1 dicembre 2022
1.770: sono le persone a cui nel 2021 è stata diagnosticata l’infezione da Hiv (virus dell’immunodeficienza umana). 3 ogni 100mila abitanti. Un numero sotto la media europea – che si attesta a 4,3 – e in diminuzione rispetto agli anni scorsi. Ma quasi i due terzi di chi scopre di essere malato, lo fa a causa della comparsa dei sintomi, ossia quando entra in una “fase già avanzata”. È questo il quadro che emerge dalla ricerca annuale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) che pubblica i dati relativi alle infezioni da Hiv durante il 2021 in occasione della giornata mondiale contro l’Aids (sindrome da immudeficienza acquisita).
Purtroppo l’informazione sul tema rimane ancora troppo spesso nell’ombra a causa dello stigma vissuto da chi scopre di essere positivo al virus. Per riuscire a contrastare la sua diffusione, 12 città italiane hanno aderito al progetto Fast-track cities, una partnership globale nata a Parigi e promossa dall’Associazione internazionale dei fornitori di cure per l’Aids (Iapac) e due programmi delle Nazioni Unite (Unaids e Un-habitat), oltre che alla capitale francese. Lo scopo, si legge nel documento di lancio dell’iniziativa, “è quello di porre fine, entro il 2030, all’Aids come minaccia per la salute pubblica”. A Torino è stato istituito un tavolo di coprogrammazione tra il comune, l’asl e alcune associazioni (Anlaids, Arcibaleno aids, Casarcobaleno, Croce rossa italiana, Associazione giobbe, Gruppo abele e Lila Piemonte) per rendere più accessibili a chiunque i test per Hiv e sifilide, in ambienti lontani dagli ospedali.
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Un dato è da tenere in considerazione: più dell’80% delle infezioni da hiv è trasmesso per via sessuale. “L’incidenza dell’Aids – si legge nel notiziario dell’Iss dedicato al tema – è in costante diminuzione”, mentre aumenta dal 80,8% del 2020 al 83% del 2021, chi ha scoperto di essere positiva all’Hiv nel semestre precedente la diagnosi di Aids.
Le cifre, però, possono essere al ribasso, visto che il registro nazionale Aids ha risentito dell’epidemia da Covid–19 con la conseguente sottodiagnosi o sottonotifica dei casi. Avvicinare le persone al controllo periodico, specie chi ha avuto comportamenti a rischio, è importante non solo per la salute individuale, ma anche per salvaguardare quella pubblica. A confermarlo Anna Lucchini, responsabile del Centro multidisciplinare per la salute sessuale (Cemuss) di Torino: “Quasi tutte le nuove infezioni da hiv sono dovute a trasmissione da persone che non sapevano di averlo”.
Quasi tutte le nuove infezioni da hiv sono dovute a trasmissione da persone che non sapevano di averlo
Uno studio inglese del 2015 ha dimostrato che l’aumento del numero di test permette di scoprire più casi latenti e quindi di avviare le persone positive al test a un percorso di cura. “Ci sono due ordini di vantaggi – spiega Lucchini – : il primo è personale, perché si riesce a vivere più a lungo. Bisogna ricordare che l’Hiv resta comunque una diagnosi pesante, anche se con i farmaci a disposizione ora è sicuramente più facile da gestire rispetto a qualche decennio fa. La seconda è sociale: la ricerca dimostra che raddoppiando o triplicando il numero di test si ottiene, nell’arco di cinque anni, fino all’80% in meno di nuove infezioni”.
Il test è gratuito e può essere svolto in qualsiasi struttura sanitaria. Ma il semplice fatto di doversi recare in un ambiente di questo tipo può diventare una barriera, soprattutto per alcune fasce d’età, come i più giovani. A causa della pandemia, attualmente serve persino un appuntamento. Sono state trovate alcune soluzioni: una di queste è l’istituzione di check-point nelle città, lontane dagli ospedali, in cui le persone possono usufruire del servizio in orari più ampi di quelli proposti dagli istituti e lontano da occhi indiscreti.
Il coinvolgimento della comunità e delle associazioni del terzo settore, che possono accompagnare l’offerta del servizio e così raggiungere chi è ad alto rischio di infezione è fondamentale
Un’altra è darei test gratuiti vicino a luoghi d’aggregazione, soluzione che offre la grande opportunità di aumentare la platea di persone che possono essere coinvolte. Poi, il coinvolgimento della comunità e delle associazioni del terzo settore, che possono accompagnare l’offerta del servizio e così raggiungere chi è ad alto rischio di infezione. Infine, la possibilità di fare il test da soli, avendo a disposizione informazioni sui percorsi e sui centri a cui rivolgersi in caso di dubbi.
Il capoluogo piemontese è diventata una Fast-track city a ottobre 2020, quando ha sottoscritto la Dichiarazione di Parigi, ossia il documento con cui si sancisce l’impegno a raggiungere gli obiettivi della partnership, ed. Ha iniziato con una campagna di sensibilizzazione,per arrivare poi a proporre le Testing night, ossia serate che una volta al mese offrono la possibilità del test a chiunque durante eventi cittadini. Da novembre 2021 sono stati effettuati 428 test, di cui 3 sono risultati reattivi all’hiv e due alla sifilide.
In Italia sono Fast-Track cities anche Milano, Bergamo, Brescia, Firenze, Genova, Palermo, Sanremo, Latina, Legnano, Modena e Ancona. L’obiettivo è rendere il test dell’hiv una prassi, perché la patologia resti solo un cattivo ricordo lontano.
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