Emma Bonino (Foto Università  Bicocca)
Emma Bonino (Foto Università  Bicocca)

Bonino: "Stati Ue voltano le spalle ai migranti"

Emma Bonino, ex ministra degli Esteri e oggi senatrice di +Europa, crede che il caos degli ultimi anni sia dovuto all'incapacità di puntare su un progetto politico pienamente europeo

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoGiornalista

22 settembre 2020

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Domani sarà presentato il nuovo piano sull'immigrazione dell'Unione europea. Il regolamento di Dublino, che lascia la gestione dei migranti in capo al Paese di primo ingresso, sarà sostituito da un nuovo sistema di governance dei flussi. Non sono ancora circolate le bozze del documento, ma stando alle dichiarazioni fatte dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, si prevede "un meccanismo di forte solidarietà tra partner in quanto salvare vite umane non è un optional e gli Stati più esposti ai flussi devono poter contare sugli altri". Sarà la svolta che da anni stiamo aspettando?

La responsabilità del passo indietro fatto fino ad ora dall’Europa sui migranti va individuata nell’egoismo degli Stati-nazione. Lo crede Emma Bonino, leader radicale, ex ministra degli Esteri e Commissaria europea, oggi senatrice di +Europa. "La politica migratoria rimane di competenza esclusiva degli Stati membri, non c’è una politica europea – precisa – . Ma grazie alle direttive su accoglienza e asilo è stato possibile, fino al 2015, stabilire degli standard di accoglienza uguali per tutti e delle procedure comuni rispettose della Convenzione europea dei diritti umani e della convenzione di Ginevra (sui rifugiati, ndr). Dopo un primo momento di apertura, però, sono stati fatti dei passi indietro".

Cioè?
L’Europa si è mostrata incapace di fronteggiare l’aumento dei flussi migratori dall’Africa e l’arrivo di centinaia di migliaia di rifugiati provenienti dalla Siria, dall’Iraq e dalle altre zone di guerra. Dopo un primo momento di apertura – pensiamo a Mare nostrum e alla decisione di Angela Merkel di aprire le frontiere ai siriani – alcuni governi europei hanno preferito fare un passo indietro, mettere in discussione il principio di solidarietà tra gli Stati, smettere di salvare vite umane nel Mediterraneo e chiudere le frontiere, cercando di sfruttare la paura che l’aumento degli arrivi inevitabilmente stava provocando nelle popolazioni per creare consenso politico. Una decisione tragica e che sta dimostrando tutti i propri limiti: le immagini delle prigioni di rifugiati a cielo aperto nelle isole greche sono un simbolo di questa tragedia.

L'avanzata dell'estrema destra in Europa, seppur non si possa parlare di una conquista come si temeva, ha influito?
Senza dubbio ha avuto un peso, è stata fatta un’operazione di propaganda ben architettata a parte di alcuni gruppi politici in cerca di visibilità e di voti.

Dopo Mare nostrum nessuna operazione nel Mar Mediterraneo ha avuto come obiettivo il salvataggio dei migranti. Che ne pensa?
Abbiamo assistito allo smantellamento del sistema di salvataggio europeo nato dopo Mare nostrum fatto in modo sistematico, missione dopo missione, fino alla criminalizzazione dell’operato delle Ong e alla messa in discussione del dovere di salvare vite umane. Una pagina nera per la storia dll’Europa, che ancora è in atto. Nello stesso tempo, l’Italia prima e i governi europei dopo, hanno scelto di legittimare le forze armate di un paese, la Libia, in guerra e in mano alle milizie, pagandole per fermare le partenze e chiudendo gli occhi di fronte agli orrori dei centri di detenzione. 

Per la ricercatrice Monica Massari bisogna capire i dati e ripensare il linguaggio per andare oltre gli stereotipi sulle migrazioni e la criminalizzazione

A questo proposito l’Ong Alarm Phone accusa l’Europa di essere una collaboratrice dei trafficanti (leggi l'intervista al co-fondatore Maurice Stierl). Affermazioni eccessive?
Non credo sia troppo lontano dalla realtà usare la parole “complici” in riferimento a quanto fatto dai governi europei con i libici.

Prove sempre più evidenti mostrano che Malta o sta dirottando i migranti verso l’Italia o li sta respingendo in Libia, nel silenzio dell’Europa. Cosa dovrebbe fare l’Unione?
Le inchieste hanno svelato un atteggiamento da parte di Malta inaccettabile e spero che si faccia chiarezza quanto prima. Parliamo di fatti gravissimi.

Lei ha detto che "il fallimento è l’Europa degli Stati nazione e intergovernativa". Come se la immagina l’Europa del domani e quali sono le politiche che andrebbero adottate in campo migratorio?
Da anni si discute di una riforma del sistema europeo d’asilo e di una nuova cornice normativa europea che regoli l’immigrazione economica. La strada giusta era quella. Non dimentichiamoci che grazie alle direttive su accoglienza e asilo è stato possibile, fino al 2015, stabilire degli standard di accoglienza uguali per tutti gli Stati membri e delle procedure comuni rispettose delle Convenzione europea dei diritti umani e della convenzione di Ginevra. Il caos degli ultimi anni e i passi indietro si devono proprio all’atteggiamento egoistico degli Stati nazione e all’incapacità di puntare su un progetto politico pienamente europeo. Non posso negare che ci troviamo di fronte a una crisi pesante di quella idea ma allo stesso tempo è evidente proprio dalle politiche migratorie fallimentari degli ultimi anni che dobbiamo continuare a lavorare per raggiungere quell’obiettivo fondamentale.

Da lavialibera n° 3 maggio/giugno 2020

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