Politiche giudiziarie

Con politiche giudiziarie si intendono gli orientamenti e le decisioni che il parlamento, il governo, il Consiglio superiore della magistratura (CSM) e le autorità giudiziarie e penitenziarie assumono in materia di giustizia penale e civile e di carcere. La locuzione mette l’accento sulla natura politica delle opzioni adottate in questo campo, frutto di maggioranze, mediazioni e contrattazioni. Il concetto di politica giudiziaria, in questo senso, si distingue nettamente da quello di giustizia politica, che definisce invece l’utilizzo a fini politici di indagini e processi.

Il centro della politica giudiziaria del governo è il ministero della Giustizia a cui spettano “l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia” (art. 110 Costituzione) e che si occupa, tra l’altro, dell'organizzazione dei palazzi di giustizia (magistrati, funzionari, personale) e dei penitenziari. All’interno del ministero, troviamo ad esempio la Direzione per gli affari penali (Dap) incaricato della gestione di carceri e personale. 

In parlamento, le commissioni Giustizia di Camera e Senato, in alcuni casi insieme alla commissione Affari costituzionali, si occupano dei disegni di legge in materia civile e penale (reati e sanzioni collegate) e relativi all’ordinamento giudiziario, al personale e ai servizi del ministero della Giustizia. 

Secondo l’articolo 103 della Costituzione, spettano invece al Csm “le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati”.

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Il testo redatto dall'esecutivo mette fretta alle Camere, già impegnate nella discussione di un analogo ddl, di fatto superato dal nuovo provvedimento. Il parlamento avrà 60 giorni di tempo per convertire il decreto in legge. Resiste l'impianto …

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Marco PanzarellaRedattore lavialibera

Foto di Melanie Wasser/Unsplash

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Giorgio De Chiecchi

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Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

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Paolo Valenti

Paolo ValentiRedattore lavialibera

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