Parco nazionale Ranthambore, Rajasthan (India). Una ruspa carica sui camion la sabbia estratta illegalmente dal fiume Banas (Dinodia Photos/Alamy Foto Stock)
Parco nazionale Ranthambore, Rajasthan (India). Una ruspa carica sui camion la sabbia estratta illegalmente dal fiume Banas (Dinodia Photos/Alamy Foto Stock)

Granelli d'oro

Per crescere, le città hanno bisogno di sabbia. Ma il consumo mondiale annuale è il doppio di ciò che i fiumi riescono a produrre. I trafficanti indiani lo sanno e fanno affari d'oro: "È simile alla mafia italiana per capacità d'infiltrazione e omertà", spiega la ricercatrice Kiran Pereira

Carlo Pizzati

Carlo PizzatiGiornalista e scrittore

13 ottobre 2021

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La nostra realtà è un castello di sabbia. Letteralmente: cemento, strade, ceramiche, metallurgia, petrolio, vetro, telefonini. Esistono tutti anche grazie alla sabbia. Soprattutto quella di fiume. Secondo l’Onu, il consumo mondiale annuale è di 40 miliardi di tonnellate, ovvero il doppio di quanto tutti i fiumi del mondo riescano a produrre in 12 mesi. La crisi di questo bene esauribile attrae il crimine organizzato che ha la sua espressione peggiore in uno dei Paesi con la più rapida urbanizzazione nel globo: l’India.

 

Kiran Pereira
Kiran Pereira

Il Network delle dighe, fiumi e genti del sud dell’Asia (Sandrp) ha documentato che negli ultimi due anni la mafia della sabbia ha causato la morte di 200 persone tra incidenti (in prevalenza lavoratori minorenni che cadono nei pozzi illeciti) e assassinii di giornalisti e militanti. Ne abbiamo parlato con la geografa e ricercatrice indiana Kiran Pereira, che nel suo saggio Sand stories (Rhetority media, 2020) ha documentato con precisione la questione.

 

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Pereira, cos’è la mafia della sabbia indiana?

È simile alla mafia italiana per capacità d’infiltrazione e omertà. Si esprime sia come crimine organizzato che in forme meno strutturate, quando contadini o pescatori poveri trovano negli scavi illeciti l’unica fonte di sostentamento. Però di solito si tratta di una piramide del crimine alla cui base operano lavoratori occasionali, spesso ignari di chi c’è al vertice. Poi ci sono i camionisti con un ruolo più importante, perché oltre a portare il carico a destinazione, sanno corrompere la polizia e navigare il sistema.

A volte l’attività inizia come scavo di sabbia illecito e si sviluppa poi nel traffico di armi o droga, entrando in contatto con altre organizzazioni criminali

<>Possono essere alle dipendenze di qualcuno o freelance, ma non è detto sappiano chi c’è al vertice della struttura mafiosa. Poi ci sono i venditori che guadagnano molto di più dei lavoratori alla base della gerarchia. A volte l’attività inizia come scavo di sabbia illecito e si sviluppa poi nel traffico di armi o droga, entrando in contatto con altre organizzazioni criminali. È un mondo complesso e pericoloso. Se l’offerta di corruzione non funziona, allora passano alle minacce e poi usano la violenza. Le vittime sono spesso maschi e ho notato che ci sono meno casi di omicidi di donne per il timore di attirare l’attenzione delle organizzazioni femministe.

 

L'estrazione della sabbia nel distretto di Tahirpur, in Bangladesh (Hasin Hayder/Unsplash)
L'estrazione della sabbia nel distretto di Tahirpur, in Bangladesh (Hasin Hayder/Unsplash)

Una delle reazioni al problema della sabbia è: perché l’estrazione dev’essere limitata?

Può sembrare che ce ne sia ovunque. Ma nella scala temporale umana, non è una risorsa rinnovabile.

Si parte deal presupposto che la sabbia sia infinita, ma non lo è

Ci vuole moltissimo tempo perché si crei un solo granello. In sintesi, tutta la sabbia nel mondo è una risorsa limitata. Non puoi usare quella del deserto nell’industria edile perché è troppo rotonda e piccola per farne cemento. Ci vogliono granelli più angolari che s’incastrino facilmente. Per fare il vetro ci vuole quella di silicio, senza elementi che offuschino con la trasparenza. Oggi il cemento è il materiale più utilizzato per la costruzione delle nostre case e il presupposto è che la sabbia sia una risorsa infinita. Ma, appunto, non lo è.

Il governo indiano è in grado di controllare quanta sabbia viene estratta per le esigenze del settore edile?

Molti costruttori sostengono che l'idea della scarsità della sabbia sia un modo per alzare i prezzi

Ufficialmente è molto complesso capire di quanta ne abbiano bisogno le città per la loro crescita, quanta ne venga estratta ogni anno e dove si conta di trovare quella di cui ci sarà bisogno. Ecco perché la mafia ne approfitta. Se sei nell’industria delle costruzioni devi pianificare in anticipo. A Mumbai, ad esempio, ho visitato villaggi attorno alla metropoli distrutti dall’estrazione di questo materiale. Ho visto cinque turni al giorno, nel bel mezzo del fiume, che estraevano. Illecitamente. Ma molti costruttori dicono che non esiste la scarsità di sabbia. Quando glielo spiegavo, alcuni si arrabbiavano, dicendomi: ma che dici? Ce n'è dappertutto! Sono convinti che l’idea della scarsità sia un trucco per aumentare i prezzi. Perché una volta che il prezzo sale non scende più. Con l’aumento dei costi c’è chi risolve con materiali di pessima qualità, pagando meno per granelli mescolati a terriccio oppure sabbia non lavata e filtrata, il cui cemento si usura più rapidamente e può crollare dopo pochi anni.

Come fa la mafia della sabbia ad agire indisturbata?

Nel 2013 c’è stato il famoso caso di Durga Shakti Nagpal, funzionaria dello Ias (i servizi amministrativi indiani) sospesa dal suo incarico con l’accusa di voler creare scontri tra indù e musulmani per aver fatto abbattere un muro costruito illegalmente in una moschea. La vera motivazione è che aveva intrapreso una battaglia contro la mafia della sabbia ed era molto amata dagli agricoltori e dal pubblico in generale. È tornata operativa solo grazie alla gente che è scesa in piazza per lei.

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In Tamil Nadu (uno Stato dell’India meridionale, ndr) un funzionario che controllava l’estrazione in una miniera minerale è stato trasferito il giorno dopo. Un altro ufficiale è stato trovato impiccato nella sua casa a Bangalore (capitale dello Stato indiano del Karnataka) dopo una campagna di screditamento, ma tutti sanno che era perché aveva scoperto dettagli della corruzione della mafia della sabbia. Anche tra i giornalisti che scrivono sulla stampa nelle lingue locali ci sono spesso vittime. Nonostante questi episodi, aumentano anche le denunce e il dialogo tra esperti del settore. Il punto però è un altro: come sta reagendo la società? Dopo un po’ il pubblico ci fa il callo, la mafia della sabbia fa parte della vita, ti abitui e ti desensibilizzi. E ciò è molto triste.

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