Unspash/Nastya Dulhiier
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Droghe, prevenzione non pervenuta

Le terapie sostitutive – come l'assunzione di metadone – servono solo a stabilizzare e gestire le dipendenze. Rivoluzionario sarebbe costruire società dove s'impara a non cadervi

Fabio Cantelli Anibaldi

Fabio Cantelli AnibaldiScrittore

19 dicembre 2022

Nel dossier sulle droghe pubblicato sullo scorso numero de lavialibera non viene trattato un tema cruciale: la prevenzione, cioè cosa fare affinché un giovane non incontri le droghe o, avendole incontrate, sia in grado di lasciarle senza rimpianti e senza aver messo a repentaglio, oltre che la salute fisica, quella emotiva, la facoltà stessa di sentire la vita. Questione che giocoforza non si pone chi considera l’assunzione di stupefacenti come una realtà data, ineluttabile, da valutare quindi con scientifico distacco senza stigmatizzare gli assuntori (chiamati, con ipocrita eufemismo, consumatori) e limitandosi pragmaticamente e laicamente a ridurre eventuali rischi e danni. 

Don Ciotti: La guerra alla droga non serve a nessuno

Tutto questo in nome di una "pace con la droga" rivendicata come un progresso rispetto alla pettoruta e fallimentare "guerra alla droga" di reaganiana memoria, essendo in realtà, guerra e pace, figlie di una medesima logica, scaturendo entrambe dall’ignoranza di cosa un essere umano cerca e s’illude di trovare nelle droghe e del perché dunque il tossicomane non sia un malato da compatire, curare e mettere nelle condizioni di convivere con la malattia, senza nutrire speranze che si emancipi dalla dipendenza o addirittura rivendicando un suo presunto diritto a dipendere.  

Attrazione fatale

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