
Don Italo Calabrò, pioniere dell'antimafia sociale

29 luglio 2022
“Giustizia climatica subito”, hanno gridato le migliaia di ragazze e ragazzi dei movimenti contro la crisi climatica che hanno partecipato oggi allo sciopero per l'ambiente organizzato a Torino, dopo cinque giorni di discussioni su temi e ambientali e strategie di lotta. Il corteo si è snodato per le principali strade della città fino a raggiungere Piazza Castello. Alla manifestazione non sono mancati slogan ricorrenti come "Non esiste un pianeta B", ma la conclusione delle giornate di lavoro è che al movimento i cortei non bastano più: servono azioni più importanti, anche se – precisano – sempre non violente.
L'ha detto chiaro Marco Modugno, portavoce italiano dei Fridays for future all'assemblea plenaria di ieri: "Abbiamo raggiunto un livello di complessità maggiore nella nostra riflessione, che corrisponde alla complessità del problema. Non bastano più i cortei e le marce". E non a caso, sabotaggio è stata la parola ricorrente delle conferenze organizzate all'interno del Climate social camp, dove attiviste e attivisti hanno discusso anche delle strategie da adottare per avere un impatto sulle prossime elezioni politiche che si terranno il 25 settembre: troppo poco tempo per sperare di incidere, ma ci provano.
Perché lavialibera ha scelto di non partecipare all'incontro con i media organizzato da FFF
Torino era stata scelta come punto di raduno internazionale dei Fridays for future durante il primo meeting di Losanna, nel 2019, ma la pandemia ha fatto slittare l'appuntamento fino a quest'anno. "Torino detiene il triste primato di avere l'inquinamento atmosferico più alto d'Europa", spiegano gli organizzatori del Fridays. Le temperature elevate e la siccità di questi mesi ne hanno poi fatto la sede ideale per discutere di "una crisi planetaria con effetti ecologici, sociali ed economici altamente impattanti".
Crediamo in un giornalismo di servizio ai cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
Con i criptofonini, i clan della Locride gestivano il narcotraffico internazionale da San Luca, paese di tremila anime arroccato sull'Aspromonte jonico. Tramite il "denaro volante", sistema informale di trasferimento di valore gestito da cinesi, con contatti a Dubai, pagavano la droga ai cartelli sudamericani. Con il beneplacito dei paramilitari, tonnellate di cocaina partivano da Colombia, Brasile e Ecuador per poi raggiungere il vecchio continente grazie agli operatori portuali corrotti dei principali scali europei. L'ultimo numero de lavialibera offre la mappa aggiornata degli affari della 'ndrangheta, così per come l'hanno tracciata le ultime indagini europee, in particolare l'operazione Eureka
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti