4 febbraio 2022
Jacopo, 22 anni, è steso sull’asfalto. Ha il collo legato con una catena da bicicletta a quello di una ragazza stesa al suo fianco. I loro corpi intrecciati l’uno all’altro bloccano una colonna di auto. È circondato da agenti di polizia e carabinieri. La crisi ecologica che la Terra sta affrontando gli fa più paura delle conseguenze legali delle sue azioni: “Temo più per il mio futuro”, spiega. La terza azione di disobbedienza civile non violenta del movimento Extinction Rebellion, nato in Inghilterra nel 2018 con l’obiettivo di indurre i governi a contrastare la crisi climatica, si è svolta venerdì 4 febbraio, poco prima delle dieci, in via Venti Settembre a Roma, a pochi passi dalla sede del ministero dell’Economia. Il gruppo, composto da circa sei attivisti, era diretto verso il ministero del Lavoro, responsabile “di non implementare rapidamente misure di garanzia sociale che permettano ai lavoratori di avere un reddito garantito per una vera transizione energetica senza lasciare indietro gli ultimi, coloro che sono incolpevoli di essere vincolati a lavori inquinanti”. Alcuni agenti in borghese li hanno però fermati prima di raggiungere il nuovo obiettivo, intimandogli di non proseguire. Così gli attivisti, che preferiscono farsi chiamare “cittadini preoccupati per l’inazione della politica partitica”, si sono seduti a terra bloccando il traffico. "Ultima generazione. Collasso climatico e sociale", lo striscione esposto.
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‘Ultima Generazione - Assemblea Cittadina ora!” è anche il nome della campagna partita l’1 e il 2 febbraio quando il ministero della Transizione ecologica è stato imbrattato di vernice rossa. Due gli obiettivi: ottenere un incontro pubblico con adeguata copertura mediatica con il premier Mario Draghi insieme ad altri cinque ministri responsabili di tematiche inerenti alle questioni ambientali, sociali ed economiche per confrontarsi sul futuro dell’Italia e sulle azioni da mettere in campo per contrastare la crisi climatica ed ecologica. “Vorremmo porre una domanda: saremo davvero l’ultima generazione?”, sintetizza Beatrice, 28 anni, di Torino. Il secondo scopo è più a lungo termine: indire entro la fine del 2022 un’Assemblea cittadina nazionale con funzioni deliberative e vincolanti in tema di crisi ambientale e sociale formata da cittadini comuni formati sul tema. “Uno strumento per sottrarre potere decisionale alle élites che, ignorando l’imminenza del collasso climatico, non rappresentano più gli interessi dei cittadini”, spiegano da Extinction Rebellion. Un’assemblea per “aumentare la partecipazione democratica, composta da persone comuni”, spiega ancora Beatrice, “è fondamentale per uscire tutti vivi da ciò che ci aspetta perché cittadini investiti della responsabilità morale di decidere in merito a questioni così importanti senza pressioni di varia natura, sono gli unici ad avere il consenso necessario per avviare la transizione ecologica che serve”.
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Fin dai blocchi stradali di dicembre, prima tranche di azioni della campagna per ottenere la convocazione dell’Assemblea cittadina, gli attivisti di Extinction Rebellion sono stati destinatari di fogli di via, con obbligo di allontanamento dal territorio di Roma per una durata che va dai 6 ai 18 mesi. “Abbiamo deciso di violarli anche se siamo consapevoli che rischiamo condanne severe e anche il processo per direttissima”. Nei giorni scorsi molte persone sono state fermate “anche mentre andavano a fare la spesa”, la denuncia, altre sono state trattenute per ore in questura. Nessuno, però, ha intenzione di fermarsi. Beatrice spiega il perché: “Una fedina penale pulita ha poco valore in un mondo in cui ci sono così tanti fattori che mettono a rischio la mia sopravvivenza. Siccome credo nella disobbedienza civile, la pratico come unica carta che mi posso giocare per provare a uscire da questa situazione”.
