Credits: Flicrk, Nicolas Mirguet
Credits: Flicrk, Nicolas Mirguet

Bufale contaminate

Dopo una serie di ricorsi, nella Terra dei fuochi della provincia di Latina è ripresa la coltivazione di mais destinato alle aziende zootecniche, molte delle quali producono le mozzarelle di bufala, prodotto preziosissimo della zona

Graziella Di Mambro

Graziella Di MambroGiornalista

13 luglio 2020

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Nel punto in cui un anno fa la terra aveva cominciato a fumare non si vede più nulla, a parte ettari di granturco alto ormai quasi un metro. Tra poche settimane sarà pronto per diventare mais per le bufale dell'agro pontino e nessuno saprà che è stato coltivato su terreni contaminati e mai bonificati. Smoking Fields si chiamava l'indagine della polizia stradale e della Direzione distrettuale antimafia di Roma che a giugno del 2019 ha portato al sequestro di decine di appezzamenti di terreno coltivato su letti di rifiuti speciali spacciati per ammendante (un fertilizzante usato per migliorare le caratteristiche fisiche del suolo, ndr). Decine di imprenditori agricoli avevano accettato il materiale proveniente dalle società di Vittorio e Alessio Ugolini, padre e figlio, definiti in atti giudiziari come "i veri responsabili" della Sep, lo stabilimento che doveva produrre appunto ammendante e che trattava in quel momento imponenti quantitativi di rifiuto catalogato come organico. In realtà conteneva molto altro, plastiche per esempio, che sarebbero dovute essere selezionate ed eliminate. Invece sono finite nel terreno.

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La mancata bonifica

Compost sversato in uno dei terreni coinvolti nell'inchiesta Smoking Fields. Credits: Comitato Mazzocchio
Compost sversato in uno dei terreni coinvolti nell'inchiesta Smoking Fields. Credits: Comitato Mazzocchio

I campi sono stati sequestrati un anno fa. ma in seguito ad una serie di ricorsi i sigilli sono stati tolti ed è ripresa la coltivazione del mais destinato alle aziende zootecniche, molte delle quali producono l'oro bianco della provincia di Latina, la mozzarella di bufala certificata dal Consorzio della Campania. Il comitato civico della zona che si snoda attorno alla Sep e che porta lo stesso nome (Mazzocchio) che il regime fascista diede all'idrovora che contribuì a bonificare quel tratto di palude, da un decennio stila comunicati che ormai molti leggono distrattamente se non malvolentieri. L'ultimo è di questi giorni e prega tutti gli organi di controllo di andare a verificare se i terreni sequestrati e oggi coltivati a mais sono stati perlomeno bonificati. Domanda pleonastica: la bonifica non risulta né al Comune di riferimento, ossia Pontinia, né alla Provincia di Latina né ad Arpa Lazio.

Ieri fascisti, oggi sfruttatori di braccianti

E nessuno se ne scandalizza in un quadrilatero geografico tuttora famoso più per il suo passato fascista che per il suo presente di cuore verde dell'Italia, dove l'agricoltura, però, ha costi altissimi in termini umani ed ambientali. E' Pontinia più che Sabaudia la città a maggiore concentrazione di indiani, tutti braccianti, oltre quattromila sui diecimila abitanti totali. Pontinia, in fondo, non esiste: sta tra una Migliara e l'altra. Migliara, con tanto di numero progressivo, è il nome che i fascisti diedero alle terre redente e tutti prima apprezzarono poi dimenticarono, oggi è quasi un vanto. Da Pontinia ogni anno partono almeno due pullman di nostalgici della destra dura e pura e si dirigono a Predappio, sulla tomba del duce, tutti di nero vestiti con bandiere tricolore. Quando tornano sono di nuovo agricoltori e allevatori con dipendenti indiani pagati tre euro l'ora. Il sabato qui si va al teatro, uno dei pochi funzionanti in tutta la provincia, e la domenica a messa e due pomeriggi alla settimana il campo comunale ospita gli allenamenti della migliore squadra di cricket del Lazio, con tutti atleti indiani giovanissimi, la seconda generazione dei braccianti. L'allenatore è italianissimo e lotta ogni giorno per tenere alta l'immagine di uno dei migliori e più sconosciuti esempi di integrazione del Lazio. E intanto, attorno, si respira un'aria nauseabonda lì, vicino alla Sep, il "mostro" più volte sequestrato, bloccato, poi ripristinato.

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Le mani della camorra sulla Terra dei fuochi pontina

Il perno attorno al quale ruota l'inchiesta Smoking Fields, una storiaccia che rende Pontinia e i suoi dintorni tanto simili alla Terra dei fuochi, solo meno famosa perché da queste parti i terreni  hanno emanato fumo "solo" per alcuni mesi, poi è arrivata la Dda a sequestrarli e presto si è cercato di dimenticare, superare, cancellare il volto peggiore della pianura pontina, quello che ha svelato un sistema di interramento di rifiuti speciali che, per legge, dovevano essere trattati altrove e in impianti appositi ma che per profitto e per far presto sono stati, invece, interrati. La polizia stradale ha sequito i camion e filmato tutto mentre veniva scaricato e ricoperto il finto abbendante. Immagini forti pure per stomaci addestrati. Anche per questo l'agricoltura qui è uno degli investimenti migliori. Lo hanno capito un po' tutti e per primi membri eccellenti della criminalità organizzata, l'ultimo, solo in ordine di apparizione, è Michele Senese (boss camorrista, dal 2013 al 41 bis, ndr). Nel patrimonio che gli è stato sequestrato pochi giorni fa figura anche un caseificio a Pontinia, uno dei tantissimi che sorgono lungo le Migliare, passato anch'esso inosservato e, in fondo, era solo un'altra traccia della presenza discreta ma fortissima della camorra in provincia di Latina. Prima delle aziende casearie i clan hanno acquistato terreni agricoli, in parte utilizzati proprio per seppellire rifiuti in una terra di mezzo dove è facile occultare ogni cosa, fin quando non spuntano prove, all'improvviso, come il fumo che due anni fa cominciò ad alzarsi dai terreni dell'ex palude.

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