Aggiornato il giorno 1 giugno 2021
La prima Procura europea (Eppo) inizia le proprie attività mentre l'attenzione degli Stati membri è massima, per le centinaia di miliardi di euro che saranno erogati con il Recovery plan. La strada per la sua nascita è stata tutta in salita: dalle resistenze politiche (in Italia, ad esempio, da parte della Lega) all'inadeguatezza delle risorse economiche stanziate inizialmente fino ai ritardi (anche italiani) dei vari Stati membri. Vi riproponiamo l'intervista esclusiva a lavialibera rilasciata dalla procuratrice europea Laura Codruta Kövesi l'estate scorsa, durante le fasi di avvio del lavoro.
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Se non fosse per il suo stile austero e i suoi modi formali, Laura Codruta Kövesi sarebbe una star da podio. Le prime sfide le ha affrontate a sedici anni nella squadra nazionale giovanile di basket. A trentatré si è guadagnata il titolo di prima procuratrice generale donna della Romania. Quando nel 2013 è stata nominata capo della Direzione nazionale anticorruzione del Paese, il suo nome è divenuto famoso anche oltre i confini rumeni per le innumerevoli indagini condotte nei confronti dei più alti vertici politici di Bucarest. Estromessa da questo ruolo dal ministro della Giustizia del suo Paese, da ottobre 2019 è a capo dello European public prosecutor’s office (Eppo), la neonata procura europea che indagherà i reati che ledono il bilancio dell’Unione: frodi sui fondi europei oltre i diecimila euro, frodi Iva transfrontaliere oltre i dieci milioni, corruzione e riciclaggio.
Dopo mesi di estenuanti trattative e ostilità provenienti non a caso anche dal governo rumeno, alla fine Consiglio dell’Ue ed Europarlamento hanno affidato a lei la guida della super procura: "La signora Kövesi è estremamente competente e vanta un impressionante record di risultati nella lotta alla corruzione conseguiti con notevole resilienza e grande coraggio", ha commentato Monika Holmeier, capo della Commissione di controllo dei bilanci dell’Europarlamento. Una decisione sostenuta anche dalle famiglie del reporter slovacco Ján Kuciak e della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, entrambi uccisi per le loro inchieste: "La sua nomina significherebbe che in Europa non c’è più spazio per compromessi nella lotta fatale contro la corruzione", hanno scritto in una lettera i familiari dei giornalisti uccisi.
Di nuovo una sfida. Il primo tentativo di istituire una Procura europea risale al 2013. Ora che 22 Stati membri, tra cui l’Italia, hanno trovato la quadra, mancano le risorse. Per non parlare del sostegno politico, non certo unanime. "Ci sono ancora Paesi che pensano che l’Eppo dovrebbe lavorare con procuratori part time e un budget limitato". Tra gli altri, gli eurodeputati leghisti, che ritengono la Procura dispendiosa, nonché una minaccia alla sovranità degli Stati membri. "Noi procediamo con i negoziati". Kövesi non è una che si arrende facilmente, né tanto meno si lascia scoraggiare. "L’obiettivo è iniziare il nostro lavoro entro la fine dell’anno, ma al momento c’è ancora qualche…diciamo sfida, non necessariamente ostacolo".
La cooperazione giudiziaria su questi temi è spesso problematica. Come lavorerete?
La Procura europea segnerà una svolta nelle indagini internazionali. Mentre oggi le procedure di cooperazione in ambito giudiziario sono lente, farraginose e complesse, l’Eppo permetterà di agire a una velocità senza precedenti grazie ai procuratori europei delegati. Un procuratore delegato europeo italiano che avesse bisogno di un’informazione in Germania potrà, per esempio, chiederla direttamente al proprio collega tedesco senza dover passare per dispendiose formalità. Non solo: potrà utilizzare quella prova raccolta in un altro Stato durante il processo. Questi procuratori non dovranno più scontare le limitazioni dei loro sistemi nazionali, ma potranno contare sulla capacità unica dell’Eppo di ottenere e analizzare informazioni aggregate a livello europeo. Avranno accesso a informazioni operative e strategiche d’insieme e a rapporti stilati a livello centrale qui a Lussemburgo (sede dell’Eppo, ndr). Da ultimo, la Procura europea contribuirà al recupero dei fondi sottratti alla collettività. Troppe volte vediamo criminali comprare beni in altri Paesi o aprire conti correnti in altre giurisdizioni. Nessun criminale dovrebbe sentirsi al sicuro nel nascondere i propri capitali.
