
"No bassaran!": gli attivisti francesi che difendono la terra

21 settembre 2022
Conoscitori del mare e dei suoi abitanti, due uomini in Sardegna stavano sperimentando delle soluzioni controllate e trasparenti per dare il via alla produzione legale di oloturie, molto ricercate dai mercati asiatici. Tuttavia sono stati costretti a fermarsi dopo il divieto di pesca introdotto nel 2018 dal ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf), sulla scia delle indagini avviate a Taranto sulla pesca di frodo.
Biologo marino e allevatore di ostriche, Franco Rossi (nome di fantasia, perché l’intervistato preferisce restare anonimo) aveva un obiettivo: avviare nel golfo di Alghero, nel nord ovest dell’isola, il primo progetto di acquacoltura di oloturie in Italia. "I biologi marini hanno un’idea fissa, usare al meglio le risorse – spiega in un pomeriggio di metà luglio, durante una pausa dal lavoro –. Volevo raggiungere il recupero perfetto e realizzare un impianto multitrofico". Si tratta di un sistema in cui possono convivere più specie, in maniera tale che i rifiuti di una possano essere il nutrimento dell’altra. "Nell’impianto ci sarebbero state le ostriche in superficie e le oloturie sul fondale per migliorare il ciclo biologico", aggiunge. Il suo era un progetto sperimentale e non produttivo, nulla a che vedere con il commercio dei cetrioli di mare.
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