7 giugno 2024
Ecco un esempio di come, a volte, controllato e controllore finiscono sorprendentemente per coincidere. Un imprenditore, rappresentante di una famiglia con molti interessi nelle opere pubbliche è nominato consigliere nell’organismo che controlla contratti e appalti della Regione Piemonte e delle sue partecipate. Di più, perché la famiglia dell’imprenditore in questione è anche generosa finanziatrice di candidati e partiti di diverso colore. Nessun conflitto di interessi sollevato.
È il caso di Roberto Fantini, 55 anni, imprenditore di Torino indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta Echidna per i suoi rapporti economici con un presunto boss della ‘ndrangheta. Com’è emerso dopo l’operazione dell’aprile scorso, nel 2022 è stato il candidato sostenuto dal Partito democratico per il ruolo di consigliere dell’Organismo regionale per il controllo collaborativo (Orecol), che si occupa del contrasto alle illegalità negli atti della Regione e delle sue società partecipate. Fantini risulta vicino non soltanto alla famiglia Pasqua, ritenuta dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino ai vertici della locale di ‘ndrangheta di Brandizzo, ma anche alla famiglia di due politici, i Gallo: Salvatore e Raffaele, capogruppo Pd in consiglio regionale fino al 7 aprile 2024. Nella sua campagna elettorale del 2019 il giovane politico dem aveva ricevuto un contributo elettorale da una delle società del gruppo della famiglia Fantini, che ha erogato anche al presidente Alberto Cirio e Fratelli d’Italia dei finanziamenti. Finanziamenti che, se fossero davvero trasparenti, consentirebbero di scoprire e denunciare i conflitti di interessi prima dei procedimenti penali.
Nel 2019 alcune aziende legate alla Cogefa, la grande società della famiglia Fantini, attiva nel settore delle costruzioni, ha erogato contributi elettorali a destra e a sinistra. Ad esempio la Taurus srl, guidata da Filippo Fantini (figlio di Massimo e nipote di Roberto), ha stanziato 5mila euro per la campagna elettorale di Alberto Cirio, il candidato di Forza Italia poi eletto presidente del Piemonte. Sempre la Taurus – emerge dai rendiconti disponibili invece sul sito del parlamento – il 7 maggio 2019 ha bonificato 2.500 euro a Fratelli d'Italia. Infine un’altra società, la Lmf Advisor, che appartiene alla Lema Consulting Ltf di Massimo Fantini e fa sempre parte del gruppo Cogefa, ha erogato 5mila euro a Raffaele Gallo, poi diventato capogruppo Pd in consiglio regionale.
Lavialibera ha ottenuto questi dati dalla consultazione dei rendiconti, regolarmente depositati alla Corte d’appello. Alla sezione “Anagrafe degli eletti” sul sito della Regione Piemonte, invece, questi dati non sono disponibili. Nonostante lunghe ricerche e richieste di accesso civico generalizzato agli atti, non siamo stati in grado di controllare i finanziamenti destinati alle liste elettorali.
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I carabinieri del Ros sono arrivati a Salvatore Gallo indagando su Roberto Fantini nel corso dell’indagine Echidna. Gallo, politico prima socialista e poi del Pd, fino al 2015 ha avuto cariche di vertice nella Società italiana per il traforo autostradale del Frejus (Sitaf), che gestisce l’autostrada Torino-Bardonecchia, e nella controllata Sitalfa, di cui Fantini era amministratore e con la quale dava lavori alla ditta di Giuseppe Pasqua, indagato con l’accusa di essere il boss della ‘ndrangheta a Brandizzo (Torino). Gallo senior – 85 anni – è indagato di estorsione, peculato e corruzione elettorale.
Dall’ordinanza dell’operazione Echidna emerge un certo impegno di Raffaele Gallo e di suo padre Salvatore nelle nomine di persone a loro vicine in alcune società pubbliche. Tra queste, c’è anche l’interesse nei ruoli di Fantini in Sitalfa, società controllata da Sitaf, in cui Salvatore Gallo ha avuto per molto tempo un ruolo apicale, e poi nella Società dell’Interporto di Torino (Sito), di cui la società finanziaria della Regione, Finpiemonte, è azionista. Di questa nomina, avvenuta nel 2020, “Gallo Salvatore e Fantini Massimo si attribuivano la paternità”, si legge nell’ordinanza. Tuttavia nel giugno 2021 Roberto Fantini si dimette, sia per ragioni di salute, sia per assumere l’incarico in una società del gruppo Cogefa, la Cogepi, che avrebbe potuto far sorgere dei conflitti di interesse.
