Ghb e Gbl, le droghe del sesso arrivano via posta

L'avevano gli escort ingaggiati da Luca Morisi, ex collaboratore di Matteo Salvini. Don Francesco Spagnesi e il suo compagno la compravano con le offerte dei fedeli. L'utilizzavano Manuel Foffo e Marco Prato quando hanno ucciso Luca Varani. Nel 2021 la Direzione centrale dei Servizi antidroga ha registrato aumenti vertiginosi delle denunce per possesso di Ghb e Gbl, chiamate anche "droga dello stupro". Sono cresciuti anche i sequestri di queste sostanze, che possono dare assuefazione

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

Aggiornato il giorno 18 gennaio 2024

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"Ti portiamo anche G. Ti piacerà molto, te lo assicuro", scriveva un escort a Luca Morisi, l’uomo della comunicazione di Matteo Salvini. Don Francesco Spagnesi, prete di Prato, e il suo compagno l’hanno pagata con le offerte dei fedeli: hanno patteggiato pene superiori ai tre anni. A Roma era stata utilizzata nel festino nel quale Manuel Foffo e Marco Prato hanno ucciso Luca Varani. C’è chi la chiama “droga dello stupro” ("rape drug") o “ecstasy liquida”, nel gergo si usa “G” o “Gina”. Nelle app per incontri e nelle chat è indicata col simbolo di un diamante. Si tratta del Ghb e del Gbl, molto ricercate per i chemsex, orge (soprattutto tra gay) a base di droghe. Sembrano le sostanze del momento, ma il Ghb circola già dagli anni Novanta. Quel che è cambiato realmente è la diffusione. Le poche ricerche sul tema danno conto di un fenomeno in crescita, ma aumentano anche le operazioni delle forze di polizia: al 23 novembre scorso, erano 119 le persone denunciate per possesso di Gbl nel 2021 (di cui 82 agli arresti), mentre nel 2020 erano venti e nel 2019 soltanto sei. In crescita anche i litri sequestrati: 74,5 nel 2021 (arrivati a 89,4 alla fine dell'anno), 58,6 nel 2020 e 6,8 nel 2019.

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La storia del Ghb e del Gbl

Alcover, farmaco per curare l'alcolismo (Wikimedia)
Alcover, farmaco per curare l'alcolismo (Wikimedia)

Il Ghb (acido gammaidrossibutirrico) è una molecola presente nell’organismo, ma può anche essere assunta come liquido trasparente quasi privo di odore e sapore. "Può essere usato come una sostanza stimolante nelle discoteche e può dare un effetto simile all’assunzione di diversi bicchieri di alcool, ma una piccola quantità in più può provocare effetti più gravi", spiega Tim Surmont, analista dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda). "Non è una nuova sostanza e questo è un equivoco da rimuovere", sostiene Alessandra Ortenzi, dirigente della Direzione centrale dei servizi antidroga (Dcsa), organismo interforze del ministero dell’Interno. Negli anni Novanta il Ghb era testato come farmaco (l’Alcover) per far calare il desiderio di bere negli alcolisti, ma qualcuno aveva trovato un modo alternativo di usarlo e così la vendita illegale online si era già diffusa a fine anni Novanta. Nel novembre 1999 in Italia Ghb e Gbl sono inseriti nella tabella delle sostanze stupefacenti. L’Onu comincia a considerare il primo come una sostanza stupefacente dal marzo 2001.

A livello internazionale c’è meno unanimità nel proibire il Gbl, prodotto in Cina. "Ha molti usi legali nell’ambito chimico e ha una maggiore libertà di commercializzazione – afferma Antonio Lombardi della Dcsa –. È facilmente reperibile, anche nella rete aperta, su siti i cui server si trovano in Stati dove il commercio è lecito". Il Gbl può essere utilizzato come precursore per realizzare il Ghb. Nel 2019 nei Paesi Bassi sono stati smantellati sette laboratori e altri due sono stati scoperti in Germania. Diciotto Paesi hanno segnalato sequestri di Ghb e Gbl per un totale di 48 tonnellate e poco meno di 500 litri, si legge nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio europeo. "Si possono trovare su Internet ricette per realizzare Ghb in maniera precisa a partire dal Gbl", dice Surmont, aggiungendo che il Gbl può anche essere assunto in maniera diretta "perché, all’interno dell’organismo, reagisce con altre sostanze e produce Ghb".

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Come arrivano Ghb e Gbl in Italia

Nessun container sulle navi: Ghb e Gbl arrivano via posta o tramite corriere espresso, comprati online, spesso senza neanche la necessità di utilizzare il dark web. Non hanno volumi paragonabili alla cocaina, ma stanno aumentando e ci sono moltissime indagini in corso, cosa impensabile fino a qualche anno fa", racconta Lombardi. Basta una ricerca su Google per trovare siti che offrono quattro flaconi da un litro di Ghb a 370 euro. Ancora più facile comprare il Gbl, legale in alcuni Stati: molti degli indagati dell’inchiesta Earphone, condotta dai carabinieri del Nucleo antisofisticazione e salute (Nas) e coordinata dalla procura di Roma, l’avevano comprata così.

