6 febbraio 2020
“Quando ho assunto questo incarico a novembre ho subito chiesto: quali risorse abbiamo e di quante risorse abbiamo bisogno per essere operativi a fine 2020?”. Stamattina davanti al Parlamento europeo la procuratrice Laura Codruta Kövesi ha presentato senza troppi convenevoli una relazione sullo stato dell'arte della nuova Procura europea. “Vogliamo una Procura europea giusto per far vedere che ce l’abbiamo o vogliamo che la Procura sia davvero efficace?”, ha chiesto agli eurodeputati delle commissioni Libertà civili, giustizia e affari interni (Libe) e Controllo dei bilanci (Cont). Kövesi non le manda a dire, una schiettezza che le è stata riconosciuta anche da chi la Procura europea non la vorrebbe, tra cui gli europarlamentari di Fratelli d’Italia e Lega.
L’European public prosecutor’s office (Eppo), o Procura europea, è l’istituzione incaricata di perseguire i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione e in particolare le frodi sui fondi europei superiori ai 10 mila euro, la corruzione, il riciclaggio e le frodi Iva transfrontaliere oltre i 10 milioni di euro.
Dopo un primo tentativo fallimentare avviato dalla Commissione europea nel 2013, nell’aprile 2017 sedici Paesi membri dell’Ue hanno avviato la procedura di cooperazione forzata per la sua creazione. L'istituzione dell’Eppo si è resa necessaria perché, come ha sottolineato stamattina Kövesi, “le sole frodi Iva nell’Ue si aggirano tra i 30 e i 60 miliardi di euro all’anno”. Un danno economico enorme contro il quale i singoli Stati possono fare ben poco perché la loro competenza giurisdizionale termina con i confini nazionali.
Dopo una fase preparatoria durata tre anni, l’Eppo dovrebbe essere operativa entro la fine del 2020. La sede è a Lussemburgo e il mandato è di sette anni. Ad oggi vi partecipano 22 Stati membri tra cui l’Italia.
Fin dall’inizio la strada dell’Eppo si è rivelata in salita. Non tutti gli Stati hanno deciso di aderire e questo renderà più difficile la cooperazione a livello europeo. Svezia, Ungheria, Polonia, Irlanda e Danimarca se ne sono chiamati fuori. Un aspro scontro si è avuto poi sulla figura di Kövesi, osteggiata dal suo stesso Paese, la Romania, che aveva incaricato il proprio ambasciatore di votare contro la sua elezione. Divenuta famosa in qualità di capo dell’ufficio anticorruzione rumeno, Kövesi ha condotto per anni molte indagini su politici rumeni. Anche per questo lo scorso settembre 17 ambasciatori su 22 hanno scelto lei per guidare la nuova procura, decisione poi confermata da Parlamento e Consiglio Ue.
Ad oggi il nodo principale rimane quello delle risorse. “Ho chiesto agli Stati partecipanti di fornirmi le statistiche sui casi aperti negli ultimi quattro anni sui reati di competenza dell’Eppo - ha spiegato Kövesi -. Non tutti i Paesi mi hanno risposto, ma secondo una stima preliminare l’Eppo riceverà più o meno tremila casi che possiamo definire di arretrato. A questi se ne aggiungeranno duemila nuovi ogni anno”. Un totale di cinquemila casi solo per cominciare. La conclusione è scontata: “Se le risorse non verranno aumentate non potremo prendere in carico questi casi. C’è il rischio di bloccare tutto”.
Il problema riguarda soprattutto la dotazione di personale. In cifre, al momento l’Eppo può contare su 29 funzionari, 22 procuratori europei e 32 procuratori europei delegati. Per quanto riguarda i funzionari, 25 su 29 sono stati assunti per gestire il sistema informatico, le risorse umane e le questioni di bilancio. “Questo significa che per le attività operative ci restano a disposizione quattro funzionari ed è difficile pensare di analizzare tremila casi con solo quattro funzionari”.
“Vari Paesi membri e anche parte della Commissione - ha proseguito Kövesi -, dicono che bisognerebbe lavorare con procuratori europei delegati part-time. Io sono stata procuratrice per anni e non mi risulta che questo sia possibile. Come farebbe a lavorare un procuratore delegato part-time? Magari interrompendo un’udienza europea per ritornare su un caso nazionale? Per me la questione è chiara: se vogliamo portare avanti un lavoro serio e indipendente dobbiamo avere solo procuratori delegati a tempo pieno e almeno due per Paese membro”.
"Se vogliamo lavorare come una vera Procura abbiamo bisogno di procuratori delegati a tempo pieno"Laura Codruta Kövesi
“La Commissione europea esaminerà le esigenze dell’Eppo con l’obiettivo di avere presto un’istituzione perfettamente funzionante”, ha detto un delegato dell’esecutivo Ue a cui spetta la proposta di revisione del bilancio. Dura la risposta della tedesca Monika Hohlmeier, presidente della commissione per il controllo dei bilanci: “Questa sua dichiarazione è una provocazione che mi fa arrabbiare. Mi aspetto che dica che non accetterà procuratori part-time”.
“La richiesta della procuratrice merita di essere sostenuta - ha dichiarato Caterina Chinnici (Pd), magistrata e figlia di Rocco Chinnici, il magistrato assassinato da Cosa nostra nel 1983 -. La cooperazione in Italia si è rivelata fondamentale nell’azione di contrasto alla criminalità e in particolare a quella organizzata”. Su posizioni opposte sono invece gli eurodeputati leghisti. “L’Eppo è stata investita di poteri troppo ampi che implicano una perdita di sovranità per gli Stati - ha commentato la leghista Annalisa Tardino -. Si richiedono ingenti risorse pubbliche che secondo noi potrebbero essere destinate ad altre priorità quali la lotta alla disoccupazione giovanile o le infrastrutture”.
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