Candele per Kuciak e Kusnirova (Foto Peter Tkac - Flickr)
Candele per Kuciak e Kusnirova (Foto Peter Tkac - Flickr)

Jan Kuciak, 23 anni al killer. Presto a processo il mandante

Lunedì il tribunale di Pezinok, vicino Budapest, ha condannato l'esecutore materiale dell'omicidio del giovane giornalista e della sua compagna. Da allora in Slovacchia il potere sta cambiando

Redazione <br> lavialibera

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7 aprile 2020

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L’esecutore materiale ha ricevuto la sua condanna. Ventitré anni di carcere per l’omicidio del giornalista 27enne Jan Kuciak e della sua compagna Martina Kusnirova. Per la sentenza sul presunto mandante, l’imprenditore Marian Kocner, e gli altri complici bisognerà invece attendere. Ieri, lunedì 6 aprile, il Tribunale di Pezinok, a venti chilometri a Nord dalla capitale Bratislava (Slovacchia), ha ritenuto colpevole di omicidio l’ex soldato Miroslav Marcek, 37enne che ha ammesso di aver ucciso il giovane cronista d’inchiesta e la ragazza il 21 febbraio 2018. Il 30 dicembre scorso l'uomo che secondo le ricostruzioni ha fatto da tramite tra l’imprenditore e il killer, Zoltan Andrusko, è già stato condannato a 15 anni di carcere. Andrusko aveva trasmesso l’incarico di uccidere il giornalista all’ex soldato e a un ex poliziotto, Tomas Szabo, individuati come autori materiali del delitto. Il superteste era stato contattato da Alena Zsuzsova, interprete dell'imprenditore e mediatrice per il suo conto. Il milionario, sulle cui fortune aveva indagato Kuciak, avrebbe pagato 20mila euro all’ex soldato e altri 20mila euro al poliziotto, ma si dichiara innocente. Il processo contro Kocner, l'interprete Zsuzsova e l'ex poliziotto Szabo comincerà nelle prossime settimane. 

Le indagini di Kuciak

Bratislava, la gente protesta dopo l'omicidio Kuciak (Peter Tkac/Flickr)
Bratislava, la gente protesta dopo l'omicidio Kuciak (Peter Tkac/Flickr)

Kuciak, 27 anni, lavorava come giornalista d’inchiesta per Aktuality.sv. Era specializzato in data-journalism e sapeva utilizzare bene le banche dati. Aveva esplorato a fondo gli affari illeciti di Kocner, le sue evasioni fiscali e i suoi contatti pericolosi, ma non solo. Negli ultimi tempi, prima della morte, insieme alle organizzazioni Occrp e l'italiana Irpi (qui il loro speciale su Jan Kuciak) stava concentrando la sua attenzione sui legami tra alcuni calabresi in Slovacchia e la politica: uno di loro, Antonino Vadalà, indagato in Italia per traffico internazionale di droga (e condannato il 10 ottobre scorso), aveva rapporti economici con Maria Troskova, assistente dell’allora premier slovacco Robert Fico.

Kocner, 57 anni, ha cominciato la sua scalata economica negli anni Novanta quando, dopo la caduta del muro di Berlino, il mondo comunista si è aperto agli investimenti privati fornendo ad alcuni imprenditori ben ammanicati l'occasione di controllare alcuni settori strategici. Ne sono derivati una serie di oligopoli. L'imprenditore si è prima fatto spazio nel settore televisivo, passando poi agli investimenti e al settore immobiliare. Il giovane Kuciak aveva cercato di far luce su alcune sue operazioni imprenditoriali. L'oligarca in passato aveva minacciato telefonicamente il cronista, che aveva denunciato tutto senza mai ottenere giustizia: ne aveva scritto su Facebook mesi prima di morire (The Guardian).

Kuciak e Kusnirova sono stati uccisi il 21 febbraio 2018 a Velka Maca. “Ho suonato il campanello. Ján Kuciak è venuto subito ad aprirmi la porta. Io avevo la mia pistola in pugno, ho puntato al cuore e gli ho sparato un colpo a bruciapelo - ha confessato Marcek il 13 gennaio scorso in tribunale -. Mi sarei fermato a quel punto, ma purtroppo mi sono accorto che in casa era presente anche un'altra persona. Ho udito rumori, i suoi passi. Allora sono entrato, l'ho trovata. Cercava di nascondersi fuggendo in cucina, ho sparato anche a lei”.