L’inchiesta ha svelato l’esistenza di una piccola organizzazione, chiamata “la famiglia romana”, e ha portato a sequestri per un totale di 16 litri di “droga dello stupro”, pari a circa 30mila dosi singole. La “famiglia” acquistava via Internet da Olanda e Croazia, poi vendeva al dettaglio attraverso tre sottogruppi di pusher: il “gruppo di Danny”, che ruotava attorno a un circolo privato, aveva clienti di alto livello e si avvaleva anche di alcuni rider di Glovo; il “gruppo di Ostia” e infine alcuni intermediari a Napoli. Talvolta chi acquista online la droga è anche la persona che organizza i festini, ma può anche rivenderla tramite chat e app per incontri.

"Si rileva un trend di consumo in crescita, in particolare per le sostanze Ghb e Gbl, più note come 'droghe dello stupro'", si legge nel rapporto 2021 della Dcsa che dal 2015 monitora la rete per contrastare la compravendita di queste droghe. I dati forniti dalla Direzione antidroga a lavialibera lo dimostrano.

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Un trend in crescita in un mercato di nicchia

Ghb e Gbl sono usati soprattutto nei chemsex, incontri sessuali in cui si consumano droghe sintetiche. "È un fenomeno silente in continua evoluzione e crescita in Italia", si legge in uno studio pubblicato su The journal of sexual medicine nel 2020 e condotto da alcuni ricercatori guidati da Filippo Nimbi, docente di psicologia e sessuologia all’università Sapienza di Roma: "Il chem-sex è principalmente, ma non solo, diffuso tra uomini che fanno sesso con uomini e i casi di cronaca ne danno atto", spiega Nimbi. Certo, è molto marginale: in Italia soltanto il 2,6 per cento degli omosessuali ha avuto esperienze di questo tipo nel mese prima del sondaggio condotto per il rapporto Emis 2017 dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). 

Il fenomeno del chem-sex è molto diffuso nelle grandi città, soprattutto nel nord. Si usano varie droghe: "Bisogna immaginare un festino in cui ognuno porta le sue sostanze e poi ognuno prende quella che preferisce, a volte anche mischiando", dice il ricercatore. Si possono usare crystal (metanfetamine) e mefedrone, che aumentano la sensazione di piacere ma in Italia sono poco diffuse a vantaggio della cocaina basata (il crack), ma l’uso di Ghb o Gbl è prevalente: "Disinibiscono e permettono di fare attività sessuali su cui uno potrebbe avere alcune remore", continua. A queste sostanze si aggiungono anche l’alcol oppure farmaci come Viagra e Cialis per contrastare gli effetti collaterali delle droghe sull’erezione. 

Nonostante sia meno usato rispetto ad altre droghe, il Ghb è ai primi posti tra le sostanze rilevate in Europa nelle persone ricoverate per intossicazioni: nel 2018 era presente nel 23 per cento dei casi, dietro l’Mdma (46 per cento) e la cannabis (25), ma prima della cocaina.

I rischi legati all'assunzione di Gbl e Ghb

"Ci sono alcuni uomini a cui il sesso senza l’uso di sostanza non piace più"Filippo Nimbi - Sessuologo

Ci sono poi i rischi legati all’assuefazione. "In generale abuso de sta cosa. Non è che questa cosa un po’ crea problemi?", chiede un acquirente al suo pusher, intercettato nell’indagine Earphone: "Fermati un poco, eh! Se esageri te devi fermà", gli replica lo spacciatore. Il pericolo esiste, ma stando ai dati del Sistema informativo nazionale dipendenze (Sind) in Italia sono soltanto quattordici le persone in trattamento per problemi col Ghb su un totale di 125.428 tossicodipendenti in cura.

Non tutti arrivano a rivolgersi ai servizi per le dipendenze: "Sono stato in contatto con i Ser.d. in alcune occasioni, ma non mi piacciono. Di solito, quando dico di avere problemi col chemsex, devo spiegare cos’è ogni volta. Le reazioni non sono mai positive: mi guardano male, mi sento giudicato e mi trattano come un tossico qualsiasi", ha detto un 41enne intervistato dai ricercatori. Poche organizzazioni, ad esempio l’Associazione solidarietà Aids a Milano e Plus a Bologna, fanno un lavoro per la riduzione dei rischi. Non ci sono protocolli chiari: "Personalmente mi baso su un approccio integrato portato avanti a Londra – conclude Nimbi – che non demonizza l’utilizzo, ma cerca di costruire alternative. Il rischio può essere una dipendenza da sesso e sostanza insieme". Se non si arriva alla dipendenza, si può arrivare all’uso problematico: "Ci sono alcuni uomini a cui il sesso senza l’uso di sostanza non piace più".

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