Sergio Mattarella durante il discorso di giuramento il 3 febbraio 2022 alla Camera dei deputati (Ansa)
Sergio Mattarella durante il discorso di giuramento il 3 febbraio 2022 alla Camera dei deputati (Ansa)

Nelle parole di Mattarella, l'Italia della Costituzione

Il presidente Mattarella non è rimasto per accompagnare il governo Draghi, ma per costruire un cambiamento reale a partire dall'attuazione della Carta

Rosy Bindi

Rosy BindiEx ministra della Salute, presidente Commissione antimafia nella XVII legislatura

5 febbraio 2022

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Il programma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è riassunto nelle poche parole della formula del giuramento: "Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione". Ascoltando e rileggendo il messaggio con il quale il presidente Mattarella si è rivolto al parlamento si capisce con ancora maggiore chiarezza che il programma del capo dello Stato è appunto la Costituzione, il cui spirito e la cui lettera abbiamo percepito vive nelle sue parole, capaci di disegnare il futuro del nostro Paese e di farci uscire dalla crisi e di costruire un mondo nuovo. 
Nel messaggio di Mattarella abbiamo respirato una grande fiducia nell’Italia e in ciascuno di noi. Se è stata l’emergenza a fargli maturare la decisione di accettare la riconferma, è la scommessa in un futuro migliore che sembra dettare il ritmo del secondo settennato. Non è rimasto per accompagnare il governo Draghi e le altre istituzioni nella gestione della crisi presente, nell’amministrazione del quotidiano, ma per costruire con coraggio il cambiamento, investendo sulle nostre straordinarie potenzialità. Per questo è all’Europa e alla sua capacità di rilanciare la propria missione di pace che è necessario guardare. Giurare sulla Costituzione significa ricordare a tutti noi, ai popoli europei, ai nostri alleati che "l'Italia ripudia la guerra come soluzione delle controversie internazionali", tanto più mentre ai confini del nostro continente, si stanno ammassando eserciti e armamenti.

Centralità del parlamento

Nessuna decisione, anche la più urgente, può essere assunta senza il rispetto delle regole e delle procedure parlamentari

Dopo giorni di critiche denigratorie rivolte al parlamento, di tentativi di delegittimazione della nostra forma di governo, di affrettate dichiarazioni a favore di una svolta presidenzialista, di sfiducia nei confronti della democrazia rappresentativa e dei partiti, abbiamo ascoltato un invito a un costante inveramento della nostra democrazia. Se il tempo che stiamo vivendo richiede decisioni rapide e innovative, tanto più esige che siano assunte nell’ascolto e nel confronto e con la partecipazione che solo le istituzioni, poste a garanzia dell’interesse generale, possono garantire. Altrimenti “poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico”. Il presidente ha poi aggiunto: "Su un altro piano, i regimi autoritari o autocratici tentano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni, basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece più solide ed efficaci”. Per questo il ruolo del parlamento come “luogo della partecipazione e della costruzione del consenso” è cruciale e nessuna decisione, anche la più urgente, può essere assunta senza il rispetto delle regole e delle procedure parlamentari, che d’altra parte devono essere efficienti e adeguate alle sfide di una democrazia governante.

Il Presidente, rispettoso delle prerogative del parlamento e del governo, non indica le soluzioni ma invita a cercarle per rafforzare la democrazia rappresentativa, non per snaturarla o peggio svenderla ai falsi miti del sovranismo populista o dei poteri tecnocratici. Non è mancato un invito ai partiti e a tutte le forma associative ad aprirsi alle aspettative di ascolto, di coinvolgimento, di partecipazione di tutti i cittadini, soprattutto dei giovani, ma al tempo stesso ne è stata riaffermata la funzione fondamentale perché è attraverso le formazioni sociali che si assicura il libero confronto e la convivenza pacifica delle pluralità culturali, religiose, politiche. “Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter fare affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica”. 

Una giustizia giusta

Da molti è stato avvertito come forte e chiaro il richiamo alla riforma della giustizia e in particolare del consiglio superiore della magistratura. Tra le funzioni del capo dello Stato c’è appunto quella di presiedere il Consiglio superiore della magistratura (Csm), organo di autogoverno dei togati, e come tale ha una particolare responsabilità per garantire il principio di autonomia e indipendenza dell’ordine giudiziario, sancito dalla Carta, di assicurare che la magistratura abbia come unico riferimento la legge e trovi fiducia e affidamento da parte dei cittadini. Tutti ci siamo riconosciuti nella necessità  che questo equilibrio, diventato recentemente instabile, ritrovi la sua forza. Senza una giustizia giusta l’Italia farà molta più fatica a diventare un paese più moderno, più forte, più europeo.

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Eguaglianza reale

La nostra non è una democrazia formale, ma sostanziale. Le regole, le leggi, le istituzioni sono poste a tutela dei nostri diritti, delle nostre libertà, della nostra dignità

Nello spezzare il pane della nostra Costituzione il Presidente ci ha consegnato la porzione più nutriente quando ha declinato e  attualizzato l’articolo 3 della Carta: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale […] spetta alla Repubblica rimuovere gli ostacoli [...]”.
La nostra non è una democrazia formale, ma sostanziale. Le regole, le leggi, le istituzioni sono poste a tutela dei nostri diritti, delle nostre libertà, della nostra dignità. L’eguaglianza non può essere solo affermata, ma deve essere realizzata, perché “le disuguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno ad ogni prospettiva di crescita”. Spetta alle politiche pubbliche assicurare la dignità di ogni persona. 
Anche la dignità non è un concetto astratto, statico nel tempo e nelle circostanze, ma va declinato e attualizzato. E se dignità significa da sempre salute, istruzione, cultura, lavoro, il Presidente ha voluto ricordare a tutti che oggi, in Italia e in Europa vuol dire rispetto della donna, della sua integrità, della sua possibilità di coniugare lavoro e maternità. Significa accoglienza degli immigrati, lotta alla povertà, reinserimento dei carcerati, lotta alla mafie e alla corruzione, cura degli anziani e dei disabili. Contrasto a ogni forma di razzismo e di antisemitismo.
Con queste parole nette e chiare il Presidente Mattarella ha voluto spiegarci che cosa vuol dire rappresentare l'unità della nazione. La nazione è davvero unita quando è riconosciuta e garantita a tutti e a ciascuno pari dignità sociale e chi ha il compito di rappresentare e governare la nazione sa capire e rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla partecipazione di tutti e di ciascuno alla vita comune. 
A conclusione di un messaggio che ha richiamato tutti a un alto senso di responsabilità, non è apparso retorico l’appello alla speranza come investimento nel futuro. Grazie Presidente, ancora una volta, e auguri per il suo secondo settennato pieno di tanti risultati per tutti noi.

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