1 maggio 2024
Dopo la trilogia con protagonista Pietro Malavoglia – un magistrato dalle qualità umane e professionali uniche, a volte irrituale, ma sempre calato nelle storie delle persone che incontra – Ennio Tomaselli, in magistratura dal 1978 al 2014 svolgendo varie funzioni soprattutto minorili, ci consegna un’altra opera letteraria a sfondo giudiziario. In Uno come tanti (Manni, 2024), il protagonista stavolta è un aspirante magistrato, Fabrizio Martini, almeno fino a quando un evento tragico e inaspettato lo priverà della certezza di quel cognome. Alla vigilia del temuto e tanto atteso concorso (500 posti per 18mila domande) Fabrizio viene a conoscenza dell’esistenza di un padre biologico diverso da quello che aveva sempre considerato tale. Un padre a sua volta magistrato, letteralmente scomparso e protagonista di una vecchia storia, apparentemente dimenticata, chiusa con una sentenza di morte presunta.
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Ha inizio così una vorticosa serie di eventi, un’indagine che vale come apprendistato di quella ricerca di verità che anima questo giovane uomo alle prese con una nuova costruzione di sé e del proprio futuro. Una ricerca che è anche riparazione per quei sospetti che aleggiano intorno alla figura del padre, l’incubo di possibili collusioni con il terrorismo e la criminalità organizzata, sullo sfondo della recente storia d’Italia. Ad accompagnarlo e incoraggiarlo in questa impresa sono in molti: da Rosaria, siciliana in trasferta a Torino per tentare come lui il concorso, a Frank, cugino acquisito originario del Ruanda, al poliziotto Gregorio Nisticò e Martina Celestini, a sua volta figlia di un servitore dello Stato vittima di un omicidio di incerta matrice.
A che cosa può aspirare un ragazzo come lui? Com’è un giudice giovane? Uno come tanti, uno innamorato della giustizia, ma quale giustizia? Sono queste le domande in cui si dibatte il protagonista, mentre tocca con mano, in un viaggio tra passato e presente, e negli incontri con i testimoni, giudici e avvocati di un tempo, la distanza tra una generazione dal futuro incerto e una "prossima all’estinzione a cui rimane però il potere di testimoniare, tacere, rivelare e in alcuni casi deviare". Il tutto tra Torino, Catanzaro e dintorni, in quei luoghi appartati e lontani dal clamore su cui incombe la presenza di un mare a volte amico e a volte nemico, metafora di "quell’apparato gigantesco, quello delle istituzioni in cui forze dell’ordine e magistratura si incontravano, confluivano e persino si confondevano".
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Molti sono i riferimenti letterari presenti – fra tutti Una questione privata di Beppe Fenoglio – a sigillo di una storia avvincente e caratterizzata dall’intreccio inestricabile tra dimensione intima e tensione civile, in cui il turbamento individuale sembra prevalere sulle vicende politiche che non smettono, per questo, di perdere valore ed essere centrali nel definire il nostro comune destino.
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