La nostra maturità

L'esame di Stato durante l'emergenza sanitaria non è stato, certo, come per anni l'avevamo immaginato. Ma poter tornare in aula per l'orale ci ha restituito la sensazione di aver concluso davvero

Daniele Matassoni

Daniele MatassoniEx studente liceo Antonio Rosmini Rovereto

4 luglio 2020

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L'organizzazione della maturità 2020, durante la pandemia da coronavirus, è stata una delle più controverse misure attuate dal governo. Ufficializzata poco prima dell’inizio dei colloqui, ha contribuito ad aumentare i dubbi e il disagio per una prova che comunque rimane un grande ostacolo da superare per tutti coloro che concludono la scuola superiore. Questo esame è prima di tutto il frutto di un periodo passato in casa a sostenere lezioni online, lontani da quell’edificio che ci ha ospitati per cinque anni. Le emozioni che ci si aspettava di vivere sono state, beh, diverse da ciò che affettivamente abbiamo provato, perché sentire il suono della campanella, accompagnato da un urlo di gioia e l’uscita trionfale da scuola non può essere paragonato alla semplice chiusura di una videolezione con successiva chiamata a tavola della mamma.

Per noi studenti di quinta, dopo questa triste conclusione è arrivato anche il momento maturità, un esame che abbiamo atteso per anni, al quale ci è stato consigliato di avere una certa preparazione, per poi dover vivere qualcosa di completamente diverso. La nostra maturità ha riassunto le tre classiche prove scritte in un unico orale da un’ora; il tanto discusso elaborato – un compito da dover svolgere a casa e inviare prima del colloquio – ha tolto importanza e spessore alle materie di indirizzo perché ha ridotto drasticamente il tempo dedicato ad esse e lasciato un senso di incompiutezza: la prima parte avrebbe dovuto rappresentare il cavallo di battaglia dell’esame di Stato e ridurlo a un semplice compito a casa non ha reso la sfida interessante come è sempre stata. La seconda parte, invece, quella dell’analisi di un testo svolto in classe è parsa più equa, poiché ha valorizzato la letteratura italiana, una scelta azzeccata e molto apprezzata.

Superate queste due prove, siamo passati alla parte dei collegamenti interdisciplinari, dove abbiamo ricevuto un’immagine/frase/tema da cui partire per intavolare un discorso con l'obiettivo di toccare le materie mancanti e mostrare alla commissione le nostre capacità oratorie e di ragionamento, insieme alla verifica delle competenze e dello studio. Finalmente, questa modalità ci ha permesso di dimostrare effettivamente chi siamo e ciò che abbiamo imparato, permettendoci per una volta di essere noi a scegliere cosa dire e come, senza il filtro dei docenti. L’unica pecca è stata l’assegnazione del tema, poiché questa non può essere oggettiva e di certo c’è stato chi ne ha giovato e chi no, ma nel complesso, avendo avuto una commissione totalmente interna, gli insegnanti hanno cercato di adeguarsi in base al livello dello studente.

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Infine Costituzione e l’esposizione di scuola lavoro, parti che non richiedevano certamente una preparazione al pari delle altre: l'impressione di avercela fatta si iniziava già ad avere dopo la terza parte. La sensazione di aver concluso davvero è stata, però, questa volta autentica e impagabile. Il poter svolgere l’esame in presenza e rivedere così compagni e professori ci ha permesso di vivere al meglio questo nostro momento magico, che nonostante tutto ci ha fatto provare emozioni fortissime, ci ha fatto lavorare molto ed è stato il coronamento di un percorso chiuso con un degno esame di Stato.

Sì, perché nonostante le critiche e i cambiamenti, posso affermare che ognuno ha lavorato e nulla ci è stato regalato. Sicuramente ci sono state delle agevolazioni, ma ciò non ha reso la nostra maturità meno difficile e soddisfacente delle altre. Anzi, dopo il periodo del lockdown e la didattica online, non è stato facile riprendere con lo studio. Se abbiamo acquisito conoscenze anche tramite uno schermo, ciò è stato possibile solo grazie allo sforzo di alunni e insegnanti. Questa maturità è stata unica e, nonostante tutto, degna di essere l’atto conclusivo di un percorso importante per le nostre vite, che adesso ci porterà a essere ancora più protagonisti nella nostra società.

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