A sinistra, Laura Codruta Kovesi, procuratrice europea a capo dell'Eppo (foto Benoit Bourgeois - EP)
A sinistra, Laura Codruta Kovesi, procuratrice europea a capo dell'Eppo (foto Benoit Bourgeois - EP)

Procura europea, l'Italia è in ritardo

Mancano all'appello i magistrati italiani dell'Eppo, mentre i colleghi di altri Stati hanno già seguito i corsi di formazione. "Rischia di ritardare ulteriormente la partenza", denuncia la procuratrice Kövesi

Francesca Dalrì

Francesca DalrìGiornalista, il T quotidiano

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

16 marzo 2021

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L’Italia è in ritardo. Da tempo avrebbe dovuto proporre alla neonata Procura europeaEuropean public prosecutor’s office (Eppo), che indagherà sui crimini a danno delle finanze dell’Unione – la sua rosa di candidati al ruolo di procuratore europeo delegato (ped). In tutto venti magistrati, distribuiti nelle nove principali sedi giudiziarie, che condurranno in Italia le inchieste coordinate dall’Eppo sulle frodi sui fondi europei oltre i diecimila euro o quelle sull’Iva oltre dieci milioni di euro, su corruzione e riciclaggio. Reati su cui c'è particolare attenzione ora che gli Stati membri stanno per ricevere centinaia di miliardi di euro garantiti dal Recovery plan. “Il piano di recupero Covid-19 ha alzato la posta in gioco – dichiara a lavialibera la procuratrice europea Laura Codruta Kövesi, magistrata che, alla guida della Direzione nazionale anticorruzione in Romania, si è distinta in patria per le sue inchieste –. I fondi che verranno stanziati e utilizzati per la ripresa attireranno anche gli interessi criminali. L’Eppo svolgerà un ruolo importante nell’indagare e portare a processo questi crimini”.

Anche per questa ragione a Lussemburgo, dove ha sede l’Eppo, si procede spediti: “Io vorrei essere operativa da domani”, dice la procuratrice che, in un’intervista a lavialibera, aveva immaginato il dicembre 2020 come data ultima per l’inizio dei lavori. Un traguardo mancato a causa dei ritardi di molti dei 22 Stati aderenti, tra cui il nostro. “L’Italia è in forte ritardo e ciò rischia di ritardare ulteriormente l’avvio dell’Eppo – aggiunge Kövesi che confida nella nuova ministra alla Giustizia Marta Cartabia –. Contiamo sulle autorità italiane perché si mettano al passo nominando quanto prima un numero sufficiente di procuratori europei delegati”.

Già nei primi giorni del 2021 il vice-procuratore capo europeo Danilo Ceccarelli si era detto preoccupato per il ritardo dell’Italia nella selezione dei magistrati (ma anche per la dotazione di uffici, materiali e risorse umane) in una lettera inviata al Consiglio superiore della magistratura (Csm), all’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e ai vertici della Corte di cassazione. Bisogna fare in fretta, scriveva, perché il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, voleva cominciare non oltre il 1° marzo e la formazione dei ped era programmata a febbraio. Occasione persa per i magistrati italiani.

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L’iter in Italia

Il tema serio è come adeguare i procuratori europei al sistema giudiziario italiano. Ci sono difficoltà nell’armonizzazione delle norme. Giovanni Zaccaro - Componente del Csm

L’Italia è in ritardo, ma non il Csm. Noi dopo il decreto legislativo del 2 febbraio abbiamo subito lavorato”, spiega il consigliere Giovanni Zaccaro, presidente della terza commissione che si sta occupando delle questioni legate all’Eppo. Il magistrato sottolinea la complessità della questione: “Il tema serio è come adeguare i procuratori europei al sistema giudiziario italiano. Ci sono difficoltà nell’armonizzazione delle norme. Ad esempio, per la Costituzione italiana spettano al Csm le nomine dei magistrati e i loro trasferimenti, mentre in molti altri Stati europei i procuratori vengono nominati dal governo”.

