L'Antimafia va in Trentino e i politici locali minimizzano sulle infiltrazioni

Dopo l'operazione Perfido, la commissione parlamentare antimafia indaga sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nella provincia di Trento e nel suo tessuto amministrativo ed economico. Nicola Morra attacca il presidente Maurizio Fugatti (Lega). Per i consiglieri locali "il territorio è sano"

Francesca Dalrì

Francesca DalrìGiornalista, il T quotidiano

12 maggio 2022

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“La mafia comanda al Sud, il Nord è un territorio sano. Al nord la mafia l’hanno portata i siciliani e i calabresi”. Sembra una dichiarazione di decenni fa, quando al Nord si ripeteva che la mafia era un problema del Sud. Invece siamo nel 2022, in Trentino. Le parole sono state pronunciate mercoledì 11 maggio dal consigliere provinciale Alessandro Savoi (Lega) durante una seduta dell’aula.

"Davanti a un caso come il processo Perfido, non si è registrata una presa di posizione netta, come se si volesse trascurare il fenomeno"Nicola Morra - presidente commissione parlamentare antimafia

All’ordine del giorno del consiglio provinciale c’era ben altro, ma la visita in Trentino-Alto Adige della commissione parlamentare antimafia ha preso il sopravvento. Sin dal primo giorno, lunedì 9 maggio, il presidente Nicola Morra non ha usato mezzi termini: “Davanti a un caso come il processo Perfido (il primo processo di mafia in Trentino, attualmente in corso, ndr), non si è registrata una presa di posizione netta, come se si volesse trascurare il fenomeno, quasi vergognandosi che fatti simili possano essere accaduti anche in Trentino”. E ancora: “Dopo segnali ripetuti a partire dalla metà degli anni Ottanta, non si può dire che questo territorio fosse all'oscuro di quanto stava avvenendo. Può essere invece che non si volessero decodificare i segnali”.

A far scattare la polemica è stato però l’affondo finale. Riferendosi al presidente della provincia Maurizio Fugatti (Lega), tra gli auditi dalla commissione, Morra ha detto: “A precisa domanda ha affermato di non aver avuto il minimo sentore di ciò che stava accadendo. Ci si deve domandare se è difetto di intelligenza o altro”.

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La replica della maggioranza leghista non si è fatta attendere: “Sono allibito dalle parole di Morra, lui che viene dalla regione più mafiosa d’Italia, guarda caso i maggiori indagati nel processo Perfido sono calabresi – ha detto Savoi –. In val di Cembra (dove secondo l’accusa del processo Perfido si sarebbe radicata una locale di ’ndrangheta, ndr) siamo gente per bene”. Per il vicepresidente vicario del consiglio regionale Roberto Paccher “tutti i presidenti che hanno guidato il Trentino hanno contrastato le infiltrazioni della criminalità. Non abbiamo bisogno di lezioni da parte di nessuno”.

Per difendere Fugatti è intervenuto anche il centrosinistra: “Le parole di Morra sono state inopportune e anche sconsiderate, nemmeno per scherzo si può insinuare che qualcuno può essere complice della mafia senza averne prove – ha detto il dem Giorgio Tonini –. L’organismo trentino è sano, ma in una crisi tanti settori d’impresa possono cadere vittime della criminalità”. “Se c’è questo problema che Morra ci mandi un prefetto di ‘ferro’ che risolva la questione – ha aggiunto il consigliere di Onda civica Filippo Degasperi –. Dov'è il governo che dice che una porzione del territorio trentino addirittura è in mano a chissà chi?”, si è chiesto restituendo la palla al mittente. Il riferimento è alla situazione nel Comune di Lona Lases. “La comunità di Lona Lases non è composta da indagati ma da ottime persone che stanno vivendo con fatica e senso di umiliazione questo periodo”, ha concluso Vanessa Masè (La Civica).

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"In Trentino-Alto Adige abbiamo la tendenza a non creare allarme sociale e a fare i fenomeni. Le nostre terre sono considerate un'eccellenza: un Comune sciolto per mafia danneggerebbe non poco quest'immagine”Michala Biancofiore - Deputata Forza Italia

Lona Lases è il comune al centro del processo Perfido. Un municipio di 900 anime in val di Cembra, a venti minuti di macchina da Trento. È uno dei comuni del porfido, il cosiddetto “oro rosso”, nonché materiale che ha ispirato il nome dell'indagine. Secondo l’accusa, la ’ndrangheta avrebbe prima preso il controllo delle cave e poi esteso il suo potere al più ampio tessuto politico, istituzionale ed economico del Trentino. 

Dal 14 giugno il Comune è nelle mani di Federico Secchi, il commissario straordinario nominato dalla Giunta provinciale dopo che il 27 maggio – ad appena otto mesi dalla precedente tornata elettorale – l'allora sindaco Manuel Ferrari e nove consiglieri comunali hanno rassegnato le dimissioni. Tra le motivazioni c'erano la mancanza di personale e la pensante eredità lasciata dalle precedenti amministrazioni. Basti pensare che tra gli imputati del processo ci sono attualmente i fratelli Giuseppe e Pietro Battaglia: il primo è stato assessore esterno alle cave, il secondo consigliere di maggioranza. Tra i reati per cui si procede c’è il voto di scambio politico-mafioso.

Il prossimo 29 maggio l’amministrazione comunale sarebbe dovuta andare al voto. Ma per la seconda volta di fila nessuna lista elettorale si è fatta avanti. “Serve una commissione d’accesso dell’antimafia”, affermano l’ex segretario comunale Marco Galvagni e il portavoce del Coordinamento lavoratori del porfido (Clp) Walter Ferrari (tra gli auditi in questi giorni da Morra), che da anni denunciano la situazione di illegalità tanto nelle cave del porfido, quanto a livello amministrativo. Sullo scioglimento dei Comuni per mafia il presidente Morra ha detto che “serve cautela”. Di diverso parere, invece, la deputata bolzanina Michaela Biancofiore: “Temo che se ad oggi il Comune di Lona Lases non è ancora stato sciolto sia perché in Trentino-Alto Adige abbiamo la tendenza a non creare allarme sociale e a fare i fenomeni. Le nostre terre sono considerate un'eccellenza: un Comune sciolto per mafia danneggerebbe non poco quest'immagine”.

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