15 novembre 2022
È la primavera del 2017 quando nell’alto casertano sbarca uno dei clan più temuti della Campania, da tempo operativo nell’area di Nola: i Sangermano. Il capo, Agostino – detto il Califfo – mette gli occhi e le mani su una serie di terreni compresi tra Mignano Monte Lungo e Galluccio, in provincia di Caserta, in un territorio al confine con il Lazio. Stando alle indagini, il sodalizio manda sul posto un emissario, Michele Sangermano, che inizia a rastrellare “le terre” con l’aiuto di un taglialegna del posto, Giovanni Marra. Le zone interessate sono a destinazione boschiva. Il vero affare però sono i noccioleti, colture che possono beneficiare di importanti finanziamenti dell’Unione europea. Così quella che il gip del Tribunale di Napoli Fabrizio Finamore definisce “l'associazione camorristica denominata ‘Clan Sangermano’”, comincia un acquisto compulsivo di terreni, utilizzando metodi violenti nei confronti dei venditori dubbiosi, che volevano prendere tempo o non volevano vendere affatto.
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Il filone di indagine sulle vendita forzata dei terreni finisce nella più ampia indagine condotta dalla Dda di Napoli sulla rinascita dei Sangermano, una famiglia molto temuta e rispettata nel comprensorio di Nola, suo storico quartier generale, dove già il padre di Agostino e Nicola, Carmine Sangermano, era considerato così influente da avere rapporti con Raffaele Cutolo.
Il filone di indagine sulle vendita forzata dei terreni finisce nella più ampia indagine condotta dalla Dda di Napoli sulla rinascita dei Sangermano, tanto che già Carmine Sangermano era considerato così influente da avere rapporti con Raffaele Cutolo
Una circostanza riferita da più collaboratori di giustizia e che viene riportata anche nell’ordinanza di custodia cautelare che poche settimane fa ha portato all’arresto, tra gli altri, dei fratelli Sangermano, del loro commercialista e del taglialegna di Mignano Montelungo. Le indagini, condotte dai carabinieri, sono durate tre anni, dal 2016 al 2019, e all’inizio di novembre scorso hanno portato a 25 arresti.
Il rastrellamento di terreni destinabili a noccioleti, nell’alto casertano, rientra tra le attività che vari gruppi criminali, in diverse parti d’Italia, mettono in atto per accaparrarsi i fondi comunitari per l’agricoltura e le politiche green. Le nuove leve della criminalità organizzata campana non fanno eccezione.
Già in un’intercettazione del 2016, l’intento degli arrestati nella presente operazione appare piuttosto chiaro. E infatti Michele Sangermano, l’uomo incaricato di effettuare i sopralluoghi a Mignano Monte Lungo e di contattare i proprietari dei terreni, dice: “… ma mo’ questa terra è stata presa con le noccioline? … e loro stanno mettendo sempre bosco…”. Uno dei proprietari costretti a vendere ha denunciato: “Sangermano Michele, all’atto di acquistare i nostri terreni, ci disse che avrebbe voluto impiantarvi una piantagione di noccioline. Non ci disse a nome di chi sarebbe stato stipulato l'atto definitivo di acquisto del terreno in questione… e so che aveva in essere una pratica per ottenere dei fondi statali per le colture impiantate sui terreni, tra cui quello acquistato da noi”.
Il rastrellamento di terreni destinabili a noccioleti, nell’alto casertano, rientra tra le attività che vari gruppi criminali, in diverse parti d’Italia, mettono in atto per accaparrarsi i fondi comunitari per l’agricoltura e le politiche green
L’emissario del clan si era presentato nel piccolo centro dell’alto casertano come un imprenditore spregiudicato e pieno di soldi: solo quando i proprietari dei terreni sono stati costretti a vendere con minacce è emersa nell’affare la lunga mano dei Sangermano.
Nelle intercettazioni, gli indagati affermano la loro potenza: “… qua comandiamo noi”, mentre le persone costrette a vendere hanno dichiarato ai carabinieri di avere molta paura degli uomini del clan. Uno dei proprietari racconta le pesanti intimidazioni subite da Michele Sangermano: “Io ti accendo tutto se adesso ti tiri indietro… e so dove state di casa”. Nei tanti dialoghi intercettati e analizzati dalla Procura distrettuale campana prende corpo la pista descritta dal gip di Napoli. “Tali conversazioni – si legge negli atti – confermano la piena partecipazione anche di Sangermano Nicola nella gestione dei terreni del fratello Agostino e degli altri sodali nelle zone tra Mignano Montelungo (Ce) a Conca della Campania (Ce), ma soprattutto l'interessamento da parte del sodalizio criminale alla monopolizzazione dei terreni nella zona dell'alto casertano”.
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Come affermato dal magistrato titolare delle indagini, è lo stesso Nicola a indicare al suo interlocutore gli investimenti che il fratello Agostino e il sodale Paolo Nappi stanno effettuando in quella zona, elencando le località dove si trovano i terreni da questi acquisiti e indicando le loro estensioni. La trasformazione illecita dei terreni da ‘boschivi’ in ‘coltivabili’, in questo contesto si rivela essere “uno stratagemma utilizzato dagli indagati, i quali, una volta acquisito il possesso di terreni in quella zona (terreni che presentano connotazione prevalentemente boschiva), li trasformano illecitamente in terreni coltivabili, procedendo ad estirpare illegalmente la vegetazione sottoposta al vincolo paesaggistico per sostituirla con intere piantagioni di noccioleti”.
Da quei terreni si può guadagnare due volte: prima trasformandoli in noccioleti, poi avviando le procedure per accedere ai finanziamenti a fondo perduto e ai contributi agevolati rivolti al settore agricoltura
Proprio Nicola spiega – intercettato – che in quei terreni, il fratello Agostino sta facendo “tagliare il ‘bosco’ mediante un escavatore poiché deve poi piantarci noccioleti”. Non finisce qui perché con quei terreni si può guadagnare due volte: prima trasformandoli in noccioleti, poi avviando le procedure per accedere ai finanziamenti a fondo perduto e ai contributi agevolati rivolti al settore dell'agricoltura.
I Sangermano non sono una famiglia qualunque. È divenuto celebre l’episodio dell’inchino della Madonna di Livardi davanti alla loro sontuosa villa di famiglia, il 5 giugno del 2016 quando, durante la processione, la statua vestita d’oro fece una sosta imprevista per omaggiare il capoclan: il parroco lasciò la processione, ricevendo qualche giorno dopo qualche giorno la solidarietà del sindaco. Anche la cantante che accompagnava il rito confermò di aver ricevuto istruzioni per esibirsi con un brano concordato, proprio sotto quell’abitazione.
Simboli di un potere antico e riconosciuto, adesso esportato in un altro lembo della Campania ricco di boschi secolari e aree incolte, ghiottissime per chi fa incetta di denaro pubblico.
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