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Elena CiccarelloDirettrice responsabile lavialibera

1 settembre 2025
Nelle scelte di vita di Francesco La Versa c’è sempre stata una costante: offrire supporto a chi ha una disabilità e aiutare ragazze e ragazzi a superarsi attraverso l’attività sportiva. Palermitano, classe 1986, La Versa è un insegnante di sostegno ma anche allenatore di atleti con disabilità fisiche o intellettive. Dal 2017 e fino a pochi mesi fa è stato un tecnico della Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali (Fispes), mentre dal 2021 è stato il referente per i lanci del peso o del disco. Ruoli ai quali, a malincuore, ha dovuto rinunciare nonostante la giovane età e i risultati ottenuti. Tra gli ultimi, le vittorie alle Paralimpiadi di Parigi di Assunta Legnante, arrivata al terzo oro e al terzo argento in quattro edizioni dei Giochi; di Rigivan Ganeshamoorthy e di Oney Tapia, con i quali ha costruito un’amicizia: "Con Oney, in particolare, ci abbiamo messo un po’ a entrare in sintonia – racconta La Versa – ma dovevamo parlare, aiutarci a essere un tutt’uno. I miei occhi sono stati i suoi occhi, dovevo dargli le indicazioni adatte".
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"Quando vai ai Giochi il pensiero corre a Pierre de Coubertin e alla sua celebre frase 'L’importante non è vincere, ma partecipare'. In quel momento, però, sei un possibile vincitore"
La Versa ha partecipato a due spedizioni paralimpiche, Tokyo e Parigi, e di entrambe conserva ricordi indelebili. "Quando vai ai Giochi il pensiero corre a Pierre de Coubertin e alla sua celebre frase 'L’importante non è vincere, ma partecipare'. In quel momento, però, sei un possibile vincitore, ti stai giocando tutte le carte: c’è la medaglia, la visibilità e gli sponsor che per il movimento paralimpico sono manna dal cielo. A Parigi gli impianti erano pieni, come ha detto il presidente Emmanuel Macron è stata una rivoluzione culturale". Una bella differenza rispetto all’edizione di Tokyo, dove causa covid gli spalti sono rimasti deserti.
Questa “rivoluzione francese” ha coinvolto anche l’Italia: "La Rai ha trasmesso dodici ore di diretta al giorno, per noi è stato molto importante perché siamo riusciti a entrare nelle case degli italiani". A distanza di un anno, però, cosa resta? "Ogni olimpiade e paralimpiade lascia sempre qualcosa che valorizza l’atleta, la federazione e a cascata tutto il movimento, fino alle associazioni che lavorano nei territori. Un’ondata di emozioni che lentamente si spegne per poi riaccendersi quattro anni dopo. Serve un’attenzione maggiore e un supporto alle società di base, il ministero dello Sport sta facendo qualcosa ma siamo lontani dagli altri Stati europei, me ne accorgo viaggiando e confrontandomi con le altre federazioni".
«Ogni olimpiade e paralimpiade lascia sempre qualcosa che valorizza l’atleta, la fede- razione e a cascata tutto il movimento, fino alle associazioni che lavorano nei territori (...) Serve un’attenzione maggiore e un supporto alle società di base. Siamo lontani dagli altri Stati europei"
La Versa è convinto che lo sport di base debba essere aperto a tutti, senza alcuna distinzione, ed è questo pensiero che continua ad alimentare il suo impegno. "Nel 2014, a Palermo, ho svolto il servizio civile all’Associazione siciliana medullolesi spinale. All’epoca ero un atleta a fine carriera, facevo lancio del disco e getto del peso e gareggiavo con una squadra di Trieste. Siamo riusciti a organizzare la prima maratona in carrozzina in città, e messo in piedi un centro sportivo per ragazzi con disabilità puntando sull’atletica, il mio sport, ma senza pensare alle prestazioni o alla ricerca del campione. Volevo solo creare curiosità e promuovere un benessere psicofisico".
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La Versa comincia così ad allenare tre ragazzi e presto arrivano i primi riconoscimenti ai campionati italiani. Forma una squadra, coinvolge anche i giovani con disabilità mentali. Nel 2018 diventa uno dei tecnici della Fispes e allena un atleta che prende parte agli Europei, continuando a gestire la sua squadra a Palermo. "Dopo un po’ mi sono accorto che in alcuni ragazzi non c’era più soltanto la voglia di sentirsi bene, desideravano gareggiare. Così è stato e per alcuni sono arrivati i risultati. In seguito, ho deciso di inserire alcuni di loro in un gruppo di atleti normodotati". E così nel 2021 tre giovani fanno un tentativo sotto la sua supervisione.
Nella scuola in cui ha insegnato per tre anni, l’istituto Parri-Vian, nella periferia di Torino, ha avviato un gruppo di studenti e studentesse all’attività motoria: "Alcuni hanno preso parte ai giochi studenteschi e una ragazza ha partecipato alle gare nazionali vincendo il trofeo nel lancio del vortex", un attrezzo propedeutico al lancio del giavellotto, utilizzato nelle categorie giovanili. Oggi l’esperienza nello sport lo aiuta nel lavoro di insegnante di sostegno: "Ho una laurea in scienze motorie e l’esperienza sportiva mi offre una visione più ampia. Sento di essere in grado di gestire anche le situazioni più difficili. Da studenti e atleti imparo sempre qualcosa, insegnamenti di vita che custodisco".
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