
Don Italo Calabrò, pioniere dell'antimafia sociale

10 settembre 2020
Prima della crisi del 2009, Kodjo era impiegato con un regolare permesso di soggiorno in una fabbrica di Padova che produceva parafanghi. Stava pensando di portare qui la sua famiglia dal Togo, ma poi la ditta l’ha lasciato a casa. Allora si è mosso verso Napoli, sperando di riuscire a guadagnare qualcosa con i lavori in nero. Cheboh, 24 anni dal Gambia, prima del Covid era felice perché un agricoltore locale lo aveva assunto a tempo determinato per 25 euro al giorno. Almeno non doveva più andare a mendicare un lavoro sulle rotonde della via Domiziana all’alba. Grace dice di fare quello che tutte le ragazze fanno qui, cioè vendere il proprio corpo per 15-20 euro in degli appartamenti che funzionano un po’ come ristoranti o bar e, a volte, un po’ come case di tolleranza.
Kodjo, Cheboh e Grace sono tre facce della popolazione di Castel Volturno. Per molti la cittadina costiera tra Napoli e Caserta rappresenta un rifugio e allo stesso tempo una prigione
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Con i criptofonini, i clan della Locride gestivano il narcotraffico internazionale da San Luca, paese di tremila anime arroccato sull'Aspromonte jonico. Tramite il "denaro volante", sistema informale di trasferimento di valore gestito da cinesi, con contatti a Dubai, pagavano la droga ai cartelli sudamericani. Con il beneplacito dei paramilitari, tonnellate di cocaina partivano da Colombia, Brasile e Ecuador per poi raggiungere il vecchio continente grazie agli operatori portuali corrotti dei principali scali europei. L'ultimo numero de lavialibera offre la mappa aggiornata degli affari della 'ndrangheta, così per come l'hanno tracciata le ultime indagini europee, in particolare l'operazione Eureka