L’Italia ha cominciato a lavorare per adeguare le sue strutture all’Eppo nell'ottobre 2019, quando il parlamento ha affidato al governo il compito di legiferare (attraverso una legge delega). Soltanto il 30 ottobre 2020 l'esecutivo ha approvato il decreto per l’adeguamento della normativa nazionale da sottoporre al vaglio di varie commissioni di Camera e Senato. L’adozione definitiva del decreto legislativo da parte del governo Conte II, ormai dimissionario, è arrivata il 2 febbraio. Con quel testo l’esecutivo ha dato al Csm il compito di selezionare i procuratori delegati. Il 25 febbraio il plenum ha definito i criteri e la procedura per valutare i candidati che devono conoscere bene l’inglese (lingua di lavoro della procura europea) e, se possibile, anche altre lingue europee; devono avere esperienza in indagini per reati come frodi comunitarie e corruzione, ma anche “in materia di assistenza e cooperazione giudiziaria internazionale”. In più devono avere meno di 60 anni e aver superato la terza valutazione professionale.

Non è finita. Prima di mettere a bando i venti posti, il Csm dovrà attendere le mosse del ministero guidato da Cartabia. Il 23 marzo prossimo la ministra assisterà al plenum (la riunione plenaria, ndr) straordinario del Csm a cui parteciperà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che, per la Costituzione, presiede anche il consiglio della magistratura). Tema all’ordine del giorno: la richiesta di parere del ministro della Giustizia sulla proposta di accordo con il procuratore capo europeo. 

Il ministero di via Arenula dovrà anche provvedere alla modifica delle piante organiche, cioè del numero di magistrati in forza per ogni sede giudiziaria. L’ex presidente della Corte costituzionale Cartabia sta seguendo la questione Eppo, ne ha parlato sia ai capigruppo della maggioranza martedì scorso, sia giovedì al commissario Ue Reynders garantendo la “grande attenzione dell’Italia” nel portare a conclusione gli ultimi necessari passaggi. La selezione dovrebbe durare ancora un mese, dopodiché i procuratori proposti passeranno al vaglio del Collegio dell’Eppo. Cartabia, nel colloquio col commissario europeo, ha auspicato di celebrare l’avvio dell’Eppo durante il Consiglio dell’Ue sulla giustizia, in programma il 7 e l’8 giugno a Lussemburgo.

L’Eppo avrebbe voluto prendere il via nel 2020, ma ha dovuto lottare per avere personale e mezzi

La situazione nel resto d’Europa

"Abbiamo un volume senza precedenti di interessi finanziari dell’Ue da difendere”Laura Codruta Kovesi - Procuratrice europea

L’Italia non è l’unico Paese in ritardo. Su 22 Stati partecipanti (rispetto ai Paesi europei sono rimasti fuori Ungheria, Irlanda, Polonia, Svezia e Danimarca), solo dieci hanno ad oggi inviato i loro candidati ped: Germania, Paesi Bassi, Belgio, Portogallo, Slovacchia, Romania, Estonia, Repubblica Ceca, Lituania e Bulgaria. Nel caso della Bulgaria, Kövesi ha chiesto maggiori informazioni su sette dei dieci candidati presentati perché non soddisfacevano i requisiti. Mancano ancora i candidati di dodici Paesi ritardatari, anche se nella maggior parte di loro la procedura di selezione è in corso: in Italia non è ancora iniziata. In totale i ped saranno 140, saranno pagati dall'Europa e lavoreranno nei rispettivi Stati collaborando direttamente tra di loro grazie alle strutture dell'Eppo, senza quindi dover passare attraverso i canali della cooperazione giudiziaria tra Stati. I processi, invece, si terranno nei tribunali dei singoli Stati, perché non è prevista una corte europea.

I primi procuratori delegati hanno cominciato la formazione e i lavori già lo scorso 16 gennaio. L’Eppo non ha, infatti, nessuna intenzione di fermarsi, specialmente ora. “Continuerò a ribadire che il contesto generale in cui l’Eppo si trova a operare ora è molto differente da quello in cui è stata pensata: ora abbiamo un volume senza precedenti di interessi finanziari dell’Ue da difendere”, ha dichiarato Kövesi lo scorso 26 gennaio agli europarlamentari delle commissioni per la Giustizia e gli Affari interni e per il Controllo dei bilanci.

In quell’occasione il commissario Reynders aveva incluso proprio l’Italia tra i Paesi che lo preoccupavano di più: “Cinque Stati membri suscitano grandi preoccupazioni: Malta, dove mancano candidati, Grecia e Italia dove serve una legislazione attuativa ad hoc, Cipro e Finlandia dove si discute ancora se avere procuratori delegati a tempo pieno o a part-time”. Giovedì scorso, durante il Consiglio giustizia e affari interni composto dai ministri della Giustizia e dell’Interno dei 27 Stati Ue, Reynders ha insistito affinché gli Stati ritardatari siano pronti entro fine aprile.

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