21 agosto 2020
Ha difeso i giornalisti che hanno sbugiardato Libero e quanti hanno utilizzato la bufala sui migranti che avrebbero mangiato i cani di un'abitante di Lampedusa, poi si è scagliato contro quei colleghi autori del falso scoop e i manganellatori che sui social network hanno rilanciato falsità e attaccato i primi. Beppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), organizzazione che raggruppa i sindacati dei giornalisti, ha ricevuto insulti e minacce per questo.
Giulietti, cosa è successo?
Ho svolto il mio compito d'istituto. Presiedo una federazione che si è schierata dalla parte della costituzione, che è antirazzista e antifascista. Io devo vigilare sul corretto comportamento. Alcune colleghe e colleghi, come Francesca Mannocchi, Angela Caponnetto, Nello Scavo, Andrea Palladino e Asmae Dachan, stanno dedicando la loro vita professionale a occuparsi di una corretta informazione sui migranti e del contrasto al linguaggio dell'odio. Si sono imbattuti nella notizia falsa, nata da una 'bestia', quella della signora Rosy a cui i migranti avrebbero mangiato i cani. Hanno fatto i loro controlli, il sindaco Totò Martello ha fatto fare alcune verifiche, e si è scoperto che le ossa dei cani sono risalenti ad alcuni anni fa e, inoltre, che parte della sua casa sarebbe abusiva. Sui social sono stati presi di mira. Io sono intervenuto di punta contro questi manganellatori, li ho attaccati chiamandoli "fascisti" e "squadristi": essendo io un garantito non posso lasciare che si schierino persone non garantite.
Secondo lei dietro c'è una regia?
"I mandanti politici non sono difficili da individuare e hanno legittimato questo modo di fare"Beppe Giulietti - Presidente Fnsi
Penso che Francesca Totolo (giornalista de Il Primato nazionale, giornale di Casapound, ndr) e gli altri siano comparse, che dietro ci sia una “bestia” (come la strategia di comunicazione di Matteo Salvini, ndr). I mandanti politici non sono difficili da individuare e hanno legittimato questo modo di fare. Pensiamo alle campagne d'odio contro il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, o contro papa Francesco. Questo corrisponde a un piano internazionale che lega l'elezione di Donald Trump negli Stati uniti, quella di Jair Bolsonaro in Brasile, le attività di Steve Bannon in Europa o la politica di Viktor Orban in Ungheria. È un progetto che finge un linguaggio feroce ma non muove un dito, legittima soltanto delle oligarchie. Per fare questo però si devono scatenare i penultimi contro gli ultimi. È un'operazione ideologica, raffinata e non banale.
Cosa farà?
Lunedì presenterò un esposto, anche a nome della Fnsi. Chiederò inoltre al governo e al ministero dell'Interno se per caso hanno fatto una legge per liberare Internet dal rispetto della Costituzione, della legge Mancino e dalle leggi che puniscono la diffamazione. C'è una sospensione delle leggi per la rete: si può dare l'olio di ricino su Internet e questo è diverso dall'esprimere dissenso. Certi messaggi non c'entrano niente con il diritto di critica, sono reati ordinari e vanno perseguiti e non soltanto su querela di parte. Non può esistere un'area franca. Poi bisogna mettersi insieme per contrastare i discorsi d'odio.
Come?
Non bisogna reagire con l'individualismo da eroi solitari, bisogna mettere insieme le associazioni contro l'hate speech per farne una grande questione politica contemporanea. Il 9 settembre, due giorni prima della marcia Assisi-Perugia, rilanceremo “Parole non pietre”, dieci punti contro il linguaggio dell'odio, da far condividere al maggior numero di soggetti e con l'obiettivo di intraprendere delle azioni per il contrasto agli hate speech. È una questione importante: non si tratta soltanto di difendere i giornalisti, ma soprattutto il diritto dei cittadini a essere informati bene.
E contro Libero, che ha diffuso la notizia falsa?
Bisogna chiederlo all'Ordine dei giornalisti. Se chiede a me dico che chi non rispetta le carte deontologiche dell'ordine deve essere accompagnato alla porta. I giornalisti che ritengono di poter calpestare certi valori non possono stare all'interno della casa comune. Inoltre sarebbe ora e tempo che il parlamento procedesse alla riforma dei consigli di disciplina perché non si arriva mai alla sanzione. Non hanno fatto la riforma dell'ordine né adottato leggi contro le querele bavaglio. I giornalisti devono riflettere sulle loro lentezze e omertà.
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