(Foto di Pixabay da Pexels)
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Dai bossoli ai messaggi sui social. Ancora troppe minacce agli amministratori locali

Sono 94 le intimidazioni censite dal 1° gennaio al 15 marzo. Triste primato di Campania e Puglia. Sindaci, assessori e dipendenti pubblici presi di mira soprattutto sui social

Avviso Pubblico

Avviso PubblicoEnti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie

17 marzo 2021

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Lettere minatorie, proiettili e bossoli, incendi e moltissimi messaggi sui social network. Nonostante la pandemia, sono già 94 le intimidazioni censite da Avviso Pubblico nel 2021 contro sindaci, assessori, consiglieri e personale della pubblica amministrazione, alla media di una minaccia ogni 19 ore. Le limitazioni alla circolazione delle persone, dettata dalle misure anti-Covid, non hanno frenato atti intimidatori, aggressioni e incendi contro amministratori locali diventati il bersaglio di cittadini furiosi o, peggio, di organizzazioni criminali.

94 atti intimidatori in 14 regioni

I 94 atti intimidatori censiti dal 1° gennaio al 15 marzo 2021 sono avvenuti in 69 comuni sparsi in 14 regioni d’Italia (escluse al momento solo Valle d’Aosta, Trentino Altro Adige, Friuli-Venezia-Giulia, Umbria, Abruzzo e Molise) con una leggera predominanza di atti intimidatori nell’area Sud-Isole (53 casi) rispetto ai dati del Centro-Nord (41 casi). A livello regionale i territori più colpiti sono stati, nell’ordine, Campania (15), Puglia (14), Lombardia (13) e Sicilia (12), che assieme raccolgono oltre la metà dei casi censiti.

La provincia di Napoli

Seppur in presenza di dati parziali, la Campania e la provincia di Napoli confermano, in questo primo scorcio del 2021, il triste primato emerso anche in precedenti rapporti “Amministratori sotto tiro”. Particolarmente difficile la situazione di Brusciano, comune commissariato agli inizi di marzo dopo le dimissioni di massa dei consiglieri comunali, sei della maggioranza e otto dell’opposizione. Suscitano interrogativi i tempi con cui sono avvenute, poche ore dopo l’assegnazione della scorta al primo cittadino Giuseppe Montanile, più volte minacciato per aver denunciato e testimoniato contro due uomini accusati di aver sequestrato un ragazzo. La decadenza dalla carica di sindaco non ha smorzato la tensione: a Montanile sono arrivate ancora minacce e alcune associazioni, tra cui Libera Campania, e parlamentari come Sandro Ruotolo e Gennaro Migliore, hanno lanciato la scorsa settimana il manifesto-appello “Brusciano libera dalle camorre”. Quello di Brusciano è un territorio complesso la cui amministrazione comunale ha subito intimidazioni già nel 2019. Nel recente passato il Comune è stato inoltre oggetto di due commissioni d’accesso per infiltrazioni mafiose: il lavoro della prima ha portato allo scioglimento nel 2006, poi annullato dal Consiglio di Stato, e quello della seconda (nel 2013) è terminato con un’archiviazione.

Amministratori sotto tiro. Ecco la mappa del 2019

A Pomigliano d’Arco il sindaco Gianluca Del Mastro ha reso noto a inizio anno di aver ricevuto una lettera intimidatoria, con tanto di proiettile, e un “invito” a dimettersi. Nel denunciare l’episodio ha spiegato che non era la prima volta, nonostante fosse in carica da pochi mesi. A fine novembre ad Arzano, comune commissariato per infiltrazioni mafiose, commissario prefettizio, segretario generale e comandante della polizia municipale hanno ricevuto lettere con minacce.

Puglia sotto tiro

In tutta la regione la pressione esercitata sugli amministratori locali è in aumento, in particolare nella provincia di Foggia. A Monte Sant’Angelo, dove il sindaco Pierpaolo D’Arienzo è stato minacciato più volte negli ultimi anni, a febbraio hanno registrato l’ennesimo incendio, stavolta contro il centro comunale di raccolta rifiuti. A San Severo lo scorso 4 marzo il sindaco Francesco Miglio si è visto recapitare in municipio una busta con tre proiettili, ultimo evento di una lunga serie che nel 2020 ha visto, nell’ordine, l’incendio di 23 mezzi del servizio di igiene urbana, quello dell’auto di un consigliere comunale e le minacce al primo cittadino perché, in piena pandemia, aveva negato il permesso a una manifestazione di fuochi pirotecnici organizzata per onorare un boss ucciso nel 2018. A Mattinata, uno dei quattordici comuni che negli ultimi sette anni è stato sciolto in Puglia per infiltrazioni mafiose, un agente della polizia municipale è stato aggredito al grido “ti stacco la testa, porco maiale” mentre faceva i controlli antiabusivismo. A Gioia del Colle (Bari) a febbraio è stata data fiamme l’auto dell’avvocato Stefania Capozzi, legale del Comune. A Trani, due settimane fa, è stato incendiato il portone dell'edificio in cui abita il sindaco Amedeo Bottaro.

