Un'azione di gioco durante una partita di baskin. Foto concessa dall'Associazione Baskin di Cremona
Un'azione di gioco durante una partita di baskin. Foto concessa dall'Associazione Baskin di Cremona

Con il baskin, tutti vanno a canestro

Nato 20 anni fa in una scuola di Cremona, il basket integrato (baskin) ha introdotto una concezione dello sport in cui essere disabile non conta, perché chiunque può partecipare

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

2 settembre 2024

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A Nantes (Francia), a luglio, otto squadre di quattro paesi si sono sfidate in uno sport in cui è del tutto indifferente essere uomo o donna, avere o no qualche disabilità. Tutti competono fianco a fianco con un obiettivo unico: fare canestro. Ciò significa che la divisione tra discipline differenziate, come tra Giochi olimpici e paralimpici, non è sempre necessaria e che invece, può accadere, che persone con disabilità sensoriali, fisiche o mentali giochino insieme a chi non ha questi limiti. Lo sport si chiama baskin, che sta per basket integrato, ed è una pratica ideata quasi 20 anni fa in una scuola di Cremona da un papà, Antonio Bodini, e un insegnante di educazione fisica, Fausto Capellini. Nato come un esperimento per le ore di ginnastica, adesso coinvolge quasi 190 associazioni sportive dilettantistiche e sta varcando i confini nazionali.

Dalla scuola...

Un giocatore di baskin impegnato al tiro libero in uno dei canestri laterali. Foto concessa dall'Associazione Baskin di Cremona
Un giocatore di baskin impegnato al tiro libero in uno dei canestri laterali. Foto concessa dall'Associazione Baskin di Cremona
"Il baskin è uno sport con regole, strumenti e spazi pensati affinché tutti raggiungano l’obiettivo, che è fare canestro"Antonio Bodini - Fondatore dell'Associazione Baskin di Cremona

"Il baskin è uno sport con regole, strumenti e spazi pensati affinché tutti raggiungano l’obiettivo, che è fare canestro", racconta Bodini. Ingegnere, padre di quattro figli e di una figlia, Marianna, con una disabilità fisica, parlando con Capellini, professore dei suoi ragazzi, immaginava un’attività capace di unire. "Vedevo i miei figli giocare insieme e divertirsi – ricorda –. Tutti ne traevano un beneficio". Il prof pensava alle sue classi: "Non volevamo inventare uno sport. Volevo una soluzione per gli alunni disabili, che hanno diritto alle ore di educazione fisica e spesso sono trascurati".

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I due hanno coinvolto dieci ragazzini, di cui cinque disabili. Nel pomeriggio, nella palestra della scuola media Virgilio, quelli giocano e provano, prendono il basket e insieme lo modificano: ai due canestri, ne aggiungono altri più bassi; al pallone arancione, si aggiungono sfere più piccole e leggere a seconda di chi ne fa uso. I ruoli si adattano alle abilità dei singoli. Si aggiungono regole e si modellano. Si arriva, poi, a piazzare i canestri più bassi a metà campo, sulle linee laterali, in uno spazio sicuro dove quei giocatori non in grado di correre possano tirare senza sentirsi accerchiati. Questo avviene senza sacrifici per nessuno. "In altre situazioni chi non ha disabilità 'finge' solo di giocare, ma non è giusto, anche loro devono divertirsi – spiega l’insegnante –. Il divertimento è fondamentale". Per Capellini l’esperimento si è rivelato talmente importante che ha mollato il lavoro di allenatore di calcio nelle giovanili della Cremonese.

L’impegno degli insegnanti è stato essenziale. "Ho conosciuto il baskin 11 anni fa durante un corso – ricorda Sira Miola, docente in pensione e autrice di Gioco anch’io, pubblicato da Erikson, un libro sull’educazione fisica inclusiva –. Da tempo cercavo spazi e occasioni per far praticare agli alunni disabili uno sport con dignità e senza quel senso di “accoglienza”: la loro presenza doveva risultare importante per la squadra. Avevo provato alcuni metodi, ma quando ho visto il baskin ho capito che la formula magica era stata trovata". Da allora Miola è diventata promotrice di questa disciplina: "Lo sport può escludere molto, ma con il baskin invece lo innoviamo e lo apriamo a tutti. È un modello pedagogico. Nello scorso anno scolastico abbiamo formato 900 insegnanti e raggiunto 15mila studenti nelle scuole. Inoltre alla facoltà di scienze motorie dell’Università di Padova stiamo formando i futuri docenti".

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...al Quirinale.

Antonio Bodini, genitore che insieme al professore Fausto Capellini ha ideato il baskin, premiato da Sergio Mattarella quale ufficiale al merito. Foto del Quirinale
Antonio Bodini, genitore che insieme al professore Fausto Capellini ha ideato il baskin, premiato da Sergio Mattarella quale ufficiale al merito. Foto del Quirinale

"Ci vuole tempo, pratica e sperimentazione, ma le soluzioni si trovano"Fausto Capellini - Insegnante di educazione fisica, ideatore del baskin

"La scuola è stata il punto di partenza", prosegue Bodini. Per i primi studenti che lasciavano le medie, ma volevano continuare, i due ideatori hanno cercato realtà sportive e parrocchiali che permettessero agli appassionati di proseguire. Da lì, il baskin ha preso piede in realtà extra-scolastiche. "I nostri tesserati sono 7mila, di cui quasi la metà sono persone con disabilità. È un buon equilibrio – aggiunge Miola –. Molte di loro difficilmente avrebbero fatto uno sport. Se poi una persona è portata, consigliamo loro anche altre discipline".

Qualche difficoltà è sorta quando il progetto è maturato e i promotori volevano che il baskin fosse riconosciuto come sport: sulle prime, né la Federazione italiana pallacanestro (Fip), né il Comitato italiano paralimpico (Cip) hanno accolto la proposta. "Allora ho scritto una email al presidente Sergio Mattarella che se n’è fatto carico e ha invitato il Cip a trovare una soluzione": il comitato ha cambiato il suo statuto e l’Associazione Baskin ha dato vita all’Ente italiano sport inclusivi (Eisi), un ente di promozione sportiva che si è aperto ad altre attività, come il calcio, il calciobalilla e le bocce, adeguatamente modificati. Col tempo, inoltre, sono maturati i contatti con realtà straniere che hanno diffuso il baskin in Europa: "La federazione francese di basket sembra interessata", prosegue Bodini, premiato quest’anno da Mattarella quale ufficiale al merito della Repubblica.

Certo, le difficoltà pratiche rimangono: "Mancano strutture, soprattutto accessibili – denuncia Bodini, che però guarda anche al lato positivo –. Alcuni genitori mi hanno confidato che da quando c’è il baskin la loro vita è cambiata e i loro figli praticano sport con più facilità. Per alcune persone autistiche, spesso lasciate in disparte, è una maniera per abbattere i confini". Non solo: "Le squadre hanno dato un impulso alle amministrazioni per abbattere le barriere architettoniche", dice Miola. "Ci vuole tempo, pratica e sperimentazione – conclude Capellini –, ma le soluzioni si trovano".

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