguito un estratto.
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Con l’autonomia regionale differenziata le quindici regioni ordinarie potranno richiedere e ottenere competenze normative e gestionali in ambiti oggi disciplinati e amministrati dallo Stato.
L’elenco delle materie in cui, grazie a quella riforma, le regioni ordinarie potrebbero oggi ottenere nuove competenze, o aumentare quelle che già hanno, è impressionante: tale da far impallidire le pur ampie competenze delle regioni speciali. Volendo proporne un quadro ordinato si ottiene il seguente risultato:
diritti fondamentali quali la salute, l’istruzione (la scuola, l’università e la ricerca scientifica), il lavoro, la previdenza complementare, la giustizia di pace;
il paesaggio e i beni culturali;
la tutela dell’ambiente, i rifiuti, le bonifiche, la caccia;
la difesa del suolo, il governo del territorio, le infrastrutture, i porti e gli aeroporti, il rischio sismico, la protezione civile;
le acque demaniali, il servizio idrico, i laghi;
attività produttive quali il commercio con l’estero, l’agricoltura e i prodotti biologici, la pesca e l’acquacoltura, gli incentivi per la montagna, il sistema delle camere di commercio, gli istituti di credito, le politiche industriali e i fondi a sostegno delle imprese, le cooperative, la comunicazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione di energia;
l’autonomia tributaria, le zone franche, il coordinamento della finanza pubblica regionale;
gli enti locali.
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