Una manifestazione del Gruppo Abele
Una manifestazione del Gruppo Abele

Persone, non problemi

Oggi di droga si muore ancora, eppure la cosa non fa quasi più notizia. Se non ci chiediamo perché tante persone ricorrono a queste sostanze, i "no" rimarranno solo propaganda elettorale

Luigi Ciotti

Luigi CiottiDirettore editoriale lavialibera

Aggiornato il giorno 7 gennaio 2021

La droga è uno dei problemi più drammatici del nostro tempo. Mi ci confronto con il Gruppo Abele da cinquant’anni. Un lungo periodo durante il quale ho incontrato – sulla strada, nelle prime accoglienze, in comunità, in carcere – migliaia di persone che con la droga hanno avuto a che fare. Giovani e meno giovani che ne facevano e ne fanno uso. E le loro famiglie, tutte segnate dalle stesse domande irrisolte: perché tutto questo e come uscirne? E poi educatori, operatori di comunità, medici, volontari, tutti quotidianamente a contatto con storie di dipendenza.

L’incontro con la disperazione e la speranza mi ha insegnato molte cose, due in particolare. La prima: le storie di droga ci riguardano tutti e chi ne fa uso non è altro da noi. La seconda: per affrontare il problema non ci sono vie facili e risolutive, soluzioni già pronte o bacchette magiche esibite da spacciatori d’illusioni. C’è stato un periodo, dall’inizio degli anni Settanta alla metà dei Novanta, in cui tra overdose, Aids, epatiti e altre malattie correlate, la droga causò la morte di circa 50mila persone. Una strage. Dovuta soprattutto all’eroina

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