"Una delle priorità è aumentare la capacità di recupero dei patrimoni illeciti confiscati, anche in paradisi fiscali come Lussemburgo, Malta e Irlanda"
Lavorerete anche sui paradisi fiscali europei come il Lussemburgo, Malta o l’Irlanda?
Certamente. Una priorità dell’Eppo sarà proprio l’aumento della capacità di recupero dei patrimoni illeciti confiscati. Non basta mandare in carcere i criminali, bisogna recuperare i benefici materiali che questi soggetti ottengono commettendo reati. Ogni qualvolta un procuratore delegato lo richiederà, l’Eppo porterà avanti indagini finanziarie parallele al fine di identificare e recuperare i capitali sottratti.
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Si aspetta che qualche Stato membro possa ostacolare il vostro lavoro?
Dalla mia precedente esperienza in Romania so che avremo a che fare con persone potenti, ricche, pericolose o comunque con un ruolo importante nella società. Per questo mi aspetto di ricevere attacchi contro l’Eppo o contro qualche procuratore. Per me è però fondamentale sapere che l’Eppo sarà un’istituzione indipendente e questa mi sembra una buona premessa per ottenere risultati. Molto dipenderà dai procuratori europei delegati che selezioneremo tra quelli indicati dalle autorità nazionali: abbiamo bisogno di procuratori professionali, coraggiosi con alti standard di integrità. Se ci riusciremo, non avremo da temere.
Si sente supportata dalle istituzioni europee?
È difficile dirlo. L’Eppo non ha precedenti, è la prima volta che viene istituita una procura a livello europeo. All’inizio siamo stati trattati come un’agenzia, ma ho spiegato chiaramente che l’Eppo è una procura. Come detto, abbiamo bisogno di risorse sia economiche che umane. L’ho spiegato alla Commissione, al Parlamento, ho mandato lettere ai ministri della giustizia dei Paesi partecipanti. Spero che alla fine tutti capiranno l’importanza di questa nuova istituzione e ciò di cui abbiamo bisogno per cominciare. Solo allora vedremo se saremo davvero sostenuti.
Com’è la collaborazione con l’Italia?
Al momento abbiamo cominciato le consultazioni per stabilire il numero di procuratori europei delegati italiani. Da parte dell’Eppo c’è la volontà di collaborare in maniera stretta perché penso che l’Italia sia di importanza strategica per la Procura. Da molti anni spinge per avere una struttura come questa, specializzata nella criminalità organizzata transnazionale. Il successo dell’Eppo dimostrerà la validità della tesi italiana. Ho in mente un esempio tra tutti: l’omicidio del giornalista slovacco Ján Kuciak, ucciso quando stava per completare un articolo sulle attività della ‘ndrangheta nella Slovacchia orientale. Qui la ‘ndrangheta ha operato per anni frodando i bilanci europei e riciclando denaro sporco del tutto inosservata. Con la sua inchiesta Kuciak ha evidenziato i limiti nell’applicare e far rispettare la legge in base agli strumenti classici della cooperazione giudiziaria, dimostrando anche come tutto ciò sia stato possibile grazie a politici, uomini d’affari e funzionari pubblici. Sono convinta che in un mondo con una Procura europea davvero indipendente sia la criminalità internazionale che quella locale portata a galla da Kuciak sarebbero state scoperte molto prima e più efficacemente. Ecco perché sono fiduciosa che il governo italiano farà tutto ciò che è necessario per permettere all’Eppo di operare al meglio sin dal primo giorno.
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Al momento i delegati rimangono un punto di domanda. La Commissione europea parla di 32 procuratori e un quarto. Cosa significa?
