
Don Italo Calabrò, pioniere dell'antimafia sociale

13 ottobre 2021
A giugno, mentre i media raccontavano la storia di Saman Abbas, la 18enne di origini pakistane uccisa dai parenti perché rifiutava il matrimonio forzato, con le colleghe del Gruppo Abele ho incontrato una ragazza venuta a chiedere aiuto per sfuggire a un matrimonio combinato dalla sua famiglia in Tunisia. Una corsa contro il tempo, perché il volo era stabilito da lì a due giorni. La ragazza ha chiesto soccorso, ma ha rifiutato la messa in protezione perché avrebbe provocato la rottura con tutto il suo mondo. L’episodio ci ha mostrato quanto manchino a tutti livelli, scolastico, dei servizi sociali, delle forze di polizia, preparazione e strategie utili a intervenire in casi del genere.
Quell’incontro è stata l’occasione per ripensare a tutte le situazioni di violenza in famiglia che esulano da quella maschile contro le donne e su cui non siamo in grado intervenire. Parlo di violenze tra genitori e figli o consumate all’interno di coppie omosessuali, tutte molto meno mediatizzate. Ho incontrato diverse coppie di genitori, e madri sole, “ostaggio” della violenza di figli poco più che adolescenti.
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Con i criptofonini, i clan della Locride gestivano il narcotraffico internazionale da San Luca, paese di tremila anime arroccato sull'Aspromonte jonico. Tramite il "denaro volante", sistema informale di trasferimento di valore gestito da cinesi, con contatti a Dubai, pagavano la droga ai cartelli sudamericani. Con il beneplacito dei paramilitari, tonnellate di cocaina partivano da Colombia, Brasile e Ecuador per poi raggiungere il vecchio continente grazie agli operatori portuali corrotti dei principali scali europei. L'ultimo numero de lavialibera offre la mappa aggiornata degli affari della 'ndrangheta, così per come l'hanno tracciata le ultime indagini europee, in particolare l'operazione Eureka