(Foto Goashape - Unsplash)
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Politiche antidroga, attenzione sulle nuove sostanze: provocano un terzo delle overdose

Il rapporto del Dipartimento sui dati del 2019 sottolinea la sfida lanciata dalle droghe ancora ignote. Continua il progresso della cocaina e, dopo anni di calo, crescono i casi di Aids

Redazione <br> lavialibera

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12 novembre 2020

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Maria Conterno, a capo del Dipartimento delle politiche antidroga
Maria Conterno, a capo del Dipartimento delle politiche antidroga

Overdose in aumento e sempre più sequestri di cocaina. Eppure c’è un aspetto da tener d’occhio nel rapporto del Dipartimento delle politiche antidroga presentato al parlamento relativo ai dati del 2019. Lo scorso anno quasi un terzo delle morti dovute all’uso di droghe è stato provocato da sostanze ignote. Analizzate, non è stato possibile capire cosa fossero, forse perché nuove, immesse da poco sul mercato, e rare. Sui 373 decessi registrati nel 2019 (+11% rispetto al 2018, in costante aumento da anni), per quasi un terzo delle overdose la sostanza responsabile è registrata come “imprecisata”. Non era eroina, che ha provocato il 45,3 per cento dei decessi, e neanche cocaina. Forse erano sostanze nuove, ipotizza il Dipartimento guidato da Maria Conterno: “Questo dato potrebbe essere collegato alla diffusione di nuove sostanze psicoattive (nps), la cui composizione è spesso difficile da determinare”, si legge nel documento. Si tratta di droga, soprattutto in polvere o pasticche, di produzione sintetica.

La sfida delle “Nps”

Nel 2019 sono stati sequestrati 102 kg di sostanze sintetiche in polvere e 51.907 compresse. Quantità esigue rispetto alle altre sostanze, ma in aumento

Le nps rappresentano “una sfida” e anche “una priorità”. Oltre alle morti, queste droghe provocano una grossa fetta dei 7.840 ricoveri in ospedale: di questi quasi la metà è “dovuta all’uso di sostanze miste o non specificate”. Questo dato risalta soprattutto se si guarda alle esigue quantità di droghe sintetiche sequestrate nel 2019: 102,04 kg di sostanza in polvere e 51.907 dosi/compresse. Si tratta comunque di numeri in aumento rispetto all’anno precedente (+32% in termini di peso in chilogrammi e +96% se si pensa alle dosi/compresse), ragione per cui gli esperti del Dipartimento ritengono quello delle nuove sostanze psicoattive un mercato in crescita.

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Queste sostanze, più che provocare dipendenza, possono avvelenare. Per queste ragioni una delle priorità del Dipartimento è il monitoraggio della loro diffusione, quello dei rischi, sociali e sanitari, fatto grazie a uno scambio di informazioni tra forze dell’ordine, enti sanitari e organizzazioni del settore. Lo scorso anno, il Sistema nazionale di allerta precoce (Snap, un network che deve individuare sul nascere i fenomeni pericolosi per la salute pubblica legati alla comparsa di nuove droghe per poi lanciare degli allerta a enti e strutture), e l’Osservatorio europeo su droghe e tossicodipendenze (Emcdda) hanno segnalato 103 nuove sostanze psicoattive in Europa, soprattutto catinoni sintetici, cioè sostanze simili al mefedrone e al metilone e con effetti simili alla cocaina, alle anfetamine e all’ecstasy. In Italia l’Allerta veloce ha segnalato altre 19 sostanze “individuate per la prima volta sul territorio italiano a seguito di sequestri, casi di intossicazione acuta o decessi”.

Il mercato, la domanda e l’offerta

8,3 tonnellate di cocaina sono state sequestrate nel 2019, più del doppio di quanta ne sia stata presa nel 2015. Il mercato vale quasi 5 miliardi di euro

Il rapporto del Dipartimento fotografa un mercato “stagnante” per quanto riguarda la cannabis e i suoi derivati. Lo fa sulla base di alcuni indicatori: le operazioni di polizia sono diminuite del 6,6 per cento e le quantità sequestrate del 60 per cento, un calo che però “potrebbe indicare possibili modificazioni delle rotte e delle strategie del traffico illegale della cannabis”. Diminuiscono anche le denunce per possesso, produzione e traffico, ma quasi il 79 per cento delle segnalazioni al prefetto di consumatori di droga riguarda persone che fanno uso di hashish, marijuana e altri derivati della cannabis, mentre le segnalazioni per cocaina sono il 16 per cento e per eroina il 4,3 (vedi il paragrafo successivo).

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La crescita continua della cocaina

Gli “indicatori” che riguardano la cocaina sono invece in controtendenza rispetto alle altre sostanze: le quantità sequestrate sono triplicate raggiungendo nel 2019 le 8,3 tonnellate (nel 2015 erano circa quattro). Quasi l’80 per cento è stato sequestrato nelle regioni Liguria, Calabria e Toscana (dove si trovano i porti di Genova, Gioia Tauro e Livorno). “Anche la domanda è aumentata negli anni: secondo le ultime stime disponibili, dei quasi 16 miliardi di euro spesi per l’acquisto di sostanze stupefacenti circa il 31%, corrispondente a poco meno di 5 miliardi di euro, ha riguardato proprio cocaina”, stima il Dipartimento delle politiche antidroga che considera questa fetta di mercato “in costante e rapida crescita”, un dato in linea con l’aumento delle segnalazioni amministrative per detenzione di cocaina per uso personale e le denunce per produzione, detenzione e traffico oppure associazione finalizzata al traffico illecito.