Me lo sono chiesta anche io perché in venticinque anni di carriera non ho mai incontrato metà o un quarto di procuratore. Questa stranezza si è resa possibile per una disposizione che vuole permettere ai procuratori delegati di lavorare part time per l’Eppo. In questo modo si creerebbero situazioni in cui un procuratore delegato nel bel mezzo di un’udienza dovrebbe abbandonare l’aula per tornare a occuparsi dei propri casi nazionali. L’Eppo ha bisogno di procuratori a tempo pieno, è fondamentale per la loro efficienza, ma anche per la loro indipendenza. In caso contrario, si troverebbero a dover rispondere sia al procuratore generale nel proprio Stato membro che all’Eppo. Ho già chiarito a Parlamento, Commissione e Consiglio che se cominceremo con 32 procuratori e ¼ il lavoro della Procura si bloccherà immediatamente.
Di quanti procuratori delegati avrebbe bisogno?
Subito dopo essere stata nominata ho chiesto agli Stati membri di fornirmi i dati sui casi aperti negli ultimi quattro anni a livello nazionale per quanto riguarda i reati che ora sono di competenza dell’Eppo: ci sono già circa tremila casi di arretrato che la Procura riceverà non appena entrerà in azione. A questi si aggiungeranno circa duemila nuovi casi all’anno. Tenuto conto di questi calcoli e delle specificità nazionali, abbiamo stabilito che la Procura ha bisogno di 140 procuratori europei delegati per operare nei 22 Stati partecipanti.
Il budget a disposizione è sufficiente?
Sulla base delle analisi fatte ho chiesto alla Commissione europea 55 milioni di euro per il 2021. La Commissione ha proposto 37,7 milioni di euro e i negoziati sono ancora in corso. Sono convinta che 55 milioni siano il minimo per iniziare a lavorare in maniera efficace.
Quali sfide dovrà affrontare la Procura una volta in azione?
Per noi la sfida maggiore sarà quella di lavorare in maniera unitaria perché useremo codici penali e codici di procedura penale differenti. Ma se penso alla Procura europea in generale, la vera sfida sarà quella di guadagnare la fiducia dei cittadini europei.
"Dimostreremo che l'Eppo è un'istituzione forte e indipendente in grado di far rispettare un principio fondamentale: la legge è davvero uguale per tutti"
Come ci riuscirete?
Semplicemente lavorando in maniera efficiente e dimostrando ai cittadini europei che l’Eppo è un’istituzione forte e indipendente in grado di far rispettare un principio fondamentale in uno Stato di diritto: la legge è davvero uguale per tutti. Se ci riusciremo, allora i cittadini si fideranno di noi e noi potremo avere accesso a maggiori informazioni e migliorare il nostro lavoro.
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Le aspettative su di lei sono molto elevate.
Userò tutta la mia esperienza professionale per avere una Procura forte e indipendente. Farò del mio meglio per raggiungere gli obiettivi prefissati, ma non sarò sola. Affianco a me avrò 22 coraggiosi procuratori da 22 Paesi. Agiremo come una squadra e sono sicura lavoreremo al meglio. Dopotutto il nostro compito è dimostrare che meritiamo di essere qui.
"Ho dovuto lavorare duramente solo per dimostrare che una donna è brava tanto quanto un uomo"
Pensa che essere una donna potrà causarle problemi?
Quando cominciai a lavorare come procuratrice nel 1995, la prima cosa che sentì dai miei colleghi fu che l’ufficio di un procuratore non è un posto adatto a una donna. Così ho dovuto lavorare duramente solo per dimostrare che una donna è brava tanto quanto un uomo. Questo episodio risale però a 25 anni fa. Oggi ci sono moltissime donne in magistratura e alcune di loro sono procuratori capo o presidenti di corti di giustizia. Quindi no, non penso che essere una donna sarà un problema per me o per le mie colleghe.
Lei ha detto di avere molte conoscenze ma pochi amici. Questo non la fa sentire sola?
Quando cominci a lavorare come procuratore, diventi un personaggio pubblico, che tu lo voglia o meno. Con tutti i rischi che ciò comporta. Non mi sento sola grazie ai miei colleghi, ma anche grazie ai cittadini che spesso in passato hanno sostenuto il nostro lavoro. Per me l’orgoglio di essere un procuratore e di fare qualcosa per la società è più importante di qualche limite nella mia vita privata. Ciò che per me è sempre stato importante è sapere di star davvero facendo qualcosa di importante per i cittadini e per il mio Paese. Ciò che mi importa ora è fare qualcosa di significativo per i cittadini europei e per l’Europa, non solo per me.
Da lavialibera n°4 luglio/agosto 2020
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