“Una fedina penale pulita ha poco valore in un mondo in cui ci sono così tanti fattori che mettono a rischio la mia sopravvivenza"Beatrice - Xr Torino
Anche con l’ultima protesta i cittadini di Extinction Rebellion sono stati seguiti da agenti in borghese fin dal portone dell’appartamento in cui stavano alloggiando, in via Cattaneo, nei pressi della stazione Termini. Un appartamento condiviso, dal momento che nessuna delle persone scese in strada in questi giorni abita a Roma. La maggior parte di loro viene da città del Nord e del Centro Italia, da Torino a Pisa. Una ragazza è francese. È proprio lei a restare a terra per quasi due ore legata al compagno con una catena per biciclette. Mentre tre attivisti che hanno tentato di avvicinarsi alla sede ministeriale e un quarto ragazzo che bloccava il traffico sono stati identificati e caricati a forza sulle volanti della polizia, opponendo solo la resistenza passiva del peso del proprio corpo, per i due giovani è stato necessario attendere l’intervento di un’ambulanza e dei vigili del fuoco. Troppo pericoloso trascinare due persone stese a terra con i colli uniti da una catena e le teste appoggiate l’una all’altra e a nulla è servito un normale tronchese. “Siamo qui bloccati per protestare contro le decisioni del governo sul clima, pensiamo che non siano tempestive, che siano ingiuste e che non pensino alle nostre vite”, riesce a dire Jacopo, con la voce strozzata dalla catena e dalla posizione della testa. Poco prima di mezzogiorno, la catena viene tagliata dai vigili del fuoco con una tronchese idraulica e i due ragazzi, verificato lo stato di salute, vengono caricati a forza su una volante della polizia. Negli stessi minuti alcuni agenti sono entrati nell’appartamento di via Cattaneo.
“Siamo qui bloccati per protestare contro le decisioni del governo sul clima, pensiamo che non siano tempestive, che siano ingiuste e che non pensino alle nostre vite”Jacopo - Attivista Xr
Questo quanto riferito dal gruppo comunicazione del movimento due ore più tardi: “Alle 14:45 le forze dell’ordine stanno portando i ragazzi fuori dall’appartamento due per volta anche se non stanno non stanno opponendo alcuna resistenza. Due persone dunque sono state prelevate da dentro l’appartamento in cui dormivano e sono state portate fuori in manette. Altre due persone sono state portate via con la volante in questura, compresa la ragazza minorenne. Nell’appartamento non era presente alcuna arma né droga. Le persone non hanno opposto resistenza ai pubblici ufficiali”. Gli attivisti presenti nell'appartamento sono stati portati in questura in via San Vitale, nei pressi del Quirinale. Mentre scriviamo, intorno alle 18, sono ancora lì "senza telefono e senza quindi poter comunicare né con i familiari né con gli avvocati", fanno sapere dal movimento. Anche gli attivisti che hanno bloccato la strada sono stati portati in questura, ma "non si sa dove".
Per il momento, anche la campagna resta senza risposta. In seguito alle due giornate di mobilitazione del 1 e del 2 febbraio al ministero della Transizione Ecologica Roberto Cingolani aveva condannato la protesta accusando mezzo stampa gli attivisti di “atteggiamento violento”, in particolare per essere entrati in una sede istituzionale imbrattando muri, porte e pavimenti. La protesta è stata spiegata così da Extinction Rebellion: “Il ricorso ad azioni provocatorie ed estreme è dovuto alla ripetuta mancanza di risposte da parte del governo alle 26mila email di cittadini e cittadine che esprimono enorme preoccupazione rispetto al futuro dell’Italia in un contesto di crisi climatica non mitigata dall’azione governativa e di mancanza di alcuna azione di adattamento”, spiegano. Extinction Rebellion annuncia di non volersi fermare: “Se l’incontro pubblico non verrà concesso, siamo pronti a tornare in strada, ancora più numerosi, ad aprile”.
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