Nella vicina Ungheria il presidente Orbán ha ottenuto pieni poteri approfittando dell'emergenza sanitaria provocata dal coronavirus

La Slovacchia cambia

Zuzana Caputova (Wikipedia)
Zuzana Caputova (Wikipedia)

L’omicidio di Kuciak e della sua compagna hanno contribuito a innescare un cambiamento politico in Slovacchia. Dopo il fatto di sangue, molte persone si sono riversate nelle strade per manifestare. L'allora presidente della Repubblica, Andrej Kiska, ha accusato il governo di aver sottovalutato i rapporti dei servizi segreti sulle infiltrazioni della mafia italiana. In seguito il premier Robert Fico e molte persone del suo entourage si sono dimessi. L’anno successivo alla guida della repubblica è stata eletta Zuzana Caputova, 46 anni, avvocato e a lungo militante anticorruzione. Alle elezioni legislative di fine febbraio il partito socialdemocratico dell'ex premier Fico, Smer, al potere per quasi 15 anni, è stato battuto e alla guida del governo è andato un partito della destra populista e anticorruzione, “Gente ordinaria”, guidato dal nuovo premier Igor Matovic: “La gente vuole che ripuliamo la Slovacchia - ha detto dopo la vittoria -. Vuole che la rendiamo un Paese giusto in cui le leggi si applicano a tutti”. “Non trattiamo con la mafia”, ha risposto ai giornalisti bocciando le ipotesi di un governo di riconciliazione.

L’omicidio di Kuciak ha dato la stura anche ad alcune indagini su una miriade di casi di corruzione. Il 13 marzo scorso, ad esempio, la polizia ha arrestato tredici giudici e altre quattro persone coinvolte nei procedimenti giudiziari di Kocner. Sono accusati di corruzione, ostruzione alla giustizia e interferenze con l'indipendenza dei tribunali. Le indagini sono partite dai messaggi trovati nel telefonino dell’imprenditore che - condannato a febbraio a 19 anni di reclusione per reati economici - adesso dovrà difendersi anche dall’accusa di aver corrotto i magistrati.

L'Unione europea ha dato vita a una procura che deve battersi contro corruzione, riciclaggio e frodi, ma non ha abbastanza personale e mezzi. 

Le infiltrazioni della ‘ndrangheta

L'omicidio di Kuciak ha reso più evidente la presenza della criminalità organizzata calabrese in Europa orientale. “Il territorio della Repubblica Slovacca, alla stregua di altre nazioni dell’Est Europa, appare esposto alle mire espansionistiche della ‘ndrangheta”, si legge nelle ultime relazioni semestrali della Direzione investigativa antimafia, quella del secondo semestre 2018 e quella del primo semestre 2019. La ‘ndrangheta “ha sfruttato abilmente le occasioni di crescita economica successive alla caduta del regime comunista”, sottolineano gli investigatori che ricordano come le indagini seguite all'omicidio "hanno consentito di far emergere gli interessi delle cosche verso i fondi europei per l’agricoltura, assegnati in quello Stato”. A confermare questo aspetto c’è l’operazione “Piccotteria 2”, un’inchiesta della Guardia di finanza e della Direzione distrettuale antimafia di Venezia che ha portato agli arresti di 16 persone collegate alle cosche di Africo (Rc) e di Bova Marina (Rc) e sospettate di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina dal sud America e al riciclaggio di capitali illeciti. Tra gli arrestati c’era anche Vadalà, in affari con la collaboratrice dell'ex premier Fico. Non solo: “Il territorio slovacco è utilizzato dai gruppi criminali anche per la commissione di reati economico-finanziari, come testimoniato dall’operazione ‘Scarica barile’ che il 15 maggio 2019 ha portato all’arresto tra Italia, Slovacchia, Croazia e Slovenia (in collaborazione con le Polizie estere) di 12 soggetti per reati tributari e riciclaggio”, aggiunge la Dia.

La 'ndrangheta è arrivata anche in Valle d'Aosta intrecciando rapporti stretti con la politica e gli imprenditori. Una storia nata quasi venti anni fa

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