"Qui non comandi tu", la minaccia al sindaco di Cellamare

Una violenza costante

Scorrendo la cronologia dei casi dal 1° gennaio al 15 marzo 2021 ci si rende conto di quanto sia ordinaria e frequente la violenza – fisica e verbale – contro gli amministratori locali. Uno stillicidio di intimidazioni che non suscitano troppo clamore, la cui eco difficilmente supera il contesto locale. Con il risultato che se ne perde la fotografia complessiva.

Il 15 gennaio il segretario generale del Comune di Careri (Reggio Calabria) ha trovato 40 bossoli di pistola già esplosi davanti alla sua auto che pochi mesi prima qualcuno aveva danneggiato. Careri è commissariata a seguito di uno scioglimento per infiltrazioni mafiose. Il 20 gennaio a Tromello (Pavia) è bruciata nella notte l’auto dell’assessore alla Sicurezza. A Pistoia, tra gennaio e febbraio, sono giunte in Comune quattro lettere minatorie al sindaco e a tre dipendenti comunali. Il 6 febbraio a Lagonegro (Potenza) qualcuno spara contro l’auto di un consigliere regionale.

Sempre più amministratrici vittime di insulti sessuali

Minacce e insulti “social” alimentati dal malessere sociale

“Quando sono diventato sindaco, in un certo senso sapevo benissimo a cosa andavo incontro, ma non ero pronto ad affrontare certe situazioni”Michele Crisetti - Sindaco di San Giovanni Rotondo (Fg)

Attenzione però, perché la violenza il più delle volte non proviene dalle organizzazioni criminali, ma è sempre più l’espressione di rabbia, sfiducia e malcontento da parte di persone “comuni”.

Ad esempio, le intimidazioni sotto forma di diffamazioni corrono quasi sempre sui social network. Questo comportamento è sempre più spesso indicatore di un crescente malessere sociale che trova negli amministratori locali la vittima perfetta e nella Rete il mezzo ideale per propagarsi.

A San Giovanni Rotondo, nel foggiano, un territorio ad alta densità mafiosa, il sindaco Michele Crisetti ha denunciato di essere costantemente sotto tiro di offese, ingiurie e calunnie via social: “Quando sono diventato sindaco, in un certo senso sapevo benissimo a cosa andavo incontro, ma non ero pronto ad affrontare certe situazioni”.

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A Longarone, in provincia di Belluno, sul finire di gennaio l’assessore ai Lavori pubblici Mirko Salvador ha rassegnato le dimissioni perché stanco di ricevere “diffamazioni sul piano personale ed economico provenienti da alcuni cittadini. Voci e accuse assolutamente infondate”. A Corbetta, in provincia di Milano, il sindaco Marco Ballarini è da mesi oggetto di insulti e minacce, anche di morte, che arrivano attraverso i social network. Tutto sembra essere cominciato quando durante il primo lockdown un uomo è stato multato dalla polizia locale per essere uscito dal suo comune ed essere andato a Corbetta a fare la spesa, violando le regole anti-Covid. Nei mesi successivi il sindaco ha ricevuto altre minacce da un ragazzo residente in un comune vicino. A gennaio Ballarini ha affermato che, nonostante le denunce, le minacce di morte non sono mai cessate.

Al cospetto di uno scenario simile il rischio della resa è dietro l’angolo: non sono rari i casi di paesi che per anni non hanno trovato persone disposte a candidarsi alla carica di sindaco, in cui potenziali eletti hanno rinunciato a presentare la candidatura o i cui amministratori hanno deciso di fare un passo indietro dimettendosi. Tali scelte non riguardano solo la vita privata del singolo o di una piccola comunità, ma denunciano un fronte di fragilità degli enti locali più diffuso e che non andrebbe ignorato. Del resto proprio agli enti locali – secondo l'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) – sarà presto affidata la gestione diretta di ben 43 miliardi di fondi della ricostruzione post-pandemia.

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