
Don Italo Calabrò, pioniere dell'antimafia sociale

10 settembre 2020
La sua specialità è lo studio delle cause di malattie di origine ambientale, con un’attenzione particolare ai cambiamenti climatici. Paolo Vineis, nato ad Alba 69 anni fa, è professore di epidemiologia ambientale all’Imperial college di Londra. A fine aprile è stato chiamato per guidare l’Unità di crisi del Piemonte contro la pandemia da coronavirus. A suo dire, dobbiamo attenderci altre epidemie o pandemie simili in futuro, ragione per cui dovremmo attrezzarci per prevenirle anziché prepararci solamente ad affrontarle al meglio.
Prof. Vineis, esiste un legame tra Covid-19 e cambiamento climatico?
Non esattamente. L’intera questione dei rapporti tra ambiente e pandemie è ancora confusa per mancanza di chiare prove scientifiche. Perlopiù gli articoli di commento sul problema fanno riferimento a un articolo di rassegna uscito su Nature nel 2008: arrivava alla conclusione che circa il 60 per cento delle malattie infettive emergenti erano zoonosi, cioè trasmesse dall’animale all’uomo. Esse derivano in generale dalla trasformazione del pianeta, includendo le pratiche agricole e la deforestazione. Non ci sono tuttavia prove di un rapporto diretto tra cambiamento climatico e pandemie, ma piuttosto di un effetto del clima su malattie endemiche, presenti cioè in modo stabile in alcune aree. È il caso della dengue e della malaria, che si sono estese a latitudini e altitudini diverse da quelle abituali. Anche malattie parassitarie come la schistosomiasi o la malattia da Opisthorchis viverrini stanno cambiando distribuzione geografica in Asia come conseguenza del cambiamento del clima.
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Con i criptofonini, i clan della Locride gestivano il narcotraffico internazionale da San Luca, paese di tremila anime arroccato sull'Aspromonte jonico. Tramite il "denaro volante", sistema informale di trasferimento di valore gestito da cinesi, con contatti a Dubai, pagavano la droga ai cartelli sudamericani. Con il beneplacito dei paramilitari, tonnellate di cocaina partivano da Colombia, Brasile e Ecuador per poi raggiungere il vecchio continente grazie agli operatori portuali corrotti dei principali scali europei. L'ultimo numero de lavialibera offre la mappa aggiornata degli affari della 'ndrangheta, così per come l'hanno tracciata le ultime indagini europee, in particolare l'operazione Eureka