8 gennaio 2021
“Più del godimento estetico, il merito della serie SanPa è l’aver riportato alla luce questioni sepolte, ma che ancora bruciano sotto la cenere”. Fabio Cantelli Anibaldi, scrittore e studioso di filosofia, è tra i protagonisti della serie Netflix su San Patrignano che da giorni è al centro di dibattiti e riflessioni pubbliche e private. È stato 10 anni ospite della comunità e dal '92 il suo responsabile delle relazioni pubbliche. Oggi è vicepresidente del Gruppo Abele e membro del comitato scientifico de lavialibera. Per la nostra rivista, tra gli altri contributi, ha scritto una riflessione sulla ricerca esistenziale che può guidare all’assunzione di droghe. Da lì ripartiamo per commentare insieme le reazioni alla docuserie SanPa. “Quando ho visto la reazione (negativa, ndr) della comunità di San Patrignano, ho pensato ‘Non è cambiato proprio niente. La loro reazione segue quella stessa logica che io stesso fui chiamato a sposare quando ero addetto alle pubbliche relazioni della comunità. Una logica totalitaria: non accettano si parli di loro se non in termini celebrativi’”.
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Accettare le proprie debolezze è l’unico modo per disfarsi delle maschere e accogliere la vita “senza precauzioni”. Dell’incontro sul lato oscuro dell’esistenza era fatto il legame tra gli ospiti della comunità, uniti dal sentirsi insieme come “naufraghi approdati in un'isola sulla quale c'è ancora una possibilità di vita”. Uomini e donne che a distanza di anni, proprio sul set della docuserie hanno ritrovato un’intesa che non necessita di parole, come “i soldati reduci delle trincee della prima guerra mondiale”. Sull’esistenza di filosofie teraputiche diverse sulla tossicodipendenza e la critica al “modello San Patrignano”, risponde: “Non si può leggere il passato con gli occhi del presente. Non è vero che c'erano due modelli, all'epoca c'era San Patrignano. La differenza tra filosofie terapeutiche matura solo alla fine degli anni Ottanta".
Ascolta ""I temi di SanPa bruciano sotto la cenere" - Fabio Cantelli Anibaldi" su Spreaker.
Più della ricostruzione di una vicenda passata, ciò che conta però è il riaccendersi dell’attenzione su un tema rimosso, su cui la nostra politica è inadempiente ormai da anni. “Il tossicomane è una cartina di tornasole formidabile per capire cosa non va nella società cosiddetta sana - conclude Fabio Cantelli -. Perché è un prodotto della società sana, non soltanto per ragioni psicosociali, ma perché la società sana non dà ai giovani quella parte di infinito e di assoluto che ciascuno di noi desidera quando viene su questa terra”.
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