C’è poi un riflesso importante: “L’impatto dell’aumento del consumo di cocaina si riflette anche sulla domanda di trattamento e sulle conseguenze sanitarie”, si legge nel rapporto. Nel 2019 ben 27.913 persone sono state assistite dai servizi pubblici per trattamenti legati alla dipendenza da cocaina come sostanza primaria (cioè come prima causa di una tossicodipendenza) pari al 21% di tutte gli utenti in carico nell’anno. La percentuale sale al 37,6% se si considera anche l’uso secondario. Inoltre sono aumentati anche i decessi da overdose e i ricoveri direttamente attribuibili all’uso di cocaina.

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Sanzioni, processi e carcere

Soltanto l'1% delle persone segnalate alle prefetture ha dovuto cominciare un programma terapeutico. Nel 32% dei casi c'è stata una sanzione come la sospensione della patente. Per il 63,7% dei segnalati solo un richiamo

Nel 2019 38.511 persone sono state segnalate alle prefetture per detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope (in base all’articolo 75 della legge 309/1990), alcune anche più volte, ragione per cui le segnalazioni totalo sono state 40.940: “Se dal 2010 al 2014 il numero complessivo delle segnalazioni e dei segnalati risulta in diminuzione, dal 2015 al 2017 si osserva una tendenza all’aumento, per invertire l’andamento nel corso dell’ultimo biennio”, si legge nel documento. Alla segnalazione segue spesso (63,7% dei casi) un iter fatto di colloqui con gli assistenti sociali, che nel 2019 sono stati 25.965. Dopo questi incontri, nel 67% dei casi, quelli molto lievi, l’iter finisce con l’invito del prefetto a non fare più uso di droga. Invece, per 8.343 casi (pari al 32%) ci sono state sanzioni amministrative come la sospensione della patente o della carta d’identità ai fini dell’espatrio, del passaporto, del porto d’armi o del permesso di soggiorno per motivi di turistici. Soltanto nell’1% dei casi circa le persone segnalate hanno dovuto cominciare un programma terapeutico.

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I procedimenti penali

Le persone denunciate nel 2019 sono state 34.914, quasi tutte (90,6%) per produzione e traffico o per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (9,4%). Il 60 per cento circa dei denunciati è italiano, seguiti da marocchini, albanesi e nigeriani. I procedimenti penali hanno un andamento stabile, un aumento lento e costante, mentre il numero delle condanne segue il calo cominciato nel 2007.

I detenuti per reati legati alla droga alla fine del 2019 erano 21.213 e costituivano più di un terzo dell’intera popolazione carceraria “anche se i nuovi ingressi nell’ultimo anno hanno subito una lieve flessione”. Lo scorso anno quasi un terzo dei nuovi ingressi totali (13.677 persone) era legato al reato di produzione, traffico e detenzione di droga. Quasi la metà sono stranieri. Oltre un quarto dei detenuti, pari a 16.934 persone, sono inoltre tossicodipendenti, ragione per cui necessitano di un trattamento sanitario adeguato, “percentuale in lieve aumento negli ultimi due anni”. I tossicodipendenti condannati che hanno usufruito di una misura alternativa sono stati 3.578 e coloro che hanno usufruito di una sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità sono stati 617, in aumento dagli anni precedenti.

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I servizi per le dipendenze e l’Aids

Lo scorso anno sono state 136.320 le persone in carico ai Servizi per le dipendenze (Serd) delle aziende sanitarie locali e quasi il 14 per cento del totale si è rivolto ai Serd per la prima volta. Dai dati del rapporto emerge che l’età media degli utenti è di 41 anni, “mostrando un progressivo invecchiamento”. La maggior parte (il 64%) è in carico per uso primario di eroina e il 21 per cento di cocaina. Da anni la parte di utenti dei Serd con dipendenze da oppiacei è diminuito con costanza (86,5% nel 1999, 69,9% nel 2009, 65,6% nel 2019), mentre la percentuale di coloro che abusano di cocaina o crack (leggi le testimonianze dei consumatori) è aumentata dal 4,4 per cento nel 1999, al 16,2 nel 2009 fino 21,5% nel 2019). Aumentano anche gli utenti che fanno uso di cannabis e derivati (dal 8,2% nel 1999 all’11,3% nel 2019).

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Nel 2018 (ultimo dato disponibile) c’è stato un lieve aumento delle diagnosi di Aids tra le persone che si iniettano droga (Injecting drug users, Idu), un aumento in controtendenza rispetto al calo in corso da anni. Delle 2.847 nuove diagnosi del 2018, 106 riguardano consumatori di sostanze stupefacenti per via iniettiva: venti in Campania, quattordici in Lombardia, dieci in Piemonte e altrettante in Toscana.

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