
Dare un nome a chi muore in mare

Paolo ValentiRedattore lavialibera

28 febbraio 2023
Il pensiero religioso e quello politico hanno spesso giustificato l’esistenza dei potenti per il presunto ruolo protettivo che esercitano nei confronti dei senza potere. Questa giustificazione si accompagna all’idea che l’élite è in grado di riprodursi principalmente tramite atti di generosità, rinuncia e altruismo. Con l’idea marginalista, il pensiero economico aggiunge che chi possiede molte risorse perde l’appetito di accumularle e che queste risorse, al contrario, ricadranno verso il basso, distribuendosi tra chi ne è privo.
Ecco perché, forse, quando ci troviamo di fronte alla criminalità dei potenti siamo disorientati: le dottrine ufficiali ci hanno sempre insegnato che il crimine è prodotto da povertà, esclusione, deficienze materiali e patologie culturali. Il crimine dei potenti, al contrario, è frutto di eccedenze e privilegi e il suo fatturato supera di migliaia di volte il danno provocato dalla criminalità convenzionale.
Il potere, ovviamente, consiste nel costringere qualcuno, tramite la forza o il consenso, a fare qualcosa. I potenti che commettono reati, perciò, si avvalgono di coercizione e, simultaneamente, di narrazioni e codici comunicativi che rendono le loro condotte accettabili e riproducibili. Max Weber, a questo proposito, distingueva tra potere e dominio, il primo basato sull’uso o sulla minaccia dell’uso della forza, il secondo sul consenso suscitato. Analogamente, Antonio Gramsci parlava di dominazione, che mira a soggiogare o anche a liquidare i gruppi rivali, e di leadership, vale a dire la capacità di creare consenso, diffondere valori che danno forma a un sistema morale e normativo egemone. Così i potenti, che possono ricorrere alla cospirazione e alla coercizione, alla segretezza e alla falsificazione, ma allo stesso tempo hanno bisogno di suscitare ammirazione e imitazione. In questo senso, devono da un lato nascondersi e dall’altro esibirsi, facendo delle loro malefatte altrettante azioni promozionali: gli spettatori vanno resi partecipi dell’azione, vanno coinvolti, devono identificarsi.
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Con i criptofonini, i clan della Locride gestivano il narcotraffico internazionale da San Luca, paese di tremila anime arroccato sull'Aspromonte jonico. Tramite il "denaro volante", sistema informale di trasferimento di valore gestito da cinesi, con contatti a Dubai, pagavano la droga ai cartelli sudamericani. Con il beneplacito dei paramilitari, tonnellate di cocaina partivano da Colombia, Brasile e Ecuador per poi raggiungere il vecchio continente grazie agli operatori portuali corrotti dei principali scali europei. L'ultimo numero de lavialibera offre la mappa aggiornata degli affari della 'ndrangheta, così per come l'hanno tracciata le ultime indagini europee, in particolare l'operazione Eureka