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Il 21 luglio 2022 al Consiglio regionale del Piemonte si riunisce la commissione consultiva per le nomine, che esprime pareri su chi è più adeguato a ricoprire un incarico. Devono scegliere tra persone di “notoria indipendenza, di elevata e accertata professionalità, con riconosciuto esperienze nel settore pubblico o privato” e una serie di competenze. Il consiglio e la giunta regionale devono svolgere “una rigorosa valutazione delle candidature”.
Quella mattina, oltre ai componenti e ai sostituti di quelli assenti, ci sono due consiglieri esterni che chiedono di partecipare. Uno è proprio il capogruppo Pd Gallo. Dal verbale della seduta, ottenuto da lavialibera, emerge che è lui in prima persona a interloquire con il presidente della commissione, il leghista Stefano Allasia: dà la sua opinione sulla definizione di “notoria indipendenza” e “suggerisce di riflettere sull’opportunità o meno di definire meglio il tempo cronologico di ‘raffreddamento’”; spiega “che il concetto di ‘carica pubblica’ (uno dei limiti per le nomine, ndr) è assolutamente indeterminato”. Insomma, contribuisce ad affinare alcuni criteri di selezione. Alla fine, sulla “notoria indipendenza”, la commissione si accorda: saranno esclusi “coloro che rivestono incarichi pubblici elettivi, cariche pubbliche o cariche in partiti politici o organizzazioni sindacali o che hanno avuto tali incarichi o cariche negli ultimi tre anni” e anche “coloro che hanno rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con partiti politici o organizzazioni sindacali o che hanno avuto tali rapporti nei tre anni precedenti alla nomina”. I finanziamenti ai partiti non sono considerati quale criterio per la “notoria indipendenza”.
Gallo partecipa anche alla riunione successiva, il 17 novembre. Ai consiglieri viene dato un documento di lavoro – ottenuto da lavialibera – coi profili dei candidati e le valutazioni. Si legge che il 21 luglio alcuni, con curriculum pregevoli, sono stati ritenuti inidonei. Ad esempio, il generale dei carabinieri Mariano Mossa è risultato “inconferibile” perché ha terminato il suo incarico nei tre anni precedenti. L’alto ufficiale ritira così la sua candidatura. Altri, invece, sono scartati per i ruoli in società, aziende sanitarie o fondazioni legate alla Regione.
Su Fantini vengono annotati alcuni aspetti: presidente di una società che svolge attività di costruzione e manutenzione di strade e autostrade (la Cogepi, ndr); dal luglio 2020 al 2021 consigliere dell’Interporto di Torino, ruoli in altre società private e amministratore di una “società in controllo pubblico che gestisce i processi di acquisto di beni, lavori e servizi in applicazione del Codice appalti”. Inizialmente la commissione consiglia di “valutare il requisito di professionalità (...) in quanto questo pare emergere solo dalla carica di amministratore delegato di società in controllo pubblico che si occupa di appalti pubblici”, ma – appena una riga sotto – si legge che “nella seduta del 21 luglio”, a cui ha partecipato Gallo, “la Commissione, facendo una prima valutazione, ha ritenuto integrato il requisito della professionalità”.
Il 22 novembre il consiglio regionale sceglie tre membri tra i 17 idonei. Fantini viene proposto per il ruolo di presidente, ma prende soltanto sette voti contro i 21 dell’ex magistrato Arturo Soprano. Ottiene però 11 voti come consigliere e ce la fa. Per questo incarico, gli spetteranno compensi mensili da 2.157,93 euro lordi.
Dopo l’operazione Echidna, il 7 aprile Raffaele Gallo ha lasciato l’incarico di capogruppo e ha interrotto la campagna elettorale, mentre Fantini ha lasciato il ruolo nell’Orecol “con una lunga lettera di scuse”, scrive il quotidiano Torino Cronaca.
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“Trasparenza assoluta sulla campagna elettorale perché me la finanzio da solo”, ha annunciato – durante un confronto tra i candidati alle elezioni regionali organizzato da Libera Piemonte il 28 maggio scorso – il presidente Alberto Cirio, che nel 2019 aveva ricevuto invece quasi 60mila euro da cittadini e aziende. La principale rivale, la candidata Pd Gianna Pentenero, ha promesso maggiore trasparenza.
Dopo Echidna, il partito ha sottoposto ai candidati e a quelli delle liste alleate un codice di autoregolamentazione: “Oltre a rispettare scrupolosamente la normativa in materia di trasparenza e rendicontazione elettorale il candidato si impegna a rendere pubblico il bilancio preventivo e consuntivo della campagna elettorale evidenziando tutte le fonti di finanziamento sia diretto sia indiretto derivanti da privati o tramite associazioni, fondazioni, centri studi”. Alla lista mancano le aziende. C’è poi un altro grimaldello. Tutto questo deve essere fatto “nel rispetto della vigente normativa sulla privacy”, con cui spesso – come dimostra questo caso – si aggira l’interesse collettivo.
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