Da sinistra, l'agente Bob Lemmens (interpretato da Tom Waes) e il narcotrafficante Ferry Bouwman (l'attore Frank Lammers), protagonisti della serie tv Undercover (Netflix)
Da sinistra, l'agente Bob Lemmens (interpretato da Tom Waes) e il narcotrafficante Ferry Bouwman (l'attore Frank Lammers), protagonisti della serie tv Undercover (Netflix)

"Nel Limburgo la mafia non è una fiction"

Un infiltrato ha documentato i traffici degli uomini delle 'ndrine in Belgio, dove poche persone credono alla presenza attiva della criminalità italiana

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

12 settembre 2023

Una birra insieme dopo un lavoro, la vigilia di Natale del 2020 e poi ancora il veglione di capodanno in compagnia, infine anche l’invito a passare l’estate in Calabria. Nel giro di qualche anno, l’agente della polizia federale del Belgio è riuscito a infiltrarsi in un gruppo criminale di calabresi che abitano a Genk, nel Limburgo, al confine con i Paesi Bassi e a quasi cento chilometri dalla Germania. Qui è anche ambientata Undercover, serie tv di Netflix e della tv fiamminga Vrt, storia di un poliziotto infiltrato in una gang di trafficanti. Quella che raccontiamo è invece la storia vera dietro l’operazione Eureka: "C’è voluto un anno per diventare amici – ha spiegato un funzionario della polizia belga nella conferenza stampa del 3 maggio scorso –. Dopo tre anni di amicizia, siamo stati invitati a passare le festività a San Luca".

L’agente sotto copertura era molto credibile agli occhi di Francesco Strangio, 57enne di Melito di Porto Salvo (Rc) e dei suoi compari, finiti in carcere per traffico internazionale di cocaina  (quasi quattro tonnellate importate tra il maggio 2020 e il gennaio 2022, secondo gli investigatori). "È sempre meglio lavorare con persone di fiducia", diceva a Strangio un complice parlando di quell’uomo che in realtà era uno sbirro. A loro sembrava uno con cui fare affari (trafficare coca, comprare armi), capace di risolvere problemi: trasportare contanti, trovare una patente falsa (realizzata dai colleghi della polizia) e qualcuno (un altro infiltrato come lui) in grado di installare sulle auto dei doppifondi ad apertura meccanica in cui nascondere droga e denaro per i viaggi lungo le dorsali europee dei traffici illeciti. Come una serie tv, anche meglio di una serie tv.

Una sorpresa per molti, ma non per tutti

"Quando nel 2017 ho parlato pubblicamente della presenza della mafia italiana nel Limburgo, ai livelli più alti della politica non c’era consapevolezza. Era stata una sorpresa"Guido Vermeiren - Procuratore del Re nel Limburgo

"La mafia nel Limburgo non è una fiction", ha detto Guido Vermeiren, procuratore del Re, il giorno degli arresti. Da alcuni anni il magistrato si occupa della criminalità organizzata nella regione, tema che affronta in un’intervista concessa a lavialibera, nella quale non parla della recente inchiesta, ancora coperta da segreto: "Quando nel 2017 ho parlato pubblicamente della presenza della mafia italiana nel Limburgo, ai livelli più alti della politica non c’era consapevolezza. Era stata una sorpresa", ricorda.

C’erano già stati alcuni casi. Nel 2006 un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e della Guardia di finanza ha portato all’arresto, tra Belgio e Olanda, di sei ’ndranghetisti, tra cui nomi che torneranno in futuro, come Strangio e Antonio Calogero Costadura. Nel 2007, la polizia belga si era messa sulle tracce di un uomo che – stando ad alcune intercettazioni – doveva scontare più di 20 anni di prigione in Italia, ma lavorava in una piccola pizzeria in Belgio. Era Sebastiano Signati, broker della coca originario di San Luca, inserito tra i 100 latitanti italiani più ricercati. Il giorno in cui la Politie ha perquisito casa sua, l’uomo già in fuga dalle autorità italiane ha fatto perdere le tracce, ancora. È stato arrestato il 26 novembre 2015 in un’indagine della Dda di Bologna in collaborazione coi belgi: era ricoverato sotto falso nome in una clinica a sud di Bruxelles.

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