31 ottobre 2024
A Lesbo, per molti migranti tappa del viaggio verso l’Europa, l’ong Yoga and Sport with Refugees organizza corsi di nuoto per ricostruire il rapporto con il mare di chi ha affrontato traversate traumatiche. Sono quasi trenta i partecipanti. Insieme scendono in acqua accompagnati dagli istruttori, dividendosi in gruppi per livelli, dai principianti che devono prendere confidenza con l’acqua ai nuotatori più esperti che vogliono perfezionarsi.
"Nel 2016 arrivavano ogni giorno migliaia di persone dal mare – racconta Estelle Jean, fondatrice dell’associazione – soprattutto nel nord dell’isola, dove la costa turca dista pochi chilometri. Si erano formate spontaneamente squadre di soccorso". L’idea del corso nasce dopo quella esperienza: "L’obiettivo è insegnare a nuotare, ma anche dare la possibilità a chi ha attraversato il mare e ai soccorritori di riprendere confidenza con l’acqua dopo esperienze così traumatiche".
Lesbo, prigione per i migranti
" "L’acqua può significare molte cose per le persone: è il mare che hanno attraversato per arrivare fin qui e quindi un’esperienza traumatica. Al contempo, è proprio al mare che le persone trovano momenti di socialità, divertimento e libertà"Emilie Bottini - Associazione Terra Psy
Lo scorso 29 giugno a Lesbo e in altre città del mondo si è tenuto l’evento sportivo Swim for good 2024, lanciato da Yoga and Sport with Refugees: una nuotata di 12 chilometri per richiamare l’attenzione sul pericoloso viaggio che molte persone affrontano per cercare salvezza e sicurezza. Ha partecipato anche Yusra Mardini, nuotatrice siriana rifugiata in Germania e atleta olimpica, che per la prima volta è tornata a Lesbo, dove era arrivata nel 2015 come richiedente asilo. Si è tuffata in quello stesso mare dove, grazie alla sua abilità, salvò dal naufragio se stessa e i compagni di viaggio. Anche la fondazione di Yusra Mardini, creata per promuovere lo sport tra i migranti, partecipa all’organizzazione dei corsi di nuoto.
Viaggio nell'Europa dei muri che teme le migrazioni
Emilie Bottini, coordinatrice dell’area per la salute mentale e per il supporto psicosociale dell’associazione Terra Psy al centro comunitario di Parèa, scruta gli allenamenti. "L’acqua può significare molte cose per le persone: è il mare che hanno attraversato per arrivare fin qui e quindi un’esperienza traumatica. Al contempo, è proprio al mare che le persone trovano momenti di socialità, divertimento e libertà. Nei nostri laboratori chiediamo ai partecipanti di chiudere gli occhi e immaginare di essere in acqua, cerchiamo di ristabilire un rapporto con questo elemento fondamentale".
Nei mesi estivi nel Centro chiuso ad accesso controllato (Cca) di Mavrovouni la popolazione è calata drasticamente dopo aver raggiunto a dicembre un picco di sovraffollamento con circa seimila presenze. "Se ci sono meno persone è anche perché continuano i respingimenti della Guardia costiera greca – spiega Renia Vogiatzi, coordinatrice dei volontari di Yoga and Sport –. Quest’anno l’isola è piena di turisti, soprattutto provenienti dalla Turchia. Anche per questo hanno deciso di svuotare Lesbo dai richiedenti asilo".
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