La home page del sito della Novaya Gazeta, con la dichiarazione editoriale sulla richiesta di revoca delle licenza web
La home page del sito della Novaya Gazeta, con la dichiarazione editoriale sulla richiesta di revoca delle licenza web

Putin vuole cancellare il giornale indipendente Novaya Gazeta

La Corte suprema di Mosca è chiamata a pronunciarsi sulla richiesta avanzata dal governo russo di revocare la licenza del sito web al noto periodico di controinformazione co-fondato da Gorbacëv

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

15 agosto 2022

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Oggi la Corte suprema di Mosca valuterà la richiesta formulata dal governo russo di revocare la licenza al periodico indipendente Novaya Gazeta, co-fondato nel 1993 dall'ex leader sovietico Michail Gorbacëv e storicamente avverso alla politica, interna ed estera, del presidente Vladimir Putin. I rapporti tra il giornale e il Cremlino non sono mai stati idilliaci (Anna Politkovskaya, giornalista autrice sul potere putiniano, è stata uccisa nel 2006), ma se fino a pochi mesi fa articoli e inchieste erano stati in qualche modo "tollerati", dopo l’invasione delle truppe russe in Ucraina la pazienza è finita. Che per la controinformazione tirasse una brutta aria si era già capito il 5 marzo, quando il Parlamento ha introdotto pene fino a 15 anni di carcere per la diffusione di notizie sull’operazione militare ritenute false dal governo.

Guerra in Ucraina, Mosca sotto le sanzioni

Una scelta dolorosa

Il 28 marzo scorso, sulla pagina internet del giornale è comparso un messaggio firmato dai redattori che annunciava l’interruzione dell’attività: “Abbiamo ricevuto un altro avviso da Roskomnadzor. Sospendiamo la pubblicazione del giornale sul sito web, nelle reti e sulla carta fino alla fine dell' 'operazione speciale' sul territorio dell'Ucraina". Roskomnadzor – l’agenzia federale russa controllata dal Ministero delle comunicazioni, che ha il compito di monitorare l'accesso ai mass media – aveva recapitato alla redazione due avvertimenti, il 24 e il 28 marzo, a seguito di altrettanti articoli pubblicati sul sito della Gazeta.
Il direttore Dmitry Muratov – che nell’ottobre 2021 ha condiviso il premio Nobel per la pace con la giornalista filippina, naturalizzata statunitense, Maria Ressa - aveva spiegato ai suoi lettori, attraverso una nota, perché fosse opportuno sospendere le pubblicazioni della versione cartacea e l’aggiornamento del sito web e dei canali social: “Per noi e, lo so, per te, questa è una decisione terribile e difficile, ma dobbiamo salvarci l'uno per l'altro”.

Fiori per impedire a Putin di governare

Tra agguati e riaperture

Il 7 aprile Muratov, mentre si trovava a bordo di un treno alla stazione ferroviaria di Kazansky, a Mosca, è stato vittima di un agguato compiuto da uno sconosciuto, che gli ha lanciato contro della vernice rossa maleodorante. La scena era stata ripresa da un complice dell’aggressore e subito postata su Telegram. Nel frattempo, mentre in Russia la Gazeta chiudeva i battenti, parte della redazione si è trasferita a Riga, in Lettonia, confezionando una versione europea online, la Novaya Rasskaz-Gazeta, bloccata anch’essa dalle autorità russe con l'accusa di "avere screditato le forze armate nazionali”.
A infastidire il Cremlino ha contribuito poi la scelta di Muratov di mettere all’asta, lo scorso 20 giugno a New York, la medaglia d’oro ricevuta con il Nobel. Il cimelio è stato battuto per 103,5 milioni di dollari, denaro che il giornalista ha donato all’Unicef e che servirà per aiutare i bambini rifugiati dall'Ucraina.

Guerra in Ucraina, giornalismo vittima della propaganda

A colpi di rubli

Per indebolire la testata, il governo ha deciso di forzare sulle sanzioni pecuniarie. A inizio luglio, la Gazeta è stata multata di 300 mila rubli (circa 5 mila euro) per un videomessaggio registrato da Muratov sul conflitto in Ucraina. Qualche settimana dopo, è scattata una seconda ammenda di 350 mila rubli per la diffusione di "informazioni socialmente significative e consapevolmente inaffidabili”, come previsto dal Codice dei reati amministrativi della Federazione russa. In particolare, sotto il mirino dei censori è finito un articolo della giornalista e attivista Elena Kostyuchenko, che ha raccontato da Kherson l’occupazione della città ucraina.

Per indebolire la testata, il governo forza sulle sanzioni. A finire nel mirino dei censori anche il reportage dalla città ucraina di Kherson della giornalista Elena Kostyuchenko

Mosca sotto le sanzioni

L’ultima minaccia

Il 27 luglio la redazione ha appreso che Roskomnadzor ha intentato una causa per invalidare il certificato di registrazione del sito www.novayagazeta.ru, appellandosi ai due avvisi di marzo. La redazione ha commentato così l’ennesima invettiva. “Perché le cause vengono presentate quattro mesi dopo l'emissione degli avvertimenti, cosa è cambiato? Non lo sappiamo. È politica? Cosa non è politica adesso? Cosa accadrà al sito? Semplicemente non sarà un media, ma sarà solo un sito web. Fino a quando non lo registreremo di nuovo”.

I giornalisti temono che il prossimo attacco sarà alla versione cartacea. In effetti Roskomnadzor ha già chiesto l'annullamento della registrazione del periodico, appellandosi a un cavillo burocratico, vale a dire la mancata fornitura dello statuto della redazione entro il periodo di tempo stabilito dalla legislazione sui media. Dalla redazione sono pronti allo scontro: “Cosa farà Novaya Gazeta? Ci prepareremo per i tribunali, per difendere il nostro lavoro (…) la cosa più importante è che ci siamo e ci saremo. (…) I nostri giornalisti non hanno paura nel mostrarvi la verità. In un paese in cui le autorità vogliono costantemente vietare qualcosa, compreso il divieto di dire la verità, dovrebbero esserci pubblicazioni che continuano a dedicarsi al vero giornalismo”. La nota editoriale si conclude con un appello a supportare il giornale attraverso una donazione. “Dai subito il tuo contributo all'indipendenza del giornalismo in